Dal 9 al 14 aprile in scena al Piccolo Teatro di Milano, per poi proseguire la tournée
In prima nazionale al Teatro Carignano di Torino, “La ragazza sul divano” porta in sé alcuni aspetti di relativa sicurezza accanto ad altri di novità.
Tra gli elementi più rassicuranti c’è senz’altro l’autore, Jon Fosse, penna prolifica così ben radicata nella cultura nordeuropea da diventarne, oggi, una sorta di rappresentazione.
Nelle parole che il Premio Nobel mette in bocca ai personaggi, in realtà, c’è molto poco di confortante, ma il meccanismo drammaturgico “di ghiaccio” è così ben definito da diventare, paradossalmente, una solida base sulla quale costruire. Le battute non mandano avanti una storia ma contribuiscono a scolpire tratti, sempre più profondi, dei personaggi che le pronunciano. Anche i dialoghi sono, a ben vedere, micro-monologhi, in cui la presenza effimera dell’altro sembra non avere reale necessità di esistere ma porta al risultato contrario, l’implemento della solitudine.
E’ questa, accanto all’abbandono, l’emozione che pervade lo spettacolo e che abita i meandri delle coscienze di chi è in scena. Se l’interprete lavora nel farsi tramite, ecco che il gioco, come in questo caso, funziona. I personaggi di Fosse non hanno nome perché diventano metafora del ruolo famigliare al quale appartengono. “La sorella”, “il padre”, “lo zio” sono portatori di qualcosa di estremamente piccolo che, però, si fa carico dell’intera “categoria”. La privazione del nome proprio ne garantisce una più ampia universalità perché diventa simbolo di tutte le “sorelle”, “i padri”, “gli zii”. Dopotutto non hanno nulla di particolarmente caratterizzato questi disegni molto reali e pervasivi e per questo ci affascinano.
Valerio Binasco, altro elemento di sicurezza nella dimestichezza del portar sul palco Fosse, cerca di rendere più mediterranei alcuni tratti del dipinto. Forse è un errore, un relativo tradimento, ma riesce ad avvicinarci rispetto ad un’immobilità pressoché totale che potrebbe scontrarsi troppo con una cultura realmente differente nel dare forma e habitat alle emozioni.
Il cast è variegato e di grande livello. Volti più o meno noti del cinema e del teatro si affiancano sul palco, accomunati dalla grande stima professionale verso il regista. E’ così per Pamela Villoresi, nella doppia veste di protagonista e co-produttrice dello spettacolo in quanto direttrice del Teatro Biondo di Palermo. La sua interpretazione è forse la più mediterranea. E’ una donna matura che si ritrova sola a realizzare un dipinto che non vuole venire e a fare i conti con una vita piena di abbandoni.
All’estremo opposto, Giordana Faggiano, giovane e talentuosa attrice (piuttosto costante negli spettacoli di Binasco), ci restituisce una verità fatta di silenzi e chiusure. E’ la ragazza sul divano, lì relegata, invisibile a chi la circonda se non per ricevere informazioni su dove siano gli altri personaggi in casa. A lei il compito di trasmettere la sua atroce sofferenza nel silenzio e nell’immobilità di un volto quasi incessantemente solcato dalle lacrime. Nessuno la riconosce davvero, neppure la sorella, Giulia Chiaramonte, che sfoga il vuoto interiore in modo opposto, uscendo ogni giorno e, probabilmente, concedendosi con facilità ai piaceri più travolgenti. Esita la ragazza quando la sorella le chiede di provare i suoi abiti provocanti. Prova quindi ad uscire dalla sua comfort zone dando vita ad un momento, forse l’unico, di apparente dolcezza e intima serenità ma qualcosa non funziona.
La scena di Nicolas Bovey è composta da pochi oggetti frammentati: un frigo, una lavatrice, un tavolo a lato e il divano. Sul fondo, in alto, un secondo piccolo sipario si alza su una camera da letto. E’ il luogo deputato ai tristi avvicinamenti della madre delle ragazze, Isabella Ferrari, con lo zio, Michele Di Mauro.
Le figure femminili sono le vere protagoniste della performance, affiancate da uomini inconsistenti e poco definiti. E’ così per lo stanco marito, interpretato dallo stesso Binasco, o per il padre marinaio, Fabrizio Contri, composto ed educato nel reagire a tanto affronto emotivo.
Il meccanismo che la regia riesce a mettere in moto suscita uno strano senso di pietà verso tutti i personaggi proprio perché non c’è un reale antagonista ma uno scorrere immobile di un tempo avverso.
Anche di questo abbiamo parlato nella nostra videointervista con le due attrici più giovani del cast, che abbiamo incontrato sul palco del Carignano per approfondire una modalità di lavoro sicuramente particolare e densa di una creatività che, a detta degli stessi interpreti, ha caratterizzato un percorso affiatato e arricchente.
La ragazza sul divano
di Jon Fosse
traduzione Graziella Perin
regia Valerio Binasco
con Pamela Villoresi, Valerio Binasco, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Fabrizio Contri, Giulia Chiaramonte
e con Isabella Ferrari
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
suono Filippo Conti
video Simone Rosset
assistente regia Eleonora Bentivoglio
assistente scene Eleonora De Leo
assistente costumi Rosa Mariotti
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo
In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Colombine Teaterförlag
Teatro Carignano Torino debutto nazionale 5 marzo 2024
Durata: 1h 30′
Applausi del pubblico: 2′ 43”
Visto a Torino, Teatro Carignano, il 12 marzo 2024
Prima nazionale