Uovo Performing Arts 2010, lo sguardo indisciplinato sulla contemporaneità

Super Night Shot
Super Night Shot
Super Night Shot (®David Baltzer)

Torna a Milano, nella sua ottava edizione, Uovo Performing Arts, festival internazionale che presenta curiosi ed innovativi esempi di arti performative, scelte e selezionate in tutta Europa.
Da domani 18 marzo fino al 21, dodici artisti provenienti da Gran Bretagna, Germania, Francia, Croazia, Belgio, Svezia e naturalmente Italia presenteranno, in una edizione “concentrata” del festival, produzioni assolutamente anomale dal punto di vista della fruizione. Il festival infatti sceglie quest’anno di promuovere lavori che definisce “fuori formato”, che comportano il coinvolgimento diretto del pubblico nella fruizione e ripensano così al rapporto tra spettatore e artista.

I concetti di autenticità ed intimità si ripetono in ogni performance o installazione e permettono di riflettere sulla rete di relazioni al centro delle quali si trova quotidianamente ognuno di noi, sovvertendole con l’artificio della finzione.
Ecco allora lavori come “Super Night Shot” (domani al Teatro dell’Arte), della compagnia Gob Squad: una performance live su multischermo che viene girata nelle vie di Milano un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, e ogni volta prende la forma che decide chi viene interpellato. Il pubblico diventa quindi parte integrante della performance e ne stabilisce la direzione. Qualche volta può diventare un ‘action movie’, altre volte un video rap o una docu-fiction, in un continuo rimescolamento di generi.
Sempre al Teatro dell’Arte si riflette poi sul rapporto tra infanzia e linguaggi del contemporaneo, con la nota fotografa Linda Fregni Nagler che ha realizzato un video insieme ai bambini del Convitto Longone di Milano, con cui ha lavorato in un laboratorio ispirato alla fotografia surrealista. Bambini che diventano protagonisti del lavoro e performer di loro stessi.
Uovo non è però solo arte visiva ma anche musica: il 19 marzo saranno presentate in concerto due tra le nuove band più interessanti del panorama londinese, John&Jehn e We Have Band. E ancora il 20 marzo sarà allestito un dj set con David Holmes, musicista e compositore nord-irlandese, figura eclettica e particolare della scena musicale e autore delle colonne sonore di molti film di Steven Soderberg.

La relazione diretta con il pubblico si realizzerà in pieno anche nel progetto ”Mangiachetifabene”, dove Francesca Sarti (del collettivo Eating design) e Marco Velardi (della rivista Apartamento) organizzano una cooking class dove alcuni degli artisti del festival, e ovviamente il pubblico, parteciperanno ad un’esperienza curiosa creata nel momento stesso in cui verrà agita.
E, ancora, i Dewey Dell alla Triennale di Milano con una nuova tappa di “Cinquanta urlanti quaranta ruggenti sessanta stridenti”, una ricerca sul suono e il movimento dove i rumori del mare sono espressi da un unico organismo di corpi.
Barbara Matijević e Giuseppe Chico presentano poi due lavori che utilizzano il formato della lettura/conferenza, accompagnati da una grande lavagna dove la performer segnerà immagini legate al tema della presentazione, una ricostruzione del vissuto mondiale a partire dal 1984, passando per l’infanzia dell’artista nella Jugoslavia comunista.

Uovo va dunque alla ricerca di un nuovo rapporto tra spettatore e pubblico, che smette di essere semplice osservatore e diventa parte integrante del lavoro. Colpisce l’assenza di molti gruppi prettamente teatrali che forse avrebbero qualcosa da dire sulla relazione pubblico/spettatore, ma è pur vero che le ‘perfoming arts’ sono ormai appannaggio di altre categorie di artisti, provenienti dal mondo del design, della musica, della fotografia e delle arti visive in genere. A dimostrazione del fatto che, oggi, la via della contemporaneità per creare l’arte sceglie una commistione di esperienze e vissuti. L’importante è che siano mescolati bene!

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