Ci ha lasciato ieri, 5 dicembre, Gigi Dall’Aglio.
Ci chiude il sipario dopo sessant’anni di carriera passati ad osservarci da dietro quel telo. Attore, regista, drammaturgo, animatore teatrale, maestro, padre di una scena artistica che ha contribuito a far germogliare quando ancora era studente, e che tuttora continua ad affacciarsi davanti ai sipari dei nostri teatri.
Nato a Parma il 4 maggio 1943, prima ancora di laurearsi in storia del teatro inizia a calcare il palco come attore, regista e poi direttore del Centro Universitario Teatrale di Parma. È lì, che come curatore del Festival Internazionale Universitario, farà conoscere al pubblico italiano le scosse della nuova creatività giovanile come gli happening di Jean Jacques Lebel e il Leaving Theatre di Julian Beck.
Non gli basta, e nel 1971, con già in tasca questa singolare tradizione di esperienze, fonda la Compagnia del Collettivo, una delle avventure più importanti e rappresentative sorte sull’onda delle mobilitazioni studentesche e operaie alla fine degli anni Sessanta. I classici di Shakespeare e il teatro politico di Bertolt Brecht messi in scena nelle fabbriche, nelle strade di quartiere, fino alle spiagge della riviera ferragostana.
Nel 1976 trova casa nella costituzione del Teatro Due di Parma, realtà tutt’ora protagonista nel panorama dei teatri stabili italiani. Centinaia di titoli da allora porteranno la sua firma nel susseguirsi delle stagioni di questa sua dimora, laboratorio e cattedra accademica di riferimento per generazioni di aspiranti teatranti. La sua “Istruttoria” di Peter Weiss è, dal 1984, riproposta ogni anno a spettatori e classi scolastiche di tutta Italia, come memorabile impegno al ricordo dei crimini nazisti nei campi di sterminio.
Non gli basta nemmeno una casa sola, e farà viaggiare i suoi progetti, che spaziano tra prosa e lirica, dall’Europa alle Americhe, all’Australia. Grazie al suo immaginario mai appagato il respiro di Sofocle, così come quello di Goldoni e Buchner, o della Commedia dell’Arte, sapranno alimentare l’esigenza di un etica teatrale inscindibile dall’impegno sociale e didattico.
Gigi Dall’Aglio per tutta la sua vita artistica ha obbedito a una sola musa, la curiosità. Una curiosità famelica con cui si divertiva ad indagare quell’umanità che attraversava il palcoscenico della vita.
Ci lascia mentre lavorava al suo nuovo spettacolo, dal titolo “In teatro non si muore”.
E da oggi va in scena.