Saverio La Ruina: Italianesi in cerca d’identità

Saverio La Ruina
Saverio La Ruina
Saverio La Ruina (photo: teatrodiroma.net)

E finalmente, dopo mesi di sperimentazioni di nuovi linguaggi e performance multimediali, il teatro! Finalmente, dopo la dittatura del video e del suono e della tecnologia, la scrittura! Ci voleva Saverio La Ruina per farmi rientrare in contatto con un teatro semplice e diretto, impegnato e coinvolgente.

La sua compagnia Scena Verticale ha presentato a Roma la settimana scorsa “Italianesi”, monologo che racconta una storia vera: quella di circa un migliaio di figli di italiani internati in Albania, loro terra natale, rei di essere nemici del regime salito al potere dopo la fine della seconda guerra mondiale. Persone che vissero segregate con il mito dell’Italia. Albanesi ma figli di italiani che, quando finalmente dopo 40 anni rientrarono in patria, furono bollati come stranieri e discriminati.

Tonino, il personaggio interpretato dall’attore calabrese, è una di queste persone. Parla bene l’italiano anche se non c’è mai stato: gliel’ha insegnato il vecchio sarto del campo di concentramento. La lingua di Tonino ha una leggera inflessione calabrese (dovuta dalle origini del sarto) e un tocco esotico.
Come accaduto nei precedenti lavori “Dissonorata” e “La Borto”, La Ruina parte dalla lingua per costruire la sua immedesimazione nel personaggio.
Anche Tonino fa il sarto nel campo di concentramento, e vive nell’attesa di avere la possibilità di volare verso l’Italia per raggiungere il padre mai conosciuto. Sogna aerei, città d’arte e musica.

Il personalissimo omaggio alle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia di La Ruina prende parte alla Storia attraverso un racconto poco conosciuto ma emblematico, che deve far riflettere sul nostro approccio ai flussi migratori di oggi.

Padrone della sua lingua, La Ruina padroneggia anche il suo corpo, facendolo diventare quello di un sarto ingenuo e illuso che ha a che fare con la dittatura albanese.
Il mito dell’Italia però gli si scaglierà contro.

Nei suoi umili panni di sarto, zoppo a una gamba, La Ruina è decisamente credibile. Incespica sui suoi passi e si aggrappa all’unica sedia che compone la scenografia.
Siamo di fronte al corpo come emblema di una tragedia sconosciuta, esempio di vittima dimenticata.

Ma il capolavoro di La Ruina, una volta messi a punto voce e corpo, sta nella scrittura.
La drammaturgia è precisa, i numerosi salti temporali descrivono bene una storia non semplice da raccontare perché così lontana e dimenticata.
E nei passaggi fra macro e micro storia, fra globale e locale, fra politica e vita privata ecco la parte più riuscita dello spettacolo, quella dove gli spettatori possono accostarsi a una vicenda assurda e paradossale da far drammaticamente riflettere.
Oltre a questo, un’occasione per osservare con un occhio diverso e romantico il tanto criticato e avversato Belpaese. Nazione che, forse come nessun’altra in Europa, non è amata dal suo popolo, per ragioni a volte giuste ma che spesso sfociano nell’ideologia. La stessa ideologia che ha rinchiuso per 40 anni Tonino e la sua famiglia lontani dal padre e dall’Italia.

Italianesi
di e con Saverio La Ruina
musiche originali eseguite dal vivo da Roberto Cherillo
disegno luci: Dario De Luca
organizzazione: Settimio Pisano
produzione: Scena Verticale
con il sostegno di MIBAC | Regione Calabria

Visto a Roma, Teatro India, il 3 dicembre 2011
Prima nazionale

3 Comments

  1. says: rubolino giorgio

    Saverio con ITALIANESI riuscì ad entrare nel mondo di una categoria umana che ha visto e subito una discriminazione mai vista nel mondo da un sistema dittatoriale aplicato su un territorio moltoo limitato ed in rapporto alla popolazione indiscutibile piu dura in assoluto; tutto questo ascoltando direttamente le persone, toccandole con le mani e, specialmente con i suoi occhi molto sensibi e con la sua camerara da presa semplicissima ed ha saputo alzare la vicenda in un piedestale che la farà diventare un monumento indimenticabile, grazie Saverio…giorgio….

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