La crisi del Biondo di Palermo, senza soldi né direttore

L'odissea A/R di Emma Dante: in scena e nella realtà (photo: © Studio Camera/Franco Lannino)
L'odissea A/R di Emma Dante: in scena e nella realtà (photo: © Studio Camera/Franco Lannino)

Sempre più instabile la situazione dei teatri in Sicilia. Il commissariamento dello Stabile di Catania a seguito di una profonda crisi finanziaria (ne avevamo parlato qui a maggio), le incertezze sul futuro del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, dove da poco la Regione ha nominato un nuovo sovrintendente, e da ultime le dimissioni di Roberto Alajmo come direttore del Teatro Biondo di Palermo, dove i dipendenti non percepiscono lo stipendio da alcuni mesi. Il Cda, presieduto da Gianni Russo, ha ipotizzato un imponente piano di rientro per far fronte all’emergenza finanziaria.
Ed è notizia proprio di queste ore l’arrivo, da parte della Regione, di 400 mila euro che dovrebbero andare a saldare i due mesi di stipendi arretrati dei dipendenti; poi occorrerà pagare i debiti con le compagnie e i fornitori.

Roberto Alajmo, giornalista e scrittore alla guida dello Stabile di Palermo dalla stagione 13/14, ha presentato le dimissioni durante l’ultimo Consiglio di Amministrazione, convocato d’urgenza per discutere dell’attuale situazione finanziaria. Al momento si tratta di dimissioni non formalizzate perché verranno discusse al prossimo Cda, previsto il 24 agosto ma, a detta di Alajmo, sono irrevocabili.

«Le motivazioni legate al mio gesto sono scritte nella lettera presentata al Cda – spiega Alajmo – Mi sono sentito delegittimato nel mio ruolo da parte dei soci». Una crisi profonda, quella che attanaglia il Biondo: il teatro ha già impegnato i fondi previsti da Comune e Regione per il 2016, che ancora però non sono stati versati per lungaggini burocratiche e amministrative; i soci, ad agosto, chiedono un taglio di 1 milione e 200 mila euro ad un ente dal bilancio totale di circa 6 milioni di euro, di cui la metà già spesa. Il Comune di Palermo, in particolare, ha dichiarato di non poter procedere al versamento della propria quota a causa del bilancio ancora non approvato. «Un clima di vaghezza e incertezza che mi impedisce di continuare – denuncia Alajmo – Il mio più grande dolore è legato alla Scuola dei Mestieri dello Spettacolo, un sogno che adesso rischia di essere spezzato».

Arrivato alla direzione del Biondo di Palermo nel settembre 2013, Alajmo si era posto come obiettivo principale quello di portare il teatro dentro la città (un ‘nuovo corso‘, lo avevamo chiamato), avviando un dialogo con artisti palermitani tra cui Mimmo Cuticchio, Claudio Collovà, Vincenzo Pirrotta, Davide Enia e, soprattutto, Emma Dante, divenuta “artista in residenza” e alla guida della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo.
Nel complesso un progetto apprezzato dal pubblico, almeno a giudicare dai numeri: dal 2012 a oggi vi è stato un incremento di entrate al botteghino superiore al 300%.

Ora, in questo clima di profonda incertezza, si fa sentire la voce preoccupata sia dei dipendenti (il rischio di ridimensionare l’organico è più che reale), sia dei 23 allievi della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo, che adesso vedono addensarsi grosse nubi sul futuro di un percorso formativo e artistico che dovrebbe proseguire ancora per un anno.
Ecco allora la lettera aperta prodotta dagli allievi, che poche settimane fa hanno debuttato al Festival dei due Mondi di Spoleto con lo spettacolo “Odissea A/R”, per la regia di Emma Dante.
Si rivolgono alle istituzioni, alla ricerca di risposte concrete e immediate, che non cancellino, come spesso purtroppo già accaduto, quanto sino ad ora realizzato.

«Come allievi della Scuola del Teatro Biondo di Palermo siamo preoccupati per la notizia delle dimissioni del direttore Roberto Alajmo e per la crisi finanziaria che sta colpendo il teatro.
Il nostro progetto formativo è nuovamente a rischio. Un progetto giovane e ambizioso, che si è rivelato nel corso dei mesi un’eccellenza concreta e che dopo soli due anni ha già dato frutti importanti. Ci hanno insegnato a credere alla necessità e all’urgenza del teatro, eppure in Sicilia, più che nel resto d’Italia, sembra qualcosa di cui fare volentieri a meno (vedi il caso del Teatro Stabile di Catania).

Pretendiamo chiarezza e che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Nell’arco di due anni, la direzione artistica di Roberto Alajmo ha fatto sì che il nome e il prestigio del Biondo varcassero i confini della regione, investendo, insieme a Emma Dante, direttrice della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo, sulla formazione di 23 allievi, portandoli nei teatri più importanti d’Italia e partecipando a festival prestigiosi (come ha dimostrato il successo del debutto di “Odissea A/R” di Emma Dante al Festival dei due Mondi di Spoleto).

Noi non siamo stanchi di costruire un teatro che funzioni. Un teatro che dia sì occupazione ma che si occupi anche di diffondere una cultura sempre nuova e che possa incidere concretamente sulla realtà. Un teatro che abbia cura di chi lo fa e di chi lo vive.
Ci rivolgiamo alla Regione, al Comune, e a tutti i Soci, chiedendo chiarezza sul futuro della nostra scuola e del nostro teatro».

Non rilascia invece dichiarazioni la regista Emma Dante, che affida a una lunga esternazione sulla sua pagina Facebook le proprie impressioni, lanciando anche lei un appello alle istituzioni:
«Faccio appello a Regione, Comune e agli altri soci del Teatro Biondo di Palermo affinché trovino le condizioni per consentire all’attuale direttore artistico, Roberto Alajmo, di proseguire la sua carica e portare a termine il suo progetto culturale iniziato solo due anni fa, con risultati eccellenti per la rinascita del teatro. Come “artista principale ospite” e direttrice della scuola, sono molto preoccupata per le sorti del teatro e degli spettatori che in questi anni hanno dimostrato grande bisogno di partecipazione.

Da quando Roberto ha presentato le dimissioni, continuo a ricevere messaggi e telefonate di solidarietà e sostegno anche alle mie dimissioni; ringrazio tutti ma ci tengo a chiarire questo punto: non saprei da cosa dimettermi, non avendo, all’interno del teatro, nessun incarico istituzionale, se non la direzione della scuola con un contratto a scadenza semestrale. Tengo moltissimo alla Scuola dei Mestieri e dello Spettacolo, nata grazie alla volontà di Orlando e di Alajmo, e non vorrei assolutamente che si interrompa proprio all’inizio della sua storia, un inizio sorprendente, di grande impatto, che ha già fatto emergere giovani straordinari talenti e prodotto “Odissea A/R”, uno spettacolo acclamato da pubblico e critica con repliche previste, nella prossima stagione, in teatri prestigiosi di molte città.

Credo che in questo momento di grande crisi per la cultura, polemizzare e alimentare risentimenti sia la strada sbagliata; voglio continuare a credere nella buona fede dell’amministrazione della mia città e sperare che il Sindaco di Palermo e il Presidente della Regione Sicilia intervengano per aiutare il Teatro Biondo a proseguire il suo cammino senza traumatici coiti interrotti.
È infatti impossibile completare il percorso che si ha in mente in soli due anni, per tale motivo è importante e doveroso consentire a qualsiasi direttore artistico di concluderlo, per evitare l’insopportabile abitudine della cultura usa e getta: dimesso un direttore se ne fa un altro e si ricomincia daccapo. Mi dispiacerebbe molto prendere posizioni drastiche e dichiarare fallimento, per questo motivo attendo fiduciosa la riunione del CDA il 24 agosto in cui si discuteranno e spero revocheranno le dimissioni di Roberto Alajmo. Non potrei accettare una tale sconfitta, soprattutto di fronte all’evidenza dei fatti: il Teatro Biondo sta funzionando. La scuola del Teatro sta funzionando. Quasi tutti gli artisti palermitani hanno avuto la possibilità di lavorare e di essere prodotti dal teatro della loro città, riappropriandosene.

Roberto Alajmo ha reso felici un po’ tutti, aprendo il portone e le finestre del teatro ai suoi concittadini. Pur essendo convinta che una programmazione artistica non debba avere a che fare con l’affetto e la bontà o con dinamiche campanilistiche, devo ammettere che il suo metodo ha ottenuto ottimi risultati: ha avuto pochi nemici e quando il pubblico arrivava numeroso in sala, lui era raggiante, felice, accogliente. Dopo l’interminabile direzione artistica di Carriglio, il teatro aveva bisogno di una persona onesta. Sembrano romanticismi ma non lo sono, l’accoglienza e la benevolenza che lui ha dimostrato sono doti rarissime. Roberto è stato mansueto e ha ascoltato tutti, grandi e piccini, ed è immeritato il trattamento che oggi riceve”.

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