
La conferma dei belgi di Ontroerend Goed, il genio di Rotozaza, ma anche gli italiani di Scarlattine Teatro: questi alcuni nomi nella lista dei concorrenti per il Total Awards dell’edizione 2009 del Fringe di Edimburgo, che chiude i battenti proprio oggi.
Ci fermiamo veramente su poche cose in questo nostro resoconto, realtà che anche il pubblico italiano può conoscere o presto potrebbe vedere.
Su Scarlattine Teatro e “Manolibera”, da noi segnalati in tempi non sospetti, non ci dilunghiamo, avendo di recente dedicato loro un video. Siamo contenti del successo al Fringe e del riscontro internazionale di questa primavera-estate 09. Un collettivo dai tratti artistici peculiari, che in questa commistione disegno-scena merita spazio anche in Italia.
Andiamo quindi al resto, partendo dai belgi Ontroerend Goed e Richard Jordan Production. Anche su di loro avevamo realizzato un videoreportage in occasione delle repliche del lavoro portato al Fringe 2008 e arrivato nella scorsa primavera a Milano presso Teatro i.
Ad Edimburgo hanno proposto quest’anno “Internal”, ospitato nelle strutture del Traverse theatre. Abbiamo preso parte alla performance, fra le esperienze più curiose del festival. In sei alla volta ci si trova di fronte a sei di loro. Giovani, trentenni o poco più. Ognuno prende per mano il suo dirimpettaio e lo porta in una specie di camerino. Di lì parte una comunicazione a due, fra amici che si raccontano e qualche arditezza da “gioco delle coppie”. Insomma loro si scoprono, si aprono: se lo spettatore prende parte al gioco senza chiudersi l’esito possibile è davvero inatteso. Dopo un po’ si esce dagli intimi camerini dove si svolgono questi faccia a faccia, e di colpo lo spettatore si trova catapultato in una sorta di seduta di gruppo, in cui loro (i preformer) raccontano cosa è accaduto con l’ospite in quei minuti. Piccoli malintesi e reticenze, passioni fra sguardi e carezze. Alla fine una sorta di cura: ognuno propone al suo ospite un modo per chiudere la partita. Interessante il ragionamento su fase a due, poi collettiva, poi ancora ritorno alla dinamica a due, che svela i piani pubblico e privato di ognuno di noi. E il nome della performance, “Internal”, non lascia equivoci su dove miri il progetto.
Sono tornato in Italia con la biancheria intima che la mia interlocutrice-performer ha voluto regalarmi (come cura?), spogliandosene in modo pudico e non volgare davanti a tutti nella seduta di gruppo, come ricordo di quanto avvenuto fra noi, in un’esperienza intensa anche se di pochi minuti dal lei sintetizzata per gli altri come “a cheeky flirt”.
Sempre geniali i Rotozaza, segnalati fra i migliori. “Wondermart”, ideato da Silvia Mercuriali con Matt Rudkin e Tommaso Perego, è un tour audio interattivo che porta lo spettatore in un viaggio alla scoperta dell’universo supermercato e dei suoi dintorni.
Indossando le già conosciute cuffie, usuali nelle performance di questo gruppo, l’anonimo spettatore, mimetizzato dietro un carrello della spesa, viene guidato fra gli scaffali, immerso in una dimensione sonora personale. Il reale configge con l’immaginario, e l’ambiente dell’’high-density retail environment’ diventa la scena di una strana e personalissima avventura. Come in “Etiquette”, chi prende parte alla performance passa, senza mai uscire dalla dimensione del reale, in un universo di racconto che permette di guardare al piccolo quotidiano con l’occhio astratto della fantasia. Per la cronaca, “Etiquette”, passato per Milano in occasione di Milanoltre, viene riproposto in questi giorni e fino al 6 settembre, al Festival Castel dei Mondi di Andria.
Rotozaza si conferma insomma notevolissimo prodotto di indagine dei luoghi e dei tempi del nostro vivere moderno, portando la sfida degli audio-percorsi d’inizio anni Novanta di Janet Cardiff a una dimensione realmente struggente e lirica.
Un luogo della capitale scozzese strano e potente dal punto di vista comunicativo è il Royal Botanical Gardens, dove si sono svolti spettacoli come “Power Plant” di Mark Anderson, Anne Bean, Jony Easterby, Kristen Reynolds (UK) e “Susurrus” di David Leddy (UK).
Il primo, basato su una commissione originaria della Oxford Contemporary Music per il giardino botanico di Oxford nel 2005, e poi prodotto da Simon Chatterton per il Contemporary Music Network e Liverpool come European Capital of Culture 08, è un’installazione sonico-luminosa, che nelle ore dell’imbrunire e della prima sera dona ad alcuni suggestivi angoli del giardino botanico un aspetto al contempo fiabesco e intrigante, in cui lo spettatore interagisce con installazioni luminose disseminate fra le piante. Il titolo dello spettacolo è quindi una giocosa allusione a metà fra centrale elettrica e potenza della natura. Anne Bean è maestra dell’indagine degli spazi, con piccoli fantasmi che si aggirano fra gli spettatori nell’ambiente denominato Bloom, mentre la voce del giardiniere declama i nomi delle piante in latino, oppure nel Breathing Space, dove palloni trasparenti e illuminati vengono sgonfiati ricorrendo all’armonica, lo strumento a fiato.
In questi stessi spazi si ambienta “Susurrus”, audio-percorso ideato da David Leddy, tra i maggiori drammaturghi scozzesi di oggi, celebrato quest’anno nella programmazione del Fringe di Edimburgo con diversi spettacoli di matrice performativo-installativa. Sullo sfondo di “Susurrus” la trama del “Sogno di una notte di mezza estate”, che torna nella versione operistica di Benjamin Britten come nell’originale shakesperiano, e che qui si intreccia ad un racconto amaro sull’arte che stavolta non svolge un ruolo salvifico ma, anzi, in una trama apparentemente casuale di riferimenti, è sfondo di una storia di abusi e violenze private.
Il lavoro di Leddy sarà presentato a breve in Italia, nella prossima edizione di MilanOltre. “Sussurro”, storia con musiche che anche gli spettatori italiani potranno ascoltare in cuffia grazie alle voci degli attori di Teatridithalia, a Milano si svolgerà nei magnifici scenari del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, in una versione speciale adattata per il festival italiano di danza e performance di inizio ottobre.
Viverla in Scozia passeggiando nell’orto botanico è un’emozione raffinata, un percorso incantevole terminato su una collina da cui si domina Edimburgo. Noi spettatori, piccoli blade runners dell’universo teatrale, in un pomeriggio scozzese di nuvole e luce da togliere il fiato.