Under my skin. La posta del cuore, nel ring di un letto

Under my skin
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Se non fosse che i due protagonisti sono dello stesso sesso, si sarebbe forse risolto tutto in un tira e molla sentimentale e appassionato ma già visto e rivisto. Tuttavia sul palco, o meglio su un enorme letto che riempie la scena, a combattere verbalmente e fisicamente ci sono due uomini: maturi, prestanti eppure con spiccate fragilità, considerate ancora e sempre “prettamente femminili”.

È proprio grazie a questo particolare che “Under my skin”, testo di Massimo Bavastro, autore nato col teatro ma poi migrato anche al cinema e alla televisione, trova il canale più giusto per proporsi: la tematica omosessuale vince.
Quel letto-alcova diviene quindi un ring in cui due amanti, Antonio Marone e Francesco Stella, combattono l’ultimo match prima del distacco finale, prima che uno dei due trovi la forza (definitiva?) per andarsene.

Il giaciglio dell’amore e del sesso, candidamente ricoperto di bianco, avrà quindi ancora un ultimo istante per ospitare gelosie, litigi, forza ed erotismo; per farsi contorno di un amore dai risvolti patetici ma, alla fine, comuni. Comuni a chiunque abbia conosciuto le pieghe di storie che non trovano l’equilibrio, di vite che decidono di incollarsi anche quando i bordi non combaciano. E dove, su tutto, regna la passione: irrazionale, forse malata, talvolta brutale, senz’altro contraddittoria.
L’ultima battaglia fra Maro e Sandro, guidata dalla regia di Daniele de Plano, è così scandita solo dal ticchettio di una sveglia e dalle note di “I’ve got you under my skin” di Frank Sinatra.

Lo spettacolo, che non s’incaglia nella ricerca forzata di sperimentazioni, ha dalla sua proprio questo presentarsi in maniera semplice e lineare. Basta un materasso a terra.
Tuttavia qui si gioca sulle emozioni e sul coinvolgimento: e proprio per questo un trasporto meno recitato e più “violento” da parte degli stessi attori, estremo come lo è sempre l’addio in un legame importante, avrebbe forse offerto quella carta in più allo spettacolo.
Vien da chiedersi, a tal proposito, quale sia il meccanismo, la malia, che differenzia il cinema e il teatro, dove il primo – con molta più facilità – arriva là dove (a parità di bravure) il teatro spesso non riesce con la stessa intensità: emozionare.

UNDER MY SKIN
di Massimo Bavastro
regia: Daniele de Plano
con: Antonio Merone e Francesco Stella
produzione: compagnia I Fratellini
durata: 55’
applausi del pubblico: 1’ 30’’

Visto a Torino, Cine Teatro Baretti, il 17 aprile 2009

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