
“I morti e gli addormentati non sono altro che figure dipinte: e solamente all’occhio dei bambini mette paura un diavolo dipinto. S’egli sanguina indorerò del suo sangue il viso dei servi, poiché di essi deve apparire il disdoro”. (Macbeth, William Shakespeare)
A due anni da “Limite”, “Sonno” – ultimo episodio della ricerca teatrale di Vincenzo Schino, nonché progetto vincitore del Premio Lia Lapini 2010 – ci introduce in una nuova esperienza visuale fatta di ritratti grotteschi in chiaroscuro ispirati alla creazione artistica del pittore spagnolo Francisco Goya.
Un’indagine sul doppio, come recita il programma di sala, che mette a confronto l’universo pittorico dell’artista aragonese con le istanze derivanti dal lavoro di composizione drammaturgica della creazione scenica. Arte figurativa e visione in carne ed ossa, in un’ideale contrapposizione di gesti ed impulsi onirici.
In bilico fra regno dei vivi e regno dei morti, confini propri dell’arte, un incessante scrosciare di pioggia (in scena come nella realtà climatica torinese delle ultime settimane) ci conduce all’interno delle spettralità evocative di natura shakespeariana. La tragedia del “Macbeth” viene colta a pretesto per operare un’indagine allegorica sulla duplicità: bianco e nero, bene e male, vita e morte, visione e rappresentazione, sia essa pittorica o drammaturgica. Doppiezze che emergono come fondamenta di un teatro, quello proposto dal regista barese, che si contrappone e si confronta col senso della rappresentazione teatrale tradizionalmente intesa.
Sguardi, vivi per metà, trascinati nell’oblio di sonni immemori al suono ipnotico di un dito fatto scorrere attorno al bordo di un calice. Apparizioni che emergono e scompaiono sullo sfondo di una scena lunare, a tratti colorata da scariche elettriche rosso sangue.
E’ un incantum immaginifico, un sabba delle streghe in cui il tempo, dilatandosi e ricongiungendosi, attraversa i millenni, dall’animale all’umano, dal preistorico al tecnologico (esemplare il momento in cui si attribuisce il potere di ridestare dalle profondità oniriche al ristabilirsi del contatto fra due enormi cavi elettrici) per ricordarci di come facilmente le divinità possano ridursi a saltellare come rane, per insegnarci di come facilmente un sonno qualunque possa impossessarsi del tempo.
Trattandosi di una prima nazionale (antecedente a questo debutto ufficiale al Festival delle Colline Torinesi vi era stata solo una prova aperta nel novembre 2010 a Milano e l’anteprima a Salerno), “Sonno” è inevitabilmente uno spettacolo incompleto, di un’incompiutezza forse voluta, come dopo un sogno interrotto da un brusco risveglio. Ci si ritrova dunque essenzialmente nudi e pieni di interrogativi di fronte a quest’opera, con domande che, prendendo vita dal senso del teatro e dell’arte in genere, rimbalzano fino alle speculazioni di giudizio sulla creazione a cui si è appena assistito.
Nel complesso, un lavoro di estremo rigore formale ed eleganza: un tratto estetico a cui Schino, non a caso allievo della Valdoca, ci ha abituati ormai da tempo.
Da vedere, nonostante (e in virtù) della sua incompiutezza.
SONNO
di Vincenzo Schino
regia: Vincenzo Schino
cura della visione: Vincenzo Schino
pittura: Pierluca Cetera
con: Emiliano Austeri, Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, Fabio Venturelli
dramaturg: Letizia Buoso
cura del movimento: Marta Bichisao
scenografia: Emiliano Austeri e Vincenzo Schino
progettazione, realizzazione scenotecnica e macchinistica: Emiliano Austeri
spazializzazione del suono: Gennaro Mele
special art effects: Leonardo Cruciano Workshop
aiuto regia e organizzazione: Marco Betti
collaborazione allo studio del movimento: Simona Zaccagno
collaborazione ai suoni: Alice Berni, Adam Bourke, Luca Fusconi, Enrico Malatesta, Simone Marzocchi, Gaetano Liberti
produzione: Opera, la Lut/Festival Voci di fonte, Festival delle Colline Torinesi, Linea d’Ombra-Festival Culture Giovani 2010, Kilowatt Festival (in collaborazione con Regione Toscana – Progetto Filigrane e Centro Il Funaro di Pistoia)
progetto vincitore Premio Lia Lapini 2010 e Bando Linea d’Ombra 2010
con il sostegno di Associazione Demetra, Teatro Valdoca, Indisciplinarte, Leonardo Cruciano Workshop, l’Arboreto-Teatro Dimora di Mondaino, Terzo di Danciano, PiM spazio scenico, Stefano Romagnoli, Santarcangelo dei Teatri
durata: 56’
applausi del pubblico: 2’ 26”
Visto a Torino, Cavallerizza Reale, il 7 giugno 2011
raramente ho visto uno spettacolo più brutto di “sonno”, e dire brutto è sicuramente riduttivo.
è sembrato il bignami della psicanalisi. la bulimia di segni e simboli presenti sul palco, tra la copertina di nursery crime dei genesis e i quadri di colombotto rosso, rendevano il tutto pacchiano e noioso condito da una prova attorale pari al saggio di fine anno di una scuola di periferia di animazione teatrale. peccato!