Bastasse grondare: se Bergonzoni racconta l’altro sé

Alessandro Bergonzoni
Alessandro Bergonzoni
Alessandro Bergonzoni (photo: alessandrobergonzoni.it)

Incontriamo Alessandro Bergonzoni a Lumezzane (BS), dopo la replica di “Nel”, spettacolo con cui l’artista bolognese è arrivato all’Ubu.
La nostra telecamera aveva immortalato il momento della consegna del premio e i suoi ringraziamenti “au contraire”: il suo “graziare quelli che non pensano al teatro, anche se sarebbero da condannare, quelli che pensano che il teatro sia spensieratezza, distrazione. Vorrei condannarli ma li grazio”.
Ma quello che ci ha spinto a cercarlo è l’uscita del suo nuovo libro, “Bastasse grondare”, che è una lineare (nel senso di una riga per pagina) storia estratta dal cilindro dell’assurdo immaginario cui l’artista ci ha negli anni abituati.
Una quasi fiaba, con un punto di partenza e poi il caos creativo di parole giocate sul filo, e commentate dai lavori pittorici, che stanno fortemente impegnando la creatività di Bergonzoni negli ultimi anni, dopo l’incoraggiamento avuto da alcuni grandissimi fra cui Mimmo Paladino, artista di valore mondiale ed esponente della transavanguardia.

A cinquant’anni Alessandro Bergonzoni si è inventato così un’extra costola, tirandola fuori dalla gabbia toracica delle sue abilità, un linguaggio in cui la sua forza di un segno elementare, che ricorda gli impatti violenti di alcuni interpreti dell’espressionismo informale, trova complessità concettuali nello zoomorfismo. Uomini e animali, creature inesistenti, volti: figure in bilico, esattamente come le sue parole, linee che potrebbero prendere ogni direzione, ma che trovano una chiusura decisa, ferma.

Se si guarda però ai venticinque anni di carriera artistica, si trova davvero di tutto: dall’Accademia Antoniana alla laurea in giurisprudenza, dalla collaborazione artistica con Claudio Calabrò, agli inizi come attore-autore per “Scemeggiata” (1982), “Chi cabaret fa per tre” (1983) e “La regina del Nautilus” (1984), spettacoli da subito surreali, dove l’esplorazione linguistica diventa chiave d’accesso ad un universo così assurdo da riuscire a descrivere perfettamente il nostro reale, così complesso da parere non di rado senza senso.
E’ con “La saliera e l’ape Piera” e ancor più con “Non è morto né Flic né Floc” (1987) che arrivano i primi riconoscimenti; ma Bergonzoni sviluppa sempre altri percorsi, non manca di alimentare altri fiumi, come quello che nel 1989 porterà al suo primo lavoro editoriale: “Le balene restino sedute”, miglior libro comico dell’anno.

Il libro come oggetto, come mezzo e come tutto stuzzica Bergonzoni, e per il Natale del ’92 insieme all’architetto bolognese Mauro Bellei prepara “Motivi di soddisfazione accampati nel deserto”, un volume a tiratura limitata composto da 21 incipit di altrettanti romanzi immaginari e da 16 copertine. Nel ’96, sempre in cerca di nuovi mezzi espressivi, debutta nel ruolo di sceneggiatore-attore nel suo primo cortometraggio “Piccola Mattanza”, diretto da Claudio Calabrò, presentato al Torino Filmfestival.
Nel dicembre ’97, per la Ubulibri esce poi “Silences – Il teatro di Alessandro Bergonzoni”, sei testi teatrali che raccontano quindici anni di attività.
Comincia poco dopo la strettissima collaborazione con la Casa dei Risvegli – Luca De Nigris, associazione che si occupa del risveglio dal coma e della successiva riabilitazione, di cui diventerà vera e propria bandiera di comunicazione. Da questa collaborazione nascerà nel 2001 “Coma reading”.

I successivi passi più significativi di una carriera costellata di attività incredibili sono, nel 2004, la nascita del progetto che porterà a “Predisporsi al micidiale”, co-regia di Riccardo Rodolfi (come pure per “Nel”), premiato dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e l’anno dopo la prima mostra: un’opera al Museo Archeologico di Aosta e poi il film di Mimmo Paladino “Quijote”. Di qui in poi, fino alla prima personale d’arte del 2008 a Napoli e a “Nel”, il binario della pittura e quello del linguaggio teatrale continueranno ad intrecciarsi, pur rimanendo autonomi.
Questo intreccio è anche tema della nostra videointervista di oggi: assurda, surreale, appuntita, forse colta, forse da cogliere.

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