
Quando nacque tredici anni fa, Scenari Pagani era un punto di riferimento in Campania per poter conoscere un certo tipo di teatro, più orientato verso la ricerca anche se comunque affine a quello che possiamo intendere come “teatro di parola”. Poi, negli anni, la fioritura di nuove realtà come Eruzioni Festival ad Ercolano e Punta Corsara a Scampia, oltre ad una crescente attenzione da parte dei teatri preesistenti, come la Galleria Toledo, il Nuovo Teatro Nuovo a Napoli o lo stesso Teatro Stabile Napoletano, hanno un po’ offuscato l’identità della manifestazione.
Così, negli anni, il festival ha cercato di rinnovarsi, allargando un po’ lo sguardo anche a proposte più commerciali o musicali (l’anno scorso vennero il comico Davide Vergassola e il duo jazz Magoni/Spinetti). Ma se confrontiamo il programma dell’anno scorso (Babilonia Teatri, Davide Enia, Compagnia Krypton di Cauteruccio, e altri) con quello di quest’anno, emerge una maggiore attenzione a un pubblico più “tradizionale” a discapito di spettacoli forse più interessanti dal punto di vista della ricerca teatrale.
Ecco allora che lo spettacolo di apertura è stato affidato a Paolo Caiazzo, comico napoletano conosciuto al grande pubblico per la sua presenza a Zelig, mentre scorrendo il programma troviamo spettacoli di Giobbe Covatta, comico tarantino molto impegnato nel sociale, che porta uno spettacolo intitolato “Trenta” dedicato ai trenta articoli della dichiarazione dei diritti umani e Francesco Paolantoni, che porta con Nando Paone un classico eduardiano come “Uomo e Galantuomo”.
Il permanere della ricerca teatrale viene però garantito da compagnie come I Sacchi di Sabbia, che assieme alla Compagnia Sandro Lombardi, ex storico membro del Carrozzone/Magazzini Criminali che impreversò nella scena d’avanguardia anni ’70, portano il 27 Febbraio “Sandokan, o la fine dell’avventura”, Premio Speciale Ubu 2008. E ancora la Compagnia Gli Ipocriti con “Morso di Luna Nuova”, testo di Erri De Luca che dipinge con strazio l’Italia del ’43, sotto i colpi della Seconda Guerra Mondiale. Spettacoli molto interessanti inoltre son quelli che portano in scena Roberto Andò, che dirige Marco Baliani nel testo dagli influssi sciasciani e pasoliniani “La Notte delle Lucciole” e la Compagnia MitiPretese, che propongono “Roma Ore 11”: quattro donne che recitano e dirigono questo spettacolo tratto dagli appunti di cronaca di Elio Petri, in cui in fondo è la donna la protagonista principale.
Il festival, che ha debuttato il 6 febbraio, ospiterà tutti gli spettacoli al Centro Sociale Pagani – Casa Babylon Theatre di Pagani (Salerno), chiudendo i battenti di questa tredicesima edizione il 27 marzo 2010.
Giobbe Covatta è napoletano, cresciuto a Bologna al massimo, ma soprattutto: ha mai assistito ad un suo spettacolo? Dalle sue parole sembra stia parlando di un emergente! O forse di uno “commerciale” (peché conosciuto) e quindi non degno di nota.
Giobbe Covatta, pseudonimo di Gianmaria Covatta (Taranto, 11 giugno 1956)
(Fonte: wikipedia)
a parte che Covatta è tarantino 😀 Non sto parlando di un emergente e penso si noti, anche perchè l’ho affiancato a Paolantoni o Caiazzo che, almeno qui in Campania, hanno un larghissimo seguito. Semplicemente quello che volevo sottolineare è come negli anni ci sia stato un cambio di prospettiva che io, personalmente, non ho molto apprezzato. Occasioni per vedere Covatta o Caiazzo o Paolantoni qui in Campania ce ne sono da tirartele appresso, occasioni per vedere un Daniele Timpano o Motus o Muta Imago no, o se ci sono, sono molto rare. Poi sono punti di vista, sui quali, essendo soggttivi, non giudico.
La ringrazio Franco per la risposta, non avevo colto il senso del suo articolo.
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Per Wiki: a wikipedia ci possiamo arrivare tutti, ma definire Covatta un comico tarantino è forse troppo (anche se ci è nato). Porto un esempio, il primo che mi viene in mente, Freddie Mercury (leader dei Queen) era nato sull’isola di Zanzibar, ma sfido io a trovare qualcuno che lo abbia mai definito un cantante africano. Al massimo, per via dei genitori, un artista di origine indiana.
(fonte: wikipedia)
Insomma, caro Mix, non so se proprio il tuo paragone funziona… una cosa è uno nato in un paese africano e naturalizzato inglese. qui parliamo di poche centinaia di chilometri di distanza, parliamo di luogo di nascita altrettanto italiano, Taranto. Non vedo perché non dovrebbe chiamarlo “comico tarantino”. poi sembra che sia dispreggiativo. Direi che la definizione di Cappuccio “Giobbe Covatta, comico tarantino molto impegnato nel sociale” rende giustizia assolutamente al personaggio, presentandolo anche a chi non lo conosce affatto. Esistono, sai?