
“Desurrezione”, testo e regia di Alessandra Cutolo, si propone nel difficile compito di trovare una linea interpretativa originale nell’opera di Samuel Beckett. Per assolvere a questo compito, la regista/autrice sceglie di partire dalla novella “Compagnia”, uno dei testi più interessanti della produzione matura dello scrittore irlandese, inserendo nel sottotesto elementi tratti da “Aspettando Godot”, il radiodramma “Parole e Musica” e frammenti di altre opere. Il risultato è quello di portare in scena una passione, una via crucis di brevi spezzoni che si dipanano lungo i cinquanta minuti dello spettacolo.
La domanda che subito ne emerge è: che cosa vuol dire “farsi compagnia”? Cosa spinge gli uomini a stare insieme, ad aiutarsi a vicenda?
Alessandra Cutolo risolve lo spettacolo con una messinscena intelligente: due uomini e due donne che, a coppie, si mettono in croce (in tutti i sensi). Affiorano così le tematiche delle relazioni interpersonali tanto care a Beckett (basti pensare a “Finale di Partita” o “Giorni Felici”) e debitrici delle concezioni dell’esistenzialismo sartriano. Emerge anche il tema del doppio, con la presenza di due uomini (chiaro riferimento ai due ladroni della tradizione cristiana, di cui Beckett era profondo conoscitore) e due donne. Il tutto diventa sempre di più opprimente, senza speranza, intrappolato in quella sorta di purgatorio perpetuo, di agonia continua che è un po’ il leitmotiv della produzione del nobel irlandese. Quattro persone completamente diverse tra loro per sesso, età ed estrazione sociale si trovano così accomunate da una condizione di solitudine, di sofferenza, che sfocia nella perfidia (è il caso della più anziana delle donne, interpretata da una Alessandra D’Elia ben calata nell’atmosfera del testo).
Il finale però offre una sorta di speranza, cosa poco comune in Beckett: la morte diventa simbolo di rassegnazione, di irrimediabile solitudine, ma in qualche modo anche di consolazione in quanto fine delle sofferenze. E’ questo, dunque, la morte?
Desurrezione – omaggio a Samuel Beckett
drammaturgia e regia: Alessandra Cutolo
interpreti: Alessandra D’Elia, Carmine Paternoster, Daniela Piperno, Salvatore Striano
scene e costumi: Grazia Pagetta, Massimo Staich
luci: Cesare Accetta
suono: Marco Messina
durata: 50’
applausi del pubblico: 40’’
Visto a Napoli, Galleria Toledo, il 25 aprile 2010