E’ appena finita l’ultima replica di “Le Parole di Rita”, racconto teatrale di Valeria Patera e Andrea Grignolio ispirato a Rita Levi Montalcini, presentato al Piccolo Teatro Grassi di Milano: dovremo aspettare ancora un bel po’ prima di poter salire in camerino e incontrare Giulia Lazzarini.
Come da tradizione, infatti, ci sono molti artisti ed amici che la vogliono salutare; così ci fanno accomodare in sala Gotica, ovvero lo studio di Paolo Grassi: c’è ancora la scrivania originale sulla quale il direttore lavorava, e parte degli arredi. Un bel momento, inaspettato, per iniziare ad entrare in quel mondo di cui la Lazzarini è stata parte fondamentale per quasi tutta la sua vita.
“Mi ricordo che era proprio così… E’ come vedere Paolo ancora lì con tutte le sue scartoffie”, ci racconterà più tardi uscendo insieme dal teatro.
Finalmente ci troviamo a tu per tu; gli abiti di scena già riposti in valigia, così come la tovaglia ricamata che aveva sistemato con cura sopra il tavolo del camerino: “Me la porto dietro da quando faccio teatro” ci confida mentre finisce di sistemare le ultime cose prima di lasciare, ancora una volta, quella che è probabilmente la sua seconda casa.
Al Piccolo tutti la conoscono e hanno con lei un rapporto speciale, profondo e personale. Sarà per quella grande semplicità, unita ad una strana commistione di tradizione e innovazione, oltre che per la memoria impressionante sulla storia del teatro italiano dal secondo Novecento, al quale in gran parte ha partecipato in prima persona, e di cui parla volentieri.
E’ più facile ascoltarla che farle domande, perché i contenuti che condivide stimolano riflessioni profonde, e perché non ci sono grandi artisti dello spettacolo con cui non abbia avuto a che fare, ma anche per la sua immensa avventura artistica, partita sul finire degli anni Cinquanta e non ancora esaurita.
La nostra chiacchierata spazia dalle prime esperienze televisive (agli albori della televisione stessa) all’ultimo film di Nanni Moretti che le ha portato il David di Donatello, per poi concentrarsi su quel teatro che, in forme diverse, ha influenzato tutta la sua vita.
Dal lungo incontro milanese emerge soprattutto la sua visione sul mestiere dell’attore, “mestiere, lo chiamava così anche Strehler”, una sorta di lucido bilancio che Giulia Lazzarini può stilare proprio in virtù della sua estrema duttilità, che le ha permesso negli anni di affrontare moltissime poetiche diverse attraverso le tante collaborazioni che hanno scolpito la sua fortissima personalità teatrale.
Per questo motivo il video che vi presentiamo oggi è un documento volutamente semplice, che proponiamo quasi in totale assenza di domande, nella speranza di restituire la bellezza del confronto con una delle più grandi interpreti dello spettacolo italiano.
Ricordo con molto piacere , la serata, festeggiata, nella abitazione della sua cara amica ; in suo onore. Diedi, pure il mio pensiero ; richiestomi dalla sua amica (organizzatrice della serata) poi e durante, ci fecero 3 foto, che con tanto piacere conservo.