Dal festival Uovo 2011 al palco del Franco Parenti di Milano, Ali di Jèrôme Fevre e Ana Samoilovich
Due uomini, una sedia ed una lampada.
Si tratta di “Ali”, lo spettacolo diretto da Jèrôme Fevre e Ana Samoilovich, una delle numerose proposte internazionali presentate all’ Uovo Festival di Milano all’interno del programma di FranceDance 2011.
La pièce vede in scena due grandi interpreti provenienti dal mondo del circo: Mathurin Bolze, considerato il più grande artista del circo contemporaneo e Hedi Thabet, artista belga-tunisino specializzato in arte acrobatica e giocoleria.
Nonostante i presupposti, non è l’arte circense a prevalere, ma la potenza del corpo acquisita grazie a quest’arte e messa a disposizione per una forte e tenera poetica.
Ali è un incontro tra due uomini, uguali ed opposti.
Dopo la malattia che ha portato via la gamba a Hedi Thabet, i due artisti, amici e colleghi sin dagli anni di formazione, hanno cominciato a lavorare al progetto insieme.
L’handicap non è tema né soggetto dell’opera che invece porta in campo l’amicizia e la forza dell’uomo. Ha inizio un movimento, un conflitto che nasce proprio dalla differenza tra i due, per poi sfociare in una lotta e in un superamento delle distanze sino alla fusione dei due esseri in uno solo. “Un uomo con quattro stampelle, tre gambe, due teste e una sedia” , come descrivono gli interpreti.
Immagini di grande potenza ed estrema tenerezza, caratteristici del teatro di Mathurin Bolze, raccontando il loro incontro sino all’osmosi, al riflesso dell’uno sull’altro.
Impressionante è la agilità fisica, il modo in cui l’handicap diventa possibilità altra di un’espressione corporea estremamente vitale.
È difficile descrivere a parole uno spettacolo così breve, semplice nella sua composizione ma tanto denso di senso ed emozione. Lo sguardo è incantato e le reazioni dello spettatore svariate: dalla comicità clownesca alla tenerezza, alla sensazione rara di umanità che pervade e inonda lo spazio scenico attraverso piccoli gesti, tra uno slancio acrobatico e l’altro.
Assistiamo ad una prova concreta della forza vitale insita nell’uomo tout-court e nell’artista, umile e sovrumano, che di fronte al limite lo affronta, lo supera e ne fa, assieme al compagno, punto di forza per liberare la propria fantasia.
La scena è scarna, quasi inesistente. Unici appoggi all’interpretazione sono soltanto la sedia – luogo di riflessione e affermazione della propria presenza – e la lampada, che ondeggia sopra le loro teste. Il silenzio domina su tutto, lasciando spazio solo ai respiri dei due artisti.
Affanno, silenzio, respiro sincrono. Un gioco ritmico che va avanti sino alla conclusione, dove Hedi, solo, danza per l’amico, per “ridere in faccia alla paura perché in ognuno di noi e fra tutt’e due, c’è un animale da circo, un vagabondo”.
ALI
di e con: Mathurin Bolze Hedi Thabet
regia: Jèrôme Fevre e Ana Samoilovich
produzione: Compagnie Les Mains les Pied set la tète aussi
con il sostegno di: Centres des art du cirque de Basse Normandie, Studio Lucien e Les Nouvelles Subsistances
durata: 25’
Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 19 ottobre 2011
beh, forse non è proprio nuovo. Nel 2008 è stato apprezzato a Vie
con affetto
riccardo carbutti