
Il “festival internazionale del teatro in piazza” di Santarcangelo nacque nel 1971 con forte carattere sociale e politico. Oggi, anno 2010, Santarcangelo 40 festeggia se stesso (dopo anni di crisi e la “nuova era” inaugurata lo scorso anno) partendo dal suo nucleo originario: il rapporto con lo spettatore e i luoghi. Il teatro e l’atto creativo, abbandonati i maestri e le ideologie – ché il nostro non è più tempo di ideologie – cercano di nuovo la propria necessità di essere.
Il festival prenderà corpo dal 9 al 18 luglio prossimi, con gli eventi concentrati nei due fine settimana dal 9 all’11 e dal 15 al 18 luglio.
Saranno ospiti dell’edizione circa 30 produzioni internazionali (Giappone, Spagna, Argentina, Israele, Libano, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cile) che riguardano teatro, danza, performance, cinema, letteratura, disegno, arte pubblica, musica. Alcune creazioni sono prime assolute, altre prime per l’Italia, altre troveranno un nuovo allestimento all’interno del festival.
Il manifesto si presenta neutro (si fa per dire): un campo rosso, quasi fosse magma, energia in attesa di mani plasmatrici, aperto alla creatività di chiunque voglia partecipare inserendovi un’immagine. Eventuali originali di tali opere saranno vendute in un’asta-spettacolo per rimpinguare le casse del festival, ridotte dai tagli finanziari operati dagli enti locali.
Protagonista, oltre al pubblico, si preannuncia quindi il non codificato, il gesto che sorprende e sveglia, l’urlo improvviso, il non atteso, l’atto necessario.
L’impronta politica e rivoluzionaria del fare teatro emerge nel chiamare in causa il pubblico, protagonista dell’evento, cosicché Santarcangelo ridiventi piazza delle possibilità o possibilità delle piazze.
La direzione artistica di quest’edizione nasce come secondo movimento di Santarcangelo 2009/2011, che ha visto e vede avvicendarsi grossi calibri della produzione teatrale romagnola: l’anno scorso è stata Chiara Guidi/Societas Raffaello Sanzio, quest’anno è la volta di Enrico Casagrande/Motus, mentre l’anno prossimo toccherà ad Ermanna Montanari/Teatro delle Albe.
Proprio Enrico Casagrande, coadiuvato nella direzione da Rodolfo Sacchettini e Daniela Nicolò, spiega che “…un festival non può essere vetrina, ma deve farsi luogo del rischio, della scoperta, della messa in gioco, della comunione”. E prosegue: “Siamo figli di un tempo che fa paura per la sua impermeabilità a tutto! Un oggi che urla, che non trova domani, bussa dall’esterno e l’arte lo ascolta, e documenta e trascrive nei propri linguaggi il multistrato del mondo. Gesti semplici e meditati, necessari, che gettano le fondamenta di una comune epifania”.
Un festival che si interroga sulla realtà quale epoca deteriore non può non trascinare nel rischio il pubblico, che è posto al centro della creazione artistica, con gli italiani Fagarazzi & Zuffellato con “Enimirc”, gli anglo-tedeschi Gob Squad con “Super Night Shot”, il catalano Roger Bernat con “Domini Públic” e “Pura Coincidèntia” da “Insulti al pubblico” di Peter Handke, gli olandesi Wunderbaum con “Magna Plaza”, gli italiani Codice Ivan (Premio Scenario 2009) con “W.room—visitors(space)”, che coinvolgeranno con gli spettatori, più o meno consapevoli, nella creazione di nuovi spettacoli e performance.
“H. Alfavita#2 – Immagini della realtà”, il laboratorio condotto da Fanny & Alexander per tutto il periodo, cercherà di comporre un Atlante rosso del festival, attraverso la collazione di immagini, sulla scia del pensiero di Aby Warburg.
Grande attesa per il regista argentino Daniel Veronese che, con “Todos los grandes gobiernos han evitado el teatro ìntimo”, opera una rilettura in chiave personale e quotidiana di “Hedda Gabler” di Ibsen. Ci saranno inoltre i giapponesi Fai Fai, l’argentina Tatiana Saphir, gli israeliani Public Movement, i libanesi Rabih Mroué e Lina Saneh, e la bulgara Snejanka Mihaylova, attraverso un percorso che vede il teatro passare dal ruolo di ponte tra conflitti irrisolti a quello di creatore di nuovi alfabeti.
E poi ancora Babilonia Teatri, Cosmesi, Teatro Sotterraneo che, con “Finale del Mondo”, drammaturgia radiofonica che sarà in onda anche su Radio3 l’11 luglio, sfiderà nell’ascolto i mondiali di calcio. Infine Portage, la video-maker Maria Arena, la danzatrice Cristina Rizzo, Alessandro Sciarroni, Korekanè, Zapruder filmmakersgroup e Teatro delle Moire.
A sorpresa “Strike!”, le incursioni-laboratorio guidate dall’attrice Silvia Calderoni, premio Ubu 2009 miglior attrice under 30.
Il festival sarà chiuso dalla performance-lettura sfrenata e cavernosa di Filippo Timi, “Laifi Snao”.
Non mancheranno spazi dedicati alla musica, con Ronin e OvO, il pianista irrequieto Elew (Eric Lewis), prediletto dalla famiglia Obama e compagno di scena di molti grandi del rock, e la musicista e cantante Jessie Evans; al cinema, con i film documentari di Pietro Marcello, Federico León e Gianfranco Rosi; alla scrittura con La voce degli scrittori, letture di scrittori dal vivo con Nicola Lagioia, Gaia Manzini, Giorgio Vasta e Simona Vinci; alle proiezioni di disegni animati sulle finestre del paese a cura del Corso di Perfezionamento di Disegno animato del liceo artistico “Scuola del libro” di Urbino, Finestre di luce.
Mentre per il “post-teatro” ballo notturno in piazza animato dai dj Ics, Trinity, UbiBroki, Squat#5, Nada, Bronson prod.
Una sezione speciale di questa edizione del festival, dal titolo ESC (dal tasto del pc), comprenderà numerosi altri artisti con eventi musicali, danza, creazioni di orti urbani, laboratori per bambini, laboratori di fotografia, e molto altro.
Tra le iniziative legate al quarantennale si segnala una mostra di manifesti e foto d’epoca ingigantite installate negli angoli del paese sede di eventi artistici memorabili, e installazioni video nei locali pubblici.
Grande ritorno a Santarcangelo per la finale del Premio Lo Straniero, riconoscimento assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi a figure “eretiche” distintesi in vari campi, tra cui l’arte, l’intervento sociale, la scienza, la filosofia.
Infine, altra novità di quest’anno, è costituita da un campeggio, allestito nella zona antistante lo stadio di Santarcangelo a cura dell’associazione Ora d’aria, per aumentare la capacità di accoglienza e permettere anche ai più giovani (e generalmente più squattrinati) di soggiornare nella cittadella del festival: un esperimento per cercare di trasformare davvero la splendida cittadina romagnola in un’occasione di “teatro giovane per i giovani”.