
Il “non luogo” molto spesso indica un tempo dilatato, un tempo privilegiato, più che uno spazio in senso stretto, il tempo sempre più raro dell’incontro, del confronto, dell’arte.
La seconda tappa del viaggio nei “non luoghi” metropolitani, i luoghi alternativi di produzione teatrale, si apre con l’incontro con la compagnia Santasangre, rappresentata da Luca Brinchi, e l’associazione culturale Kollatino Underground nelle vesti di Chiara Crupi. Quest’ultima, da alcuni anni, fa parte del collettivo di gestione del K. U., uno spazio occupato nel 2001 da un gruppo di giovani che hanno reso vivo e attivo lo stabile abbandonato da dieci anni di una scuola, esattamente la zona della palestra e delle caldaie.
L’idea iniziale dell’occupazione si fermava alla riqualificazione di luoghi per l’aggregazione giovanile del quartiere Collatino di Roma, zona periferica e troppo spesso dimenticata dalla istituzioni comunali, provinciali e regionali.
Nacque una nuova palestra, l’attuale sala teatro, e spazi per l’incontro e il confronto sociale e culturale.
Ma dal 2007 il Kollatino ha cambiato rotta con la forte intenzione di avvicinarsi alle forme dell’arte e della cultura, al teatro in primis.
L’avvento dei Santasangre ha dato l’avvio ad un processo di crescita significativo del Centro Sociale verso la creazione artistica e le espressioni di teatralità di ricerca e di sperimentazione. Il teatro è stato in questo caso il maggiore portavoce di un’idea di spazio aperto, libero, multidisciplinare: “Abbiamo due sale teatrali, la grande e la piccola dei Santasangre, un bar, una piccola biblioteca, una camera oscura per il laboratorio di fotografia, uno spazio in cui è possibile connettersi alla rete wireless, cosa completamente assente in questo quartiere” spiega la Crupi. Uno spazio che si vuole sostitutivo di un ambiente degradato metropolitano che non lascia respiro alla cultura, all’arte e alla comunicazione, come quello della periferia romana.
“Pensiamo alla mancanza di punti di aggregazione e di svago creativo, alla diffusa e crescente decadenza dei valori della convivenza, all’esclusione dalla vita di quartiere di una rilevante quota di giovani, all’attaccamento eccessivo e univoco ai beni di consumo come soli obiettivi di vita, ai bar, unici luoghi di incontro dei giovani abitanti della zona della Collatina, e ancor più la vasta frequentazione dei bar delle scommesse, purtroppo”.
Per questo il Kollatino Underground è un’alternativa, e dal 2007 ha incentrato la maggior parte della sua attenzione all’arte teatrale, come espressione massima di cultura aggregante.
Da anni lo spazio è aperto a moltissime compagnie romane senza dimora, per le prove e gli spettacoli, e a cinque in particolare, che sono ospitati nella formula della residenza artistica.
Il Kollatino esce poi ogni estate dalle sue pareti e organizza festival, rassegne, iniziative che prendono vita dal teatro per arrivare a risolvere alcune delle problematiche sociali del quartiere. La disaggregazione giovanile, ad esempio, trova soluzione vivida all’interno dei numerosi laboratori teatrali e di scrittura creativa che lo spazio offre.
Il teatro vissuto nel Kollatino acquista insomma una valenza sociale che troppo spesso viene dimenticata. Il teatro diviene nuovamente, come era alle sue origini, l’arte della collettività e per la collettività. Non si parla più, quindi, di un luogo che contiene teatro, ma di un perfetto connubio tra luogo e teatro. Un essere unico, una creatura similare; perfino nella loro scelta organizzativa la parola chiave è “collettivo”, pronunciata sia da Crupi che da Luca Brinchi. Il Kollatino Underground è gestito da un collettivo e anche nella compagnia dei Santasangre si parla di collettivo, eliminando ogni interpretazione aziendale e ogni posizione gerarchica sia nell’arte che nell’organizzazione di uno spazio.
Santasangre, tra le compagnie di teatro contemporaneo più conosciute degli ultimi anni, è un progetto di ricerca artistica che nasce a Roma alla fine del 2001 dall’incontro di Diana Arbib, Maria Carmela Milano, Pasquale Tricoci e appunto Brinchi.
Nel 2004, con l’ingresso di Dario Salvagnini e Roberta Zanardo, raggiungono la formazione attuale. Espressione di un collettivo artistico eterogeneo per formazione e personalità, i Santasangre iniziano il loro percorso mettendo insieme quello che rappresentava la formazione di ognuno: la body art, il linguaggio video, le installazioni meccaniche e sonore.
In risposta all’esigenza di un silenzio e di un vuoto più profondo da occupare spostano il loro lavoro all’interno del luogo teatro. Nel teatro, vissuto innanzitutto come luogo, “non luogo” della ricerca artistica, senza confini spaziali e senza limiti temporali, il gruppo ha dato maggiore concretezza a ciò che sentiva di voler comunicare.
Il motore del lavoro dei Santasangre è il rifiuto di ogni settorialità, l’esperienza complementare per realizzarsi in un azzardo di linguaggi ampliati e sincretici, in cui i processi di contaminazione avvengono lungo un asse trasversale capace di toccare i più significativi linguaggi artistici e performativi come il video, la musica e il corpo performativo.
Una contaminazione che non si ferma sll’ambito artistico, come sostiene Brinchi, ma abbraccia ogni campo, come ad esempio le scienze. Nello studio del progetto “Bestiale Improvviso”, spettacolo visto di recente all’interno della rassegna Istantanee organizzata proprio dal Kollatino Underground, il gruppo si è avvicinato a studi specifici sull’energia, in particolare quella nucleare, non intesa come fonte di distruzione, ma come l’elemento più potente che abbiamo in natura, generatrice stessa della vita, perchè parte essenziale dei processi chimici che generano il sole.
Come si può tradurre una forza tanto lontana dall’umana percezione in teatro? Il compito dei Santasangre è stato quello di trovare una risposta attraverso lunghe ricerche e studi sulla materia, “un lavoro a tavolino per pensare lo spettacolo, il più possibile in ogni suo elemento – prosegue Brinchi – e dopo questa fase intellettuale si è passati, come siamo soliti fare, alla scena, al lavoro con i performer, le loro azioni e coreografie”.
Un teatro pluridisciplinare, quello dei Santasangre, in uno spazio, il Kollatino Underground, che si proclama aperto ad ogni forma di arte e di cultura.
Le diverse declinazioni di un luogo e di un tempo, uniti in un perfetto connubio per una sensibilizzazione sociale ampia e diretta al pubblico, senza distinzioni culturali, di ceto o di provenienza; un’arte e uno spazio, quindi, che si affacciano con prontezza e grande qualità al mondo reale senza creare filtri comunicativi, abbattendo ogni muro.