The Plot is the Revolution. Dal Living ai Motus il teatro come rivoluzione

Motus e Ludith Malina
Motus e Ludith Malina
Silvia Calderoni e Judith Malina (photo: Claire Pasquier)

Confessiamo che, viaggiando per la Turchia, mai ci è venuto in mente di visitare le rovine di Troia: la paura di dover ammirare quattro sassi in croce e un cavallino di legno alto due metri ci ha sempre spaventato assai. Ci piace di più immaginarla, la città dei Teucri, con le sue alte torri e le rive dello Scamandro.

Allo stesso modo, abbiamo sempre avuto paura ad avvicinarci ai grandi miti del teatro, di cui abbiamo solo sentito parlare o visto sbiadite immagini in bianco e nero. E’ accaduto ad esempio per il Living Theatre.
E’ pur vero che, più di quindici anni fa, ci era capitato di ammirare Judith Malina impegnata in “Maudie e Jane” con Gli Alfieri di Luciano Nattino. Ma allora era un’altra cosa, lì era l’attrice, con la sua corporeità che si faceva presente, non il mito.

Così, dobbiamo ammetterlo, avevamo qualche titubanza nell’accostarci, quarantacinque anni dopo i leggendari spettacoli del Living, “Antigone”, “The Brig” e “Paradise Now”, a “The plot is the revolution”, lo spettacolo evento dei Motus progettato da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò con Judith Malina, che il festival di Santarcangelo (in questi giorni al suo secondo e ultimo fine settimana) ha doverosamente ospitato all’interno del programma dedicato all’attore.

Il “contrasto” tra l’ottantacinquenne Judith Malina e la ricerca contemporanea inesausta di Motus ci ha mosso corde di curiosità inusitate.
“The plot is the revolution” è il debutto del progetto “Motus 2011 > 2068”, un percorso che intende, attraverso atti teatrali che coinvolgeranno non solo artisti ma anche gente comune, sondare tutte le possibilità della scena come azione “politica” sul presente.
Così, nel minuscolo teatro all’italiana di Longiano, in una platea senza sedie e ricoperta di cartone bianco che diventa una cosa sola con il palcoscenico, abbiamo assistito al dialogo di due mondi lontani mezzo secolo tra di loro, ma uniti indissolubilmente dalla rivoluzione utopica del teatro.

Judith Malina, fondatrice del Living, e Silvia Calderoni, giovane attrice-icona dei Motus, imbastiscono un semplicissimo dialogo tra generazioni che, in un’ora e un quarto di spettacolo, diventa metafora lucidissima del valore universale del teatro, di quell’arte come possibilità di rivoluzione, che può unire passato e presente, tradizione della ricerca e ricerca della tradizione.

Ecco dunque Judith e Silvia una davanti all’altra. Silvia che timidamente pone domande e Judith che lucidamente risponde, Judith che parla della sua Antigone di allora, della sua Prigione di allora, del suo Paradiso di allora, mentre Silvia contrassegna con il nastro adesivo nuovi spazi teatrali, riempiendoli del suo essere attrice, ora.
E ora è proprio lei, Silvia, che è Antigone mentre ingoia e vomita la terra che ricopriva il corpo del fratello insepolto; ora è lei, Silvia/Antigone, mentre raccoglie sulle sue spalle Polinice; ora è lei, Silvia, che, appestata nel nome di Artaud, si accascia stremata senza respiro.

Perché è sempre e ancora la parola ora, ‘now’, che sta al centro di tutto: perché sempre e ancora il teatro, per essere dirompente, ha bisogno di essere rivoluzionario nel momento stesso in cui viene fatto.
Allora: quando la polizia interveniva per arrestare gli attori del Living che proponevano un teatro che abbatteva muri creati dal potere e dal conformismo.
Adesso: per comunicare il proprio disagio di un mondo che ha perso la dimensione della rivoluzione.

Gli spettatori diventano così partecipanti, contrassegnando anche il palcoscenico dei loro pensieri e delle loro emozioni, lo stesso palcoscenico che a pezzi viene trasportato realmente e metaforicamente fuori dal teatro.
E mentre da tutte le porte aperte, sia della platea che dei palchetti, la luce illumina attori e pubblico, allora sì che finalmente vediamo nitidamente le alte mura di Troia, con lo Scamandro argentato e il colossale cavallo di legno.

The Plot is the Revolution

di: Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con: Silvia Calderoni e Judith Malina (Living Theatre) e la comunità a-venire di “The Plot”
suono: Andrea Comandini
spazio scenico: Enrico Casagrande, Daniela Nicolò, Damiano Bagli
luci: Luigi Biondi
una produzione: Motus con la collaborazione di Thomas Walker, Cristina Valenti e Brad Burgess Evento Eccezionale
realizzato grazie al sostegno di Fondazione Morra – Napoli e la collaborazione di Santarcangelo 41
foto: END&DNA
durata: 1h 15′

Visto a Longiano (FC), Santarcangelo dei Teatri, il 10 luglio 2011

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