Nel panorama del teatro ragazzi italiano mancava una manifestazione che si occupasse pienamente del rapporto tra danza e infanzia. Ha pensato a colmare questo vuoto Y Generation, festival ideato da Giovanna Palmieri e organizzato dal Centro S. Chiara che si è svolto dal 6 al 9 ottobre a Trento. Una manifestazione molto articolata, che ha previsto sia una sezione formativa rivolta a bambini, giovani, insegnanti, genitori, artisti e formatori del teatro ragazzi e della danza, con incontri, una tavola rotonda, laboratori per adulti e bambini, un workshop per artisti e formatori; sia una sezione performativa con spettacoli esemplificativi dei vari modi che la danza ha di riferirsi in scena nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza, lavori dedicati a diverse fasce d’età e tipologie di pubblico, proposti da compagnie italiane e internazionali scelte per le rispettive peculiarità e qualità artistiche.
Tra le proposte italiane abbiamo rivisto lo storico “Caos”, del 1988, di Manifatture Teatrali Milanesi qui in versione “remix”, e i recentissimi “La casa del Panda” (nuovo tassello di teatro interattivo dei pratesi del Tpo), la poetica versione della fiaba anderseniana “Il Brutto anatroccolo” di Factory di Tonio de Nitto, che ci aveva già regalato una sua versione di Cenerentola, e l’originale creazione performativa “Sherlock Holmes” di Collettivo Cinetico prodotto dal Teatro delle Briciole, che in precedenza aveva affidato diverse creazioni coreografiche dedicate all’infanzia ad Elisa Cuppini (anche se lo stesso Collettivo Cinetico, con “Age”, aveva già realizzato un inno originale all’adolescenza).
In questo modo è stato costruito un primo ponte tra il mondo della danza e quello del teatro ragazzi, due discipline che sempre di più, negli ultimi anni, si sono avvicinate, seppur con evidenti difficoltà e reciproche diffidenze.
Ma quali sono state le maggiori esperienze in cui la danza ha attraversato il teatro ragazzi?
Lo spettacolo che in qualche modo ha rappresentato una specie di spartiacque in questo senso, portando l’interesse di una compagnia di danza ad immergersi nell’infanzia è stato “Romanzo d’infanzia”, del 1997, firmato da uno degli autori di punta del teatro ragazzi italiano, Bruno Stori, su coreografia e danza di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, anche loro presenti a Trento con una creazione interamente agita da bambini, “Duel-Terza generazione”.
Lo spettacolo vedeva in scena i due danzatori che si alternavano tra essere genitori e figli e poi di nuovo padre e figlio e madre e figlia e poi ancora fratelli, parlando di disagio infantile, violenza fisica e psicologica che l’infanzia subisce a casa o nelle istituzioni, del delitto di non ascoltare i propri figli, di colpe senza colpevoli. Temi difficili, spesso sgradevoli per maestre e genitori, che quel fondamentale spettacolo rendeva in qualche modo “eterni” e poeticamente presenti nella realtà di ogni giorno.
Lo spettacolo fu quindi un passaggio importante e aprì le porte a molti coreografi verso il mondo dell’infanzia. Ricordiamo, tra gli altri, Giorgio Rossi con diverse creazioni tra cui il divertente “Scarpe”, Paola Bianchi, Giulio Di Leo con “Chicco Radicchio” e naturalmente il maestro Virgilio Sieni, di cui citiamo il must “La Casina dei biscotti”, che vedemmo per la prima volta per un solo spettatore nel 1999 a Prato, nel museo Pecci.
Ma già prima il teatro ragazzi aveva incontrato la danza con tre spettacoli fondamentali di Antonio Viganò e Michele Fiocchi del Teatro La Ribalta.
“Scadenze” del 1988, “Fratelli” del 1992 e “Ali” del 1994 è stata una trilogia che ha fortemente caratterizzato, con uno stile personale fino ad allora alieno al teatro ragazzi, il passaggio dagli anni Ottanta ai Novanta, creando un teatro non narrativo, che partiva dai grandi temi universali – la vita, la morte, il dolore, l’amicizia -, mescolando la parola con il gesto e la danza, gettando un ponte al teatro di ricerca e facendo diventare adulto il teatro ragazzi.
Ma non dobbiamo dimenticare, in questo breve excursus storico, anche l’attività di Onda Teatro, che nel 1993 aveva messo in scena “La Storia di Angelica e Orlando” con Bobo Nigrone, attore proveniente dallo storico gruppo Granbadò, e Mariapaola Pierini con le coreografie di Francesca Bertolli. Qui danza e narrazione si fondevano sino a diventare un unico linguaggio, nuovo e originale, per rappresentare una storia senza tempo.
Più avanti, altra data fondamentale per il rapporto tra danza e teatro ragazzi è stata il 2004, con la segnalazione al Premio Scenario Infanzia di Maria Ellero con “Sono qui”, dove l’autrice si metteva in scena con una bambina, Cecilia Cavalcoli.
Del resto la Ellero, con il suo Teatrimperfetti, sta ancora oggi continuando il proprio cammino coreografico rivolto anche ai bambini, firmando tra l’altro anche un bel progetto, in qualche modo di teatro civile, con “BiancaNera”, in cui danzano insieme due performer, una bianca e una nera, Bintou Ouattara e Alice Ruggero.
Più recentemente riteniamo siano stati fondamentali per il rapporto tra danza e teatro ragazzi due spettacoli della Compagnia Rodisio (Manuela Capece e Davide Doro), “L’inverno. La storia d’amore di Caterina e Ivo”, un progetto sull’amore pieno di tenere annotazioni poetiche che rimandano alle esperienze proprie dell’infanzia e del modo con cui essa affronta il tema proposto (ma dell’amore parla anche Rosso Teatro con il recentissimo “Il Paese senza parole” vincitore di In-Box verde) e soprattutto “Caino e Abele”, dove due giovani breaker, due danzatori non professionisti, parlano agli adolescenti di violenza attraverso danza ed immagini.
E’ anche importante sottolineare come la danza riesca, attraverso il suo linguaggio e il porsi in scena, a parlare di temi che spesso il teatro ragazzi rifiuta, come la morte e la sessualità. Vogliamo proporre due esempi fra tutti.
“L’anatra, la morte e il tulipano”, tratto dall’omonimo libro di Erlbruch Wolf, nell’adattamento di Aldo Rendina e Federica Tardito, Eolo Awards 2015, dove, traendo spunto dal famoso libro illustrato per bambini, la danza – nutrita di pochissime e significanti parole – si incontra con la musica espressa dal vivo, per narrare ai bambini in modo poetico e coinvolgente l’incontro molto speciale di un’anatra con la morte.
Altro felice esempio è poi “Comuni marziani” di Tecnologia Filosofica, che pone in scena sei danzatori per parlare di omosessualità e dell’affettività.
Per quanto riguarda le fiabe, campo prediletto del teatro ragazzi, vogliamo infine ricordare i due lavori di Teresa Ludovico dedicati a “La regina delle nevi” e “La bella e la Bestia”, vincitrice quest’ultima del Premio Stregagatto.
La speranza, come peraltro quella della direttrice artistica della manifestazione trentina Giovanna Palmieri, è che Y Generation possa essere l’inizio di un più proficuo scambio tra questi due ambiti dello spettacolo, foriero di nuovi spettacoli ed iniziative qualificanti.