“Il manicomio è un condominio di santi. So’ santi i poveri matti asini sotto le lenzuola cinesi, sudari di fabbricazione industriale, santa la suora che accanto alla lucetta sul comodino suo si illumina come un ex-voto. E il dottore è il più santo di tutti, è il capo dei santi, è Gesucristo”.
Ci concediamo una breve escursione cinematografica per parlare dell’esordio alla macchina da presa di Ascanio Celestini, protagonista ieri (con replica oggi alle 13.45 al Palabiennale) in Sala Grande della proiezione in concorso alla 67^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
“La Pecora Nera” è la trasposizione cinematografica di un lavoro teatrale del 2005 “La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico”. Sullo schermo, oltre a Celestini nei panni di Nicola, anche Giorgio Tirabassi e Maya Sansa, mentre la fotografia è curata da Daniele Ciprì.
Sette minuti di applausi alla proiezione di ieri; abbiamo raccolto dalla rete alcune impressioni e recensioni tratte dalle maggiori testate:
“Un film non film. Ma affascinante” è il responso di Paolo Mereghetti dalle videorecensioni del Corriere della Sera che conclude dicendo “Tra i film in concorso visti finora – certo, siamo solo alla seconda giornata – questo è di gran lunga il migliore”.
“Divide gli spettatori il primo film di finzione dell’autore italiano.” scrive Claudia Morgoglione dalle pagine di Repubblica che apre anche ad una confessione tra il serio e il faceto dell’affabulatore romano a proposito delle aspettative e delle pressioni legate al suo debutto di ieri “Sì, sono ansioso, prendo le gocce, le pasticche per dormire, erbe: tutte cose che non fanno niente…”.
Restando tra il serio e il faceto, ecco cosa scrive il Giornale di Feltri: “Ascanio Celestini, Pecora nera che rumina le solite idee rosse” – “Lento, verboso, macchinoso. Ma applauditissimo. Un monologo già proposto dall’attore in tutte le salse, dalla tv al teatro. E pensare che Avati è stato scartato” si legge nell’introduzione all’articolo di Maurizio Caverzan.
Proseguiremo fino alla premiazione di sabato 11 settembre col riportare in questo spazio le considerazioni e le opinioni sul film di Ascanio Celestini… chissà che Quentin Tarantino e la sua giuria, con buona pace di Feltri & C, non decidano di premiare il solito comunista ;).
E’ possibile ricevere informazioni continue anche dalla pagina di Facebook dedicata al film e dal profilo Twitter della BIM, la casa di distribuzione.
La Stampa propone un colloquio fra Celestini e l’inviata Michela Tamburrino introdotto dalla standing ovation che ha salutato i titoli di coda della proiezione di ieri: “Dieci minuti di applausi per il film che racconta l’orrore del manicomio”.
Su l’Unità Alberto Crespi attacca il suo articolo mettendo a confronto il lavoro di Celestini con gli altri film visti nei primi giorni: “Nel contesto di questi primi giorni di Mostra, “La pecora nera” è una benedizione: finalmente un bel film, dopo incredibili schifezze…”
“… Il primo film italiano in concorso, quello che ha sfrattato dalla lista Pupi Avati, rischia di lasciare il segno. Prima era uno spettacolo teatrale, poi un libro, ora segna l’esordio cinematografico di Ascanio Celestini, artista quanto mai indispensabile in questo Paese spento culturalmente…” scrive Adriano De Grandis su Il Gazzettino che, pur con la dovuta prudenza, ribadisce la possibilità di un clamoroso exploit: “… È presto per pensare a un segnale importante dalla giuria, ma c’è anche il Leone d’oro per l’opera prima che potrebbe essere un grande riconoscimento…”
Paola Casella di Europaquotidiano.it propone una conversazione rilasciata dopo la proiezione e ne analizza i contenuti in questi termini: “…La pecora nera non è un film semplice, né da guardare né da decodificare, ma riesce a trovare una sua dimensione filmica senza tradire il suo contenuto originario, e quell’urgenza narrativa ed esigenza di verità che sono la sua forza…”
Il Fatto Quotidiano titola “Celestini, la pecora nera in Mostra” e sottolinea come la pellicola possa dar adito ad opinioni controverse: “… Chi ama Celestini, chi ama perdersi in una narrazione avvolgente, circolare e fiabesca potrà legittimamente spellarsi le mani. Viceversa, qualcuno lo troverà verboso, mal digerendo l’enfasi, le iterazioni, il “c’era una volta e c’è ancora” di un cantastorie che non si pente, che, anzi, rimane fedele a se stesso…”
Non si unisce al coro degli entusiasti Il Messaggero che giudica l’opera con scetticismo: “…Un universo violento e primitivo che evoca a tratti la sapiente ingenuità di Sergio Citti. Ma freddo, artificioso. E un poco ovvio….” mentre l’agenzia AGI titola “La critica straniera snobba la pecora nera”.
“…Celestini penetra l’ordine del discorso lecito e lo mette a soqquadro con ironia e profondità, dando voce ai senza voce…” Il Manifesto
Su Il Sole 24 Ore di domenica 5 settembre Cristina Battocletti analizza i primi giorni di festival salvando, fra i pochi, proprio il film di Celestini: “…Celestini trascina e convince, assolvendo le paure di chi temeva che il film fosse una mera trasposizione della sua bella opera teatrale…”
Sempre domenica, LoudVision propone un’intervista rilasciata lo scorso venerdì dove Celestini ripercorre le tappe che lo hanno condotto alla realizzazione del film.
Il Sole 24 Ore di martedì 7 settembre gioca a dare i numeri con le news a cura di cinematografo.it sulle quotazioni dei bookmakers per la vittoria finale: favorito “Black Swan” di Darren Aronofsky mentre tra gli italiani “…La pecora nera di Ascanio Celestini (12,00) avrebbe più chance degli altri tre: La Passione di Carlo Mazzacurati è dato a 14, Noi credevamo di Mario Martone a 16, La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo a 18…”
8 settembre: cerca di accendere la polemica il pezzo uscito oggi sul Corriere del Veneto dove si riportano alcune dichiarazioni a margine del premio Trabucchi consegnato quest’anno a Milena Gabanelli: “Celestini al premio Trabucchi esalta l’assassino di Umberto I – Un vero patriota». E il figlio del grande giurista o difende”
Dal suo blog Corazzata Potemkin, Paolo D’Agostini opera una vera e propria carrellata sui film visti finora: “…Sorprendente Ascanio Celestini che si cimenta per la prima volta con un vero film, “La pecora nera”, usando il cinema con sicurezza e senza soggezione come fece Pasolini…”
9 settembre: anche il Gazzettino prova a stilare dei pronostici: “Leone, favoriti Post Mortem e Detective Dee, Mazzacurati precede Celestini”
Reuters Italia prova a tracciare un bilancio dei film italiani presentati a Venezia: “Festival Venezia, italiani senza gloria ma con qualche applauso” precisando però che: “il debutto cinematografico di Ascanio Celestini, è stato applaudito dalla stampa italiana ed estera per aver affrontato il mondo dei manicomi con sensibilità e personalità”.
10 settembre – Rainews24: – “La Pecora nera” di Ascanio Celestini vince il “Premio Fondazione Mimmo Rotella” al Festival del Cinema di Venezia. –
Altri pronostici dalla pagina degli spettacoli di Tiscali che concede poche chance al film di Celestini: “… Tra i film di casa nostra il favorito è La passione, di Carlo Mazzacurati, che ha ottenuto il plauso della critica e grandi applausi del pubblico. Ottime quotazioni per Noi credevamo, la coraggiosa rilettura del Risorgimento fatta da Mario Martone. Meno possibilità per il Leone sembrano avere La solitudine dei numeri primi, di Costanzo, e La pecora nera di Ascanio Celestini…”
11 settembre – Europaquotidiano.it fa un sunto di questa 67^ edizione del festival annunciando magre consolazioni per il cinema italiano: “…e gli italiani? A dar retta a “Radio Lido”, i critici stranieri non hanno apprezzato né La pecora nera di Ascanio Celestini né La passione di Carlo Mazzacurati, non hanno capito granché del Risorgimento secondo Mario Martone, e sono rimasti spiazzati dal semi-horror di Saverio Costanzo, che però ha i suoi fan fra i critici più giovani…”
Le premiazioni – Niente di fatto. “La Pecora Nera” è stata letteralmente ignorata da qualsiasi premio fra quelli ufficialmente assegnati dalla giuria della 67^ Mostra Internazionale del Cinema.