
Grande attesa per lo spettacolo nato dalla scrittura di Erri De Luca e la pregevole regia di Giancarlo Sepe: al debutto al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli “Morso di luna nuova” raccoglie una lunga fila di spettatori.
Un affresco della Napoli del 1943, con annessa visita pre-spettacolo ai vicini rifugi sotterranei, in cui la gente di tante città italiane viveva secondo regole surreali imposte dalla condizione bellica.
Otto figure accolgono il pubblico e il suo brusio a platea accesa, quasi personaggi pirandelliani in cerca di autore emergono dal buio, a scena aperta, come se affiorassero da vecchie cartoline o fotografie color seppia.
Un vecchio generale in congedo che si ostina a formulare ragionamenti bellici e di patriottismo italo-tedesco dimostrandosi invece l’anello psicologicamente più debole, una famiglia composta da madre; figlia, l’Elvira sognatrice e intellettuale; il padre di ispirazione partigiana ma tristemente dedito ai suoi furbi traffici in superficie che lo costringono a rientrare nel rifugio solo ad allarme concluso; due macchiette che ricordano i tipi vivianeschi ma che portano in scena i valori più popolari e sinceri; il giovane romantico scrittore e il balbuziente che non balbetta più quando il suo canarino canta presagendo le bombe in picchiata.
La regia dello spettacolo colpisce profondamente, dalle scelte delle luci alla gestione dello spazio, all’utilizzo di tavole di legno che gli stessi attori modificano di posizione e di forma, intersecandosi perfettamente.
Un teatro cinematografico che mescola le ambientazioni “alla Tornatore” ai film muti anni 30, in cui i cambi di inquadrature si svolgono fisicamente, in scena, dando la sensazione che ogni spettatore stia guardando attraverso la macchina da presa e l’occhio del regista.
Un esempio è la corsa nella quale i personaggi, molto caratterizzati, si lanciano sul palco, quando devono scappare al rifugio o spostarsi simbolicamente da un luogo all’altro. Una luce illumina ogni volto, in un punto preciso della corsa circolare, ogni volta che compiono un nuovo giro, dando la sensazione delle vecchie pellicole girate a mano ed evidenziando la diversa paura negli occhi di ogni viso che affiora dal buio.
Se la regia scenica è forse una delle migliori e ben strutturata degli ultimi tempi, spesso alcuni elementi rompono questa magia: dalla recitazione a volte rigida e meccanica, poco fluida in alcuni punti e per alcuni attori, agli scoppi delle bombe, anche se giustamente troppo frequenti, che vengono spesso collocati ad interruzione di una scena o di un climax recitativo, diventando elemento banale in quel momento.
Atteso l’intermezzo meta teatrale dei due attori-macchiette che, sulla migliore tradizione della farsa napoletana, fanno esplodere il pubblico in sonore risate; anche i colleghi attori, che assistono in scena allo “spettacolino”, ridono di gusto, passando però velocemente dall’angoscia della morte, alla risata, alla decisione di rivoluzione patriottica.
Spesso, infatti, non si riesce a capire quale sia il vero filo del racconto, apprendendo diversi elementi, per lo più conosciuti e già visti, della storia del popolo napoletano e, in generale, italiano durante i bombardamenti bellici.
Alla fine dello spettacolo ciò che resta di più istruttivo è sicuramente comprendere come la vita nei sotterranei, in una situazione di guerra, possa portare a ragionare e parlare attraverso codici e regole completamente ribaltati rispetto a quelli soliti della vita “normale”, in superficie.
Il pubblico napoletano, comunque, appare soddisfatto, non curandosi di chi storce il naso su questo spettacolo. Noi , invece, diamo un applauso virtuale a due attori: Antonio Spadaro e Luna Romani.
MORSO DI LUNA NUOVA
di Erri De Luca
produzione: Compagnia Gli Ipocriti
interpeti: Giovanni Esposito, Antonio Marfella, Luna Romani, Antonella Romano, Giampiero Schiano, Antonio Spadato, Simone Spirito, Pino Tufillaro.
regia: Giancarlo Sepe
durata spettacolo: 80′
applausi del pubblico: 3′ 25”
Visto a Napoli, Nuovo Teatro Nuovo, il 5 febbraio 2010.