
“Toledo Suite” non è un semplice recital, ma una descrizione accurata della Napoli dei vicoli, del popolo, di quella gente che possiede come unico mezzo per essere liberi la musica, proprio come la Jennifer di Annibale Ruccello, che tiene costantemente un orecchio sull’altoparlante della radio per vagare con la mente al di là della propria triste condizione.
Enzo Moscato porta in scena le canzoni di una Napoli dei bassifondi, dove non ci sono differenze sociali ma un’unica sorte condivisa, terribile e reale. Lo fa sfruttando il canzoniere napoletano meno frequentato unendolo alla chanson francese.
Rimandando vagamente ad un concetto artaudiano, in scena c’è una voce senza materia, un corpo senza organi, un soffio vitale che entra dentro, accarezza e attizza il fuoco della passione, dell’amore. La musica è lo strumento per narrare, raccontarsi, condividere momenti, e non solo per una mera funzione edonistica, fine a se stessa.
La bellezza di questo nuovo lavoro di Moscato sta proprio nel voler sperimentare a partire dalla classica forma recital, rinnovandola attraverso l’uso di quegli elementi topici del suo teatro. Determinante è la collaborazione con Mimmo Paladino, che impreziosisce la visione con immagini sceniche essenziali e stilizzate, che ben rimarcano la poetica della suite.
Canzoni come “India song” di Marguerite Duras o classici napoletani come “Palomma” o “Cerasella” vanno ad inserirsi nelle storie di Toledo integrandole, corroborandole con nuove sfumature di colori. Moscato, da ottimo attore e interprete (sia musicale che teatrale), ha la sensibilità giusta per affrontare un repertorio vastissimo che va da Brecht a Viviani e, sul palco, la sua è una figura che riesce a fare a meno di tutto, anche degli elementi scenici.
L’artista vaga come un folletto facendosi spazio tra i musicisti, lasciando un segno o una ferita negli spettatori, rievocando spiriti antichi e moderni, portando in scena niente più che la propria stessa potente scrittura, cui abilmente conferisce forma rinnovata.
La canzone napoletana è poi il mezzo più appropriato per narrare, uno dei generi più ibridi e vicini al concetto di teatro, una sorta di drammaturgia sonora, come la definisce Pasquale Scialò, uno dei più grandi musicologi napoletani che qui firma gli arrangiamenti e la direzione musicale, in un vincente amalgama di canto scenico, recitazione e musica. E Moscato riesce a catalizzare su di sé questi tre elementi, trasmettendoli al pubblico con passione e bravura.
TOLEDO SUITE – recital tra musica e teatro
chansonnier: Enzo Moscato
immagini sceniche: Mimmo Paladino
elaborazioni e direzione musicale: Pasquale Scialò
luci: Cesare Accetta
costumi: Tata Barbalato
testi e regia: Enzo Moscato
durata: 1h e 20′
applausi del pubblico : 4′
Visto a Napoli, Sala Ridotto del Teatro Stabile di Napoli, il 17 febbraio 2011