Senza famiglia. Per Animanera la rivoluzione comincia a casa

Senza Famiglia - Animanera

Senza Famiglia - AnimaneraCosa può accadere se una madre femminista e rivoluzionaria degli anni ‘70 decide di resuscitare al proprio funerale per redimere la figlia casalinga?
Magdalena Barile affronta così, con una parabola tragicomica e noir, il tema dell’identità e delle responsabilità dell’insegnamento familiare nella maturazione dell’individuo.

“Senza famiglia” è il secondo episodio della saga familiare iniziata dalla giovane drammaturga con “Fine famiglia”, racconto della cosciente decisione di lasciarsi da parte dei componenti di un nucleo familiare, e di quanto questo addio sia difficile da attuare.
La compagnia Animanera dedica alla saga un intero weekend nell’accogliente spazio del Crt di Milano.  
Due allestimenti differenti ma consequenziali quelli proposti dalla compagnia, ormai nota per le sue performance provocatorie nell’ambito milanese.

I protagonisti di “Fine famiglia”, divenuti simboli di una dimensione familiare deviata ma molto riconoscibile, sono scaraventati dal mondo di delirante affetto ed esasperante legame in una vicenda più cupa, che squarcia – pur non perdendo in ironia – il bel quadro, mostrandone le contraddizioni e la violenza.
Se il mondo di “Fine Famiglia” è divertente e frizzante, non si può dire altrettanto di “Senza famiglia”: qui il lato oscuro dell’identità viene portato in campo e sviscerato con scientificità, colpendo il pubblico con la sua violenza. Una educazione alla emancipazione che ha la particolarità di avvenire tra due esseri legati dal sangue ma lontani anni luce in personalità, una tragicommedia tinta di nero in cui i personaggi, sempre più disegnati nel loro cliché di massaia, figlia ribelle e autolesionista, marito maschilista e superficiale, figlio omosessuale irrisolto, si colpiscono l’un l’altro alla ricerca di amore.
Irrisolti e oppressi dalle regole di una morale autoimposta, sempre alla ricerca di aderire ad un modello di perfezione altrui, i  personaggi annaspano, accecati e bisognosi di certezze sullo sfondo di una villeggiatura al mare.

Magistrali le interpretazioni di Debora Zuin, madre adorabile ed adorante sino alla malattia, e di Giovanni Franzoni, che dà corpo e straordinaria femminilità alla madre rivoluzionaria e nostalgica di un passato eroico e dalla violenza animale. Tra loro è sintonia, e notevole è la capacità di arrotondare queste figure caratterizzate e grottesche dotandole di sfumature delicate, vibranti, spesso commoventi.
Due personalità molto forti che non riescono comunque a oscurare le presenze sceniche di Natascia Curci, Nicola Stravalaci e Matteo Barbè, divertente figlio gay dall’animo naif e romantico.

Grande lavoro di gruppo  e sinergia quindi, elementi fondamentali in due spettacoli di difficile orchestrazione e precisione scenica, giocati su ritmi, partiture fisiche e vocali di impatto. Interessante la scelta registica di Aldo Cassano, grottesca e surreale, che trova il suo pane nella drammaturgia della Barile e che permette la creazione di immagini suggestive attraverso l’uso di segni calibrati e continuamente reinventati dagli attori in scena.
Unica pecca in questa scelta pulita ed essenziale riguarda la musica, meno originale di quella che accompagna il rito natalizio di “Fine famiglia” e meno efficace rispetto agli altri elementi scenici.

Senza Famiglia. La rivoluzione comincia a casa
testo: Magdalena Barile
regia: Aldo Cassano
con: Matteo Barbè, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci, Debora Zuin
assistente regia: Antonio Spitaleri
costumi: Lucia Lapolla
scenografia: Petra Trombini
luci: Anna Merlo
coproduzione Animanera – CRT Teatro dell’Arte
con il sostegno di Comune di Milano – Fondazione Cariplo Progetto Etre
durata: 1h 10’
applausi del pubbico: 2’ 20”

Visto a Milano, Crt Salone, il 22 gennaio 2012

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