Un’esplorazione poetica dello spazio. La capacità di mettere in relazione una periferia di casermoni abitati e fabbriche dismesse, con l’anima nuova, multietnica della città. Vecchi opifici e case di ringhiera dialogano con il presente, sprigionano una memoria parlante. Questo è “Atlante di Corsico”, passeggiata teatrale creata da Comteatro con il sostegno di Fondazione Cariplo.
Progettato da Carola Boschetti con la regia di Claudio Orlandini, “Atlante di Corsico” si vale della drammaturgia di Fernanda Calati e dei suoni di Gipo Gurrado. Attraverso le cuffie, scorrono nelle nostre orecchie decine di frammenti di vita, schegge di memoria, ricordi, sentimenti. Le microstorie disegnano la macrostoria. Il percorso diventa coscienza collettiva. A raccontare Corsico, paesone di 35mila abitanti collegato a Milano attraverso la chilometrica via Lorenteggio, sono tre generazioni di cittadini.
Con “Passeggiata dell’acqua”, su cui ci eravamo soffermati un anno fa, “Passeggiata del sogno” (con gli attori Claudia Marsicano, Alessandra Giglio, Emanuele Simonini, Francesca Biffi, Erica Giovannini e Riccardo Dell’Orfano) è la seconda tappa di un lavoro destinato a ripetersi e ridefinirsi nel tempo.
Dal centro alla periferia. Dal Monumento ai Caduti, luogo metaforico in tutti i sensi, all’ex area Pozzi, sede di capannoni industriali adibiti alla lavorazione della ceramica, ora abbandonati.
Davide del Grosso guida un drappello di spettatori in un periodo sospeso tra un’estate troppo spensierata e un autunno in mascherina che chissà quando finirà.
Viaggiamo dentro un’inerzia irreale, tra voci, suoni, canti. Percorriamo panorami urbani misteriosi e alienanti. Attraversiamo le larve decrepite della corruzione cittadina. Lambiamo il lerciume, la miseria metropolitana, muri decrepiti ricoperti di graffiti, rifiuti domestici abbandonati a crocicchi nascosti. Tra casamenti anonimi, spuntano angoli di bellezza: il profumo di un fiore, un prato dove si rincorrono bambini, un portale decorato in stile liberty.
Per strade, vie, giardini, dentro le piazze estese e squadrate di Corsico, la tavolozza dei colori è sobria. La città è uno scenario semplice, un palco smisurato dove agiscono impulsi profondi. Malinconie oniriche varcano i baratri della periferia. Al crepuscolo di un sabato anonimo, l’anima barcolla.
In questa drammaturgia metropolitana le voci si sommano, eppure si procede per sottrazione. La città è uno scheletro, e ognuno la riveste con la propria carne. Lo sguardo sorvola come una rondine l’arredo urbano grigio e le sue fenditure, la vita agra di una città che trova nella forte immigrazione il suo respiro libero e aperto.
«Ogni città riceve la sua forma da chi la guarda. E ogni mutamento riceve il segno di chi lo attraversa». Nella narrazione polimorfa affiora la dimensione conflittuale del lavoro usurante, dello sfruttamento operaio, dello scontro con il padrone. Ma c’è anche, soprattutto, lo spazio del progetto, della fiducia, della consapevolezza: artisti, lettori prestatori d’opera innamorati del proprio lavoro e orgogliosi di partecipare da comprimari alla grande avventura dello sviluppo, mettendo in campo il loro ingegno e la loro esperienza.
La dimensione del sogno è prevalente. Alla luce del giorno o sotto i lampioni, in questo pellegrinaggio urbano (ri)scopriamo un paesaggio troppe volte percorso con gambe frettolose e sguardo distratto. La vista sublima grazie alla lentezza, si deforma nell’ascolto, altera la percezione consueta di un parco o una fontana, di una biblioteca o un campetto di calcio. Luoghi banali schiudono segreti sbiaditi nel tempo, come la vecchia stazione di posta, all’inizio di via Cavour, dove a fine Ottocento, con l’apertura della linea dei tranvai a cavalli, ci si poteva riposare e cambiare i destrieri.
Sguardi diversi, complementari, contraddittori. Negozi che sprigionano anche il loro potere simbolico: la cartoleria, la panetteria, il negozio di caramelle, la sartoria, il biciclettaio, il sellaio e il materassaio. Luoghi ordinari diventano fiabeschi quando vengono raccontati come in una favola di Gianni Rodari o in un romanzo di Italo Calvino.
La città cambia pelle attraverso le immigrazioni e le rivoluzioni sociali. C’è uno spazio per l’ironia, con echi da teatro d’assurdo, nei momenti di scena vera a propria che vedono protagonisti Claudia Marsicano, Alessandra Giglio, Emanuele Simonini, Francesca Biffi. Essi si focalizzano buffamente su chi non si rassegna al cambiamento, oppure narrano le angosce di chi invece di quel cambiamento si fa latore. I momenti teatrali sono pausa nella pausa, una sorta di rito eucaristico che alimenta la compenetrazione degli sguardi e rinsalda la fusione di luoghi e persone.
Il rito si scioglie nell’epilogo danzante di Erica Giovannini avviato dalla fisarmonica di Riccardo Dell’Orfano. Il loro abbraccio finale, in un tutt’uno di mantice, tastiera, dita suonanti e corpo in movimento, irrobustisce il sogno, con l’ilarità e la poesia capaci di reinventare la realtà, prefigurando un’alternativa al grigiore quotidiano.
ATLANTE DI CORSICO – Passeggiata teatrale nel cuore della città
PASSEGGIATA DEL SOGNO
Con Claudia Marsicano, Alessandra Giglio, Emanuele Simonini, Francesca Biffi, Erica Giovannini e Riccardo Dell’Orfano
Progetto a cura di Carola Boschetti
Drammaturgia a cura di Fernanda Calati
Suono a cura di Gipo Gurrado
guide in passeggiata David Alessandro Bonacina e Davide del Grosso
Regia di Claudio Orlandini
Produzione Comteatro
Con il sostegno di Fondazione Cariplo