Lipsynch. Robert Lepage e il suo teatro assoluto

Lipsynch (photo: teatrofestivalitalia.it)
Lipsynch (photo: teatrofestivalitalia.it)

L’anteprima della terza edizione del Napoli Teatro Festival Italia è stata affidata al genio di Robert Lepage, poliedrico artista quebecchese che negli spazi industriali dell’ex birrificio Peroni a Miano ha presentato il suo ultimo “Lipsynch”.
Lo spettacolo, un kolossal di nove ore con 180 cambi di scena ma con soli nove attori, è un collage di nove storie, nove capitoli che si intersecano e hanno un filo comune: l’esplorazione e la declinazione della voce in tutte le sue forme. L’analisi di questo elemento è una novità nel teatro di Lepage, che nei suoi precedenti spettacoli ha sempre dato risalto all’immagine, allo spazio e al movimento. Con queste premesse, gli spettatori esplorano questa sorta di sit-com, una telenovela malinconica e amara che comincia con la morte su un aereo di una giovane donna del Nicaragua con un figlio in braccio.

Le storie personali, che compongono un’unica grande storia, narrano stupri, prostituzione, prevaricazioni, rapporti familiari conflittuali; si inseriscono in set cinematografici, studi radiofonici e di doppiaggio e tratteggiano un quadro originale della nostra era.
L’elemento voce è declinato in tutte le sue forme ed è protagonista di quasi tutte le storie: sono le voci di una cantante lirica e del suo figlio adottivo avviato verso una carriera da rockstar, la voce di una cantante jazz che soffre di afasia, la voce assente dei film muti e le tecniche di lettura del labiale da parte di una sordomuta, le lingue diverse che generano confusione durante una cena internazionale prima dell’inizio di un film, le voci perse degli attori, le voci dei doppiatori che sostituiscono altre voci, la voce di uno speaker della BBC, le voci dei morti, sognate e registrate, le voci dei partecipanti a un reading di poesie e quelle dei rapper. Le voci degli ultimi che non hanno voce.

I personaggi entrano in sordina sulla scena, nascosti dalle quinte, spuntano quasi con timidezza, certe volte si affacciano o strisciano all’indietro, altre volte sono ombre. Sono tutti ambasciatori della parola, della voce, del discorso e del linguaggio. Sono i soldati di Robert Lepage in questa sua nuova avventura, accompagnati da musiche che spaziano da Bach a Gorecki, da Bacharach ai Joy Division e a volte accostati a immagini religiose (San Tommaso, La Pietà e non solo). La narrazione segue un processo quasi cinematografico, dove sono fondamentali la composizione della scena e un certo tipo di “montaggio” dal vivo con modalità teatrali, tra cambi di scena repentini, complessi schemi di illuminazione, videocamere e numerose proiezioni. È il teatro di Robert Lepage, dove la scenotecnica gioca un ruolo fondamentale: segnaliamo in questo caso l’utilizzo di strutture movibili che creano ogni genere di spazio, mosse con precisione da un nutrito staff tecnico costantemente sul palco. Strutture apparentemente semplici diventano luoghi e mezzi di trasporto: jazz club, sale operatorie, librerie, uffici, metropolitane, aerei, treni, automobili.

Un’epopea contemporanea dell’uomo e dell’opera d’arte “nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, che sarebbe piaciuta a Walter Benjamin. Un teatro vivo che non si crogiola solo nella propria indubbia suggestione visiva, ma che unisce la drammaturgia cinematografica a recitazioni efficaci di attori/trasformisti o attori/eroi sottoposti a un vero tour de force, ancora più del pubblico. Uno spettacolo che è un viaggio dove i tempi dilatati e i numerosi linguaggi adottati (varie forme di canto e le quattro lingue europee più parlate) creano una consistente potenza drammaturgica ma anche un coinvolgimento emozionale. “Lipsynch” (in italiano “cantare in playback”), benché abbia forse un paio di episodi di troppo (alcuni, pure efficaci, sembrano avulsi dal contesto) ci ricongiunge con l’esperienza di teatro assoluto, di catarsi intellettiva, persa in questi ultimi anni tra performance brevi, primi studi e atti unici.

LIPSYNCH
di e con: Frédérike Bédard, Carlos Belda, Rebecca Blankenship, Lise Castonguay, John Cobb, Nuria Garcia, Marie Gignac, Sarah Kemp, Robert Lepage, Rick Miller, Hans Piesbergen
regia: Robert Lepage
produzione: Ex Machina/Théâtre Sans Frontières / in associazione con Cultural Industry LTD and Northern Stage / in coproduzione con Napoli Teatro Festival Italia, Arts 276/Automne en Normandie, Barbicanbite08/London, Brooklyn Academy of Music, Cabildo Insular de Tenerife, Chekhov International Theatre Festival/Moscow, Festival de Otoño Madrid, Festival Transamériques/Montréal, La Comète (Scène Nationale de Châlons-en Champagne),  Théâtre Denise-Pelletier/Montréal, Le Volcan Scène Nationale du Havre, Luminato/Toronto Festival of Arts & Creativity, The Sydney Festival, Wiener Festwochen/Vienna
durata: 8h 25’ (compresi 5 intervalli)
applausi del pubblico: 4’ 12’’

Visto a Napoli, Ex birreria di Miano, il 29 maggio 2010
Napoli Teatro Festival Italia 2010

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