David è morto. Ma David chi? Incontro con Babilonia Teatri

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Un selfie dal 'luogo del delitto' che Enrico Castellani dedica a Klp|15 dei 18 ragazzi finora selezionati per David è morto
Un selfie dal 'luogo del delitto' che Enrico Castellani dedica a Klp
Un selfie dal ‘luogo del delitto’ che Enrico Castellani dedica a Klp

Che David sia morto è forse l’unico dato certo del nuovo progetto su cui Babilonia Teatri ha iniziato a lavorare in queste giornate che precedono l’arrivo della compagnia a Milano, all’Elfo Puccini, con “Jesus” (dal 5 al 10 maggio).

Se vogliamo aggiungere un ulteriore dato possiamo anticipare che il nuovo spettacolo dovrebbe debuttare a fine novembre. Ma incerti sono data e luogo: se lo contendono Venezia e Padova, a rappresentare lo Stabile del Veneto che, insieme a Emilia Romagna Teatro, coproduce il lavoro.
E questa produzione “importante”, a tutti gli effetti Stabile (o potremmo pure ormai dire Nazionale), Enrico Castellani e Valeria Raimondi ci tengono a sottolinearla.

Per il resto si sapeva poco altro: una vicenda verosimile, un testo più narrativo, un (nuovo) ritratto di una generazione allo sbando. «Non esiste un copione da mettere in scena ma è tutto in relazione alle persone che parteciperanno allo spettacolo». Già, perché c’è stata anche una ‘chiamata‘ pubblica e virale, che anche Klp ha contribuito a far rimbalzare per la rete.

Gli attori selezionati alla fine saranno cinque. Ora sono diciotto. E sono stati scelti tra i 285 video-provini arrivati in risposta alla open call che Enrico e Valeria avevano lanciato. Una ‘call’ che ha sollevato più di qualche obiezione e pure un po’ di nervosismo tra gli attori poiché, al posto del tradizionale curriculum artistico, la coppia ha richiesto un self-video da “postare” su youtube.

Ecco i pochi indizi per un progetto che si preannuncia “di lunga durata”. Ma la curiosità continua a macinare: David chi è? Ci sarà mica un legame con “Jesus”, in quanto figlio di Davide?
Abbiamo provato ad estorcere qualche indizio ad Enrico Castellani, che alla fine della chiacchierata ci ha svelato più di quanto avremmo (forse) voluto…

Iniziamo dai video che gli attori hanno caricato in rete. Perché avete scelto questo mezzo per trovare le persone con cui lavorare al progetto?
Il video ci ha permesso di raggiungere un sacco di persone, sarebbe stato impossibile incontrarne personalmente 285. E’ stata una richiesta ulteriore rispetto al dire: “Sto cercando degli attori mandatemi il curriculum”. Perché in qualche modo costringe tutti a mettersi in gioco fin da subito: non sono io che ti chiamo, ma sei tu a scegliere che, per un motivo tuo, hai voglia di fare questa cosa…

Avete lasciato carta bianca sul contenuto, chiedendo però ai ‘candidati’ di non essere bravi ma di farvi vedere la loro fame, la loro temperatura interna…
Abbiamo chiesto di non farci vedere la tecnica. Che hai una buona tecnica e sei bravo lo metto come presupposto, ma prova a raccontarmi perché ti interessa fare questa cosa: c’è un motivo che ti spinge a voler lavorare con noi? Oppure è una cosa che vale quanto un’altra? Era questa la domanda che stava sotto. Per noi viene prima la persona dell’attore, se fosse il contrario ci sarebbe qualcosa nella scala di valori che non fa per noi.

In questo progetto sono coinvolte due istituzioni teatrali di peso: lo Stabile del Veneto ed Emilia Romagna Teatro, ai quali il MIBACT ha appena conferito la qualifica di teatri nazionali. Avete fatto i salti di gioia?
Per anni abbiamo cercato di stabilire una relazione con lo Stabile del Veneto. Conosciamo Massimo Ongaro da prima che diventasse direttore, si era ipotizzata una collaborazione, e quando Massimo è stato chiamato alla direzione dello Stabile ha voluto confermare la stima che ha nei nostri confronti e per il nostro percorso, confermando anche la volontà di condividere un lavoro per quest’anno e per gli anni futuri.

Nel presentare il progetto al Ridotto del Teatro Verdi di Padova hai sottolineato l’importanza di questa coproduzione definendola una “nuova direzione, un segnale di apertura e una scelta di un importante valore educativo e culturale”.
Questa collaborazione rompe alcune delle logiche del teatro italiano; permette al teatro contemporaneo di avere la dignità di esistere lì dove spesso ha fatto fatica ad arrivare. Credo sia da una parte un’occasione per noi di conoscere un pubblico diverso, e al contempo per questo pubblico di incontrare un tipo di teatro che generalmente non incontra, a meno di essere un fine conoscitore o un appassionato, visto che spesso le proposte degli stabili sono di altro tipo.

Ma adesso devi dirci qualcosa di più sullo spettacolo. Intanto in “David è morto” si racconterà una storia: una novità per voi. Stop quindi ad accostamenti, postamenti, frasi sincopate e a quella recitazione “antinaturale” che vi ha caratterizzato fin da “Made in Italy”?
Non lo so, o meglio non so quanto e fin dove questo accadrà. La volontà è di raccontare una storia, ma non nececessariamente di mettere in scena uno spettacolo in cui i personaggi dialoghino tra di loro. Magari in alcuni momenti sarà così, ma per portare avanti una storia ci possono essere modi infiniti.

Altra novità: tu e Valeria uscite di scena…
E‘ una volontà che esiste da parecchio tempo. “Pinocchio” è stato un passagio intermedio. In quello spettacolo io non ero direttamente sul palco, ma c’era un dialogo tra me e le persone in scena. Abbiamo fatto altri spettacoli per ragazzi con il Teatro delle Briciole, con la Piccionaia, in cui noi non c’eravamo. Lo stesso “Jesus”, rispetto all’inizio, nella forma che ha preso adesso vede solo Valeria in scena.
Ci siamo resi conto della necessità che uno di noi fosse fuori a guardare. Effettivamente era da un po’ di tempo che sentivamo questa esigenza. Un bisogno che, con il passare del tempo e dei lavori, è diventato sempre più forte. E’ stato un cammino, una evoluzione naturale che adesso abbiamo la possibilità di attuare e risponde alla volontà di avere un controllo dall’esterno, di tirarci fuori e scardinare un “circolo vizioso”. Anche perché cosa sappiamo fare noi sul palco lo sappiamo ormai bene…  Credo sia sempre un po’ così, non è che improvvisamente cambi, ma succedono delle cose che ti fanno spostare da una posizione a un’altra nella vita. E anche qui. E poi non è detto… magari dopo aver lavorato decidiamo di entrare per fare una cosa… nulla è escluso!

15 dei 18 ragazzi finora selezionati per David è morto
15 dei 18 ragazzi finora selezionati per David è morto

Al momento avete scelto 18 attori (tra i 285) con i quali avete iniziato a lavorare in questi giorni. Di questi solo 5 diventeranno personaggi o identità della storia. Segni particolari?
La nostra idea è che quando devi fare uno spettacolo e lavorare con un gruppo di persone ci sono una serie di alchimie che, a pelle, percepisci. Possono esistere anche dei contrasti ma, per qualche motivo, ti rendi conto che risuonano e possono funzionare.
Non cerchiamo uno alto, uno basso, uno con la voce sottile… Cerchiamo cinque persone che secondo noi possono stare assieme per fare lo spettacolo.

Dove sarà ambientata la storia?
Sarà una storia di provincia.

Una provincia qualsiasi o ancora quella veneta?
Noi partiamo sempre da ciò che conosciamo meglio. Credo che se racconti un particolare che conosci puoi provare a farlo diventare universale, mentre se parti dall’idea di fare una cosa che vale per tutti probabilmente sarà irrealizzabile, perchè non esiste una cosa che vale per tutti.

Rimangono ancora due domande fondamentali: ma chi è David?
David è un ragazzo, un ragazzo di provincia. E noi racconteremo la sua storia. La scrittura è ancora aperta, qualcosa della forma attuale sarà presente nella messa in scena finale e qualcosa no.

E chi ha ucciso David?
David è morto suicida. A questa morte è seguita quella della sorella di David e di altri ragazzi del suo paese. La morte di David è un pretesto per raccontare un mondo più grande: dopo il fatto, la sua morte e il paese diventano oggetto di spettacolo. Il tentativo sarà quello di portare tutto questo a un estremo che va oltre, rendendo grottesco ciò che in realtà succede quotidianamente.

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