Alberto Nicolino e Simone Faloppa: gli sforzi degli inizi

Simone Faloppa e Alberto Nicolino
Simone Faloppa e Alberto Nicolino
Simone Faloppa e Alberto Nicolino

I primi spettacoli, le difficoltà delle produzioni, delle compagnie, la transumanza umana verso le possibilità e la crescita: eccoli gli inizi. Ma anche l’autoformazione, la scuola e la non scuola, insomma i dilemmi di tutti quelli che decidono di fare teatro.
A margine di spettacoli o di residenze, di tanto in tanto raccogliamo le voci di qualcuno che sta crescendo. L’idea non è quella di essere esaustivi, ma di parlare dei problemi, delle questioni professionali, dell’ispirazione artistica. Abbiamo scelto due persone che ci pare siano in questa fase della vita, quella della possibilità, e abbiamo chiesto loro di raccontarci le esperienze dei primi spettacoli.

Alberto Nicolino e Simone Faloppa sono due ragazzi diversi per scuola, ispirazione e lavoro. Li abbiamo incontrati per questo, un po’ per caso e un po’ no.

Simone Faloppa (La Spezia, 1980) ha iniziato con esercizi di biomeccanica teatrale/metodo M. Cechov, formandosi come mimo tra Roma e Parigi, e studiando, fra gli altri, con Yves Lebreton e Lindsay Kemp. Ha frequentato workshop con Davide Enia, la compagnia Scimone-Sframeli, Claudio Morganti, Jurij Alschitz, e lavorato con P. P. Sepe, G. Marini, Gramigna_ct (finalisti premio Extra 2008 con “Uns Selbst” da Fassbinder). Dal 2007 collabora con la compagnia Capotrave e Kilowatt Festival per “I Supermaschi” (2007), “Robinsonade” (2008) e “Virus” (2009).
Con la compagnia Gogmagog ha partecipato al progetto Eti Nuove Creatività con “Fino all’omicidio”, ispirato a “Lo Straniero” di Camus, andato in scena al Teatro Valle di Roma qualche giorno fa. E’ anche autore ed interprete per il suo ensemble Circolo Alekseev di “Non lasciarmi solo in questo mondo di belve”, auto-mito biografia o dell’educazione sentimentale di uno sradicato (2006), “Li Corpi Scuri” (2007) e “Moods – piccole variazioni sul tema della Gioia” (2009, premio della giuria alla prima edizione del premio Giovani Realtà nel Teatro promosso da CSS Udine, Teatro Club e Civica Accademia Nico Pepe).

Alberto Nicolino viene invece dalla tradizione orale: si confronta con scuole della tradizione e guarda a Dario Fo e alla scuola di Mimmo Cuticchio per un teatro che parte dalla narrazione per andare oltre.
Ha fatto laboratori e ricerche con Claudio Morganti, Renata Molinari, Serena Sinigaglia, Marco Baliani, il maestro balinese Imade Djimat. Poi, per dar corpo alla sua personale ricerca sull’arte della narrazione e delle tradizioni siciliane, rimane per lunghi e frequenti periodi a Palermo, dove conosce Cuticchio, maestro puparo e cuntista, di cui segue il lavoro e le tecniche narrative. Avvia una ricerca di antropologia teatrale sul campo, nella provincia di Palermo: registra racconti, filastrocche, canzoni di tradizione orale direttamente dalla voce dei vecchi contadini, con i quali realizza anche spettacoli, laboratori teatrali, un disco e un documentario.

Come attore, nel 2007, è il Signor Bonaventura in “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura” di Marco Baliani; mentre nel 2008 è scritturato per “Le train du soleil”, una produzione belga con la regia di Christian Debaere. Ma il suo lavoro drammaturgico e d’attore più importante è “Stirru – La discesa”, ispirato al mondo delle zolfare siciliane. Dello spettacolo, che ha la regia firmata da Ambra D’Amico, è autore e interprete, e il testo arriva finalista sia al Premio Riccione per il Teatro 2007, che al al Premio Ustica dello stesso anno.
Abbiamo intervistato Nicolino all’auditorium di Bergamo, dove questo spettacolo era inserito nella rassegna Altri percorsi 08/09 del Teatro Donizetti.

Simone Faloppa

Alberto Nicolino

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