Vollmond. La danza pura come l’acqua di Pina Bausch

Vollmond - Pina Bausch
Vollmond - Pina Bausch
Vollmond (photo: Laurent Philippe)

Acqua, musica, rumore; acqua, gesto, sogno, salto; acqua, ritmo, vuoto, musica, buio, veloce, lento, denso.
Non si può raccontare uno spettacolo di Pina Bausch. Non si possono raccontare i suoi ballerini. Pochi gesti semplici, che riescono a trasportarti dove tu, arrivato di corsa in un teatro pieno, sempre in lotta con te stesso (perché ami e vivi di teatro ma sai che non ti farà pagare l’affitto) è da tempo che non riesci ad andare.

Come descrivere l’acqua che cade sugli attori-danzatori e fluisce con il loro corpo, in un unico movimento sinuoso, quasi erotico? Come trasmettere con le parole la passione tra uomo e donna, che in “Vollmond” viene raccontata in due minuti, scavando e rappresentando l’archetipo umano, con un’ironia spiazzante, senza mezze misure e una poesia struggente?

Un solo scoglio al centro della scena, luogo di incontro e scontro dei ballerini, dal quale tuffarsi e sul quale baciarsi, unico oggetto di scena, perché si sa, non c’è bisogno di altro se il corpo parla da solo.
Immagini a non finire si intersecano le une con le altre, in una densità di significati e significanti che a tratti, anche a distanza di ore, tornano alla mente e segnano, inevitabilmente.

Dopo vent’anni di assenza, la compagnia di Pina Bausch senza ormai più lei, il suo Tanztheater Wuppertal, torna a Milano con “Vollmond (Luna Piena)”. Uno spettacolo del 2006 che racconta in sintesi tutto il suo lavoro, la passione sradicata, feroce e crudele, gettata nella danza; i gesti spezzati e la destrutturazione del corpo, i ballerini vestiti in camicia e pantaloni e la vita che scorre davanti agli occhi di spettatori immobili, spiazzati in un silenzio sospeso, col fiato trattenuto in un’apnea di due ore e mezza.

L’amore, la passione, la paura e la solitudine femminile, ecco il nucleo centrale dello spettacolo, dove la donna è madre e figlia, amante, amica, ammiccante e sensuale, centro del mondo. E l’acqua, che fa da cornice a tutto il lavoro, bagna il palco, i capelli, i vestiti, straccia le convenzioni e irrompe come una cascata.

L’applauso finale, la standing ovation della sala, è quasi una liberazione di chi sa di aver assistito a un momento unico.
Impossibile fare una recensione di Pina Bausch.
Lo spettacolo lo si può solo vivere.

Vollmond
Ein Stück von Pina Bausch

regia e coreografia: Pina Bausch
scene: Peter Pabst
costumi: Marion Cito
collaborazione musicale: Matthias Burkert, Andreas Eisenschneider
assistenti alla regia: Robert Sturm, Daphnis Kokkinos, Marion Cito
interpreti: Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Silvia Farias Heredia, Ditta Miranda Jasjfi, Dominique Mercy, Nazareth Panadero, Helena Pikon, Jorge Puerta Armenta, Azusa Seyama, Julie Anne Stanzak, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza
musiche: Amon Tobin, Alexander Balanescu con Balanescu Quartett, Cat Power, Carl Craig, Jun Miyake, Leftfield, Magyar Posse, Nenad Jelić, René Aubry, Tom Waits
un evento a cura di Andres Neumann International
produttore: Andres Neumann
durata: 2h 30′ con intervallo
applausi del pubblico: 9′

Visto a Milano, Teatro Strehler, il 10 febbraio 2011

1 Comments

  1. says: Veronica

    Ottima recensione..impossibile raccontare uno spettacolo della grande Pina, impossibile davvero.

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