Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, dopo essere usciti con gli ultimi due lavori (“Pinocchio” e “Lolita”) dai tipici canoni espressivi che avevano caratterizzato i loro primi spettacoli, vi ritornano ora prepotentemente per interrogarsi ancora sul concetto di “fine”.
Perché infatti, questo “Jesus”, visto al teatro comunale di Vignola per il festival Vie (che prosegue fino al 25 ottobre), ci sembra formare una sorta di dittico con il precedente “The end”, spettacolo del 2011, non solo per le tematiche in qualche modo affini, ma anche per l’emblematica presenza che contraddistingue circolarmente i due spettacoli.
Se infatti “The end” si concludeva con la bellissima immagine di Valeria Raimondi con il suo bimbo di pochi mesi in braccio per formare una specie di icona sacra, qui lo spettacolo inizia proprio con lo stesso bimbo, inevitabilmente un po’ cresciuto, che irrompe sul palco accompagnato dalle note di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss. Forse perché a lui è dedicato lo spettacolo, forse perché è a lui che lo spettacolo parla.
E’ infatti Ettore che, osservando la figura di Gesù sulla copertina di un giornale, ha posto ai suoi genitori le domande più incisive a cui l’ultimo spettacolo di Babilonia Teatri tenta di rispondere.
E’ lui che in qualche modo li ha spronati a domandarsi che significato ha oggi la figura di Gesù, spingendoli ad andare oltre, ritornando ai temi che avevano caratterizzato lo spettacolo precedente.
E’ infatti questo il punto da cui parte lo spettacolo, il fulcro su cui i due interpreti si muovono per analizzare i luoghi comuni della figura cristologica, per demistificare un’icona buona per tutte le stagioni e di cui tutti conoscono vita, morte, resurrezione e miracoli.
La prima parte dello spettacolo è formato nello stile conclamato della compagnia, dalla forsennata elencazione dei significati che da sempre accompagnano la figura del figlio di Dio fattosi uomo.
Ma tutto ciò si ferma davanti all’innocenza e all’urgenza di una domanda: perché si muore mamma?
Ecco perché, forse, Valeria Raimondi ed Enrico Castellani hanno in qualche modo sentito il bisogno di ritornare su quel tema che sembrava liquidato con “The End”.
Ovviamente a questa domanda non c’è risposta; si può solo alludere ad immagini sacre, si possono solo tessere lodi alla Madonna mentre una pioggia d’oro scende dal cielo, si può solo tornare ad evocare le chiese di pietra e il loro pietoso silenzio, mentre ti perdi felice nel luminoso sorriso di un figlio che vola in alto e che, ponendo una domanda così innocente e pura, ti ha permesso di farti ancora delle domande.
Anche in quest’occasione una canzone riempie i vuoti del palcoscenico. “Quando mi sento di dire la “verità” sono confuso, non son sicuro. Quando mi viene in mente che non esiste niente solo del fumo. Niente di vero. Niente è vero, niente è vero. E forse lo sai, però tu continuerai” urla Vasco.
“Jesus”, ultimo lavoro del gruppo veneto, vive di queste semplici emozioni con l’ausilio di tante parole e poche immagini; alla base dello spettacolo c’era forse un bisogno intimo e assoluto di dire qualcosa che è stato espresso con nuda sincerità.
Ora che Babilonia Teatri sono diventati grandi e maturi è però assolutamente necessario che trovino una nuova strada che indichi un cammino scevro di ogni compromesso con il passato, che faccia loro esplorare panorami inusitati, forti di nuove domande.
JESUS
di Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Vincenzo Todesco
parole di Enrico Castellani
con: Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Ettore Castellani e Orlando Castellani
scene: Babilonia Teatri
luci e audio: Babilonia Teatri/Luca Scotton
costumi: Babilonia Teatri/Franca Piccoli
organizzazione: Alice Castellani
grafiche: Franciu
produzione: Babilonia Teatri
in coproduzione con La Nef / Fabrique des Cultures Actuelles Saint-Dié-des-Vosges (France) e MESS International Theater Festival Sarajevo (Bosnia and Herzegovina)
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fuori Luogo La Spezia
laboratorio teatrale in collaborazione con l’Associazione ZeroFavole realizzato col contributo della
Fondazione Alta Mane-Italia
durata: 50′
Visto a Vignola (MO), Teatro Ermanno Fabbri, l’11 ottobre 2014
Prima assoluta