Una danza sul potere. L’intricata convivenza tra natura e civiltà. In scena antinomie e contrasti. E la grandezza della Roma imperiale assume i toni della disperazione, della solitudine e della violenza.
S’intitola “AMOЯ” l’ultimo lavoro di Salvo Lombardo con Fattoria Vittadini e Chiasma, presentato in prima nazionale all’Elfo Puccini di Milano nell’ambito del festival di danza contemporanea MILANoLTRE.
“AMOЯ” è il secondo passo di una trilogia iniziata nel 2018 con “Excelsior”, che dovrebbe chiudersi nel 2022 con “Sport”. La trilogia di Lombardo riprende tre titoli di fine Ottocento del coreografo milanese Luigi Manzotti (1835-1905), le cui opere furono rappresentate alla Scala e poi in alcune importanti città europee, tra cui la Parigi dell’Esposizione Universale del 1889.
“AMOЯ” è titolo ambivalente perché “palindromo” di Roma. Ed è questa dialettica l’aspetto cruciale dello spettacolo, che si vale della performance di Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Daria Greco, Riccardo Olivier e Maria Giulia Serantoni.
I fasti, il prestigio e la gloria dell’antica Roma, reinterpretati in chiave imperialistica dal fascismo e da Mussolini, si tradussero nell’esaltazione di un primato della razza e del genio italico intrisi di aggressività e velleitarismo.
“AMOЯ” è un lavoro acuto, minuzioso, colto, che sonda la complessità morale dell’individuo e di un popolo che agisce nella storia. Lombardo si vale della consulenza delle accademiche Viviana Gravano (docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Metodologia e Teoria dell’Arte Contemporanea) e Giulia Grechi (antropologa culturale e docente di Fotografia – comunicazione sociale) per sondare l’uso del corpo nei linguaggi visuali nell’esperienza del colonialismo, e nella costruzione dell’identità di sé e dell’altro. Lo spettacolo analizza e riflette sulle rappresentazioni stereotipate e feticizzate del corpo, provando a radiografare i simboli del potere, dipanando la trama che collega la Roma imperiale a quella fascista.
Un’operazione complessa, nel segno della pluralità degli ambiti e dei linguaggi che attinge a diversi riferimenti narrativi (Elias Canetti, Byung-Chul Han, James Hillman, Carl Schmitt, William Shakespeare, Françoise Vergès) e utilizza anche brani di autori importanti (Asaf Avidan, Johann Sebastian Bach, Triad God, Giuseppe Verdi) che, con le musiche originali di Fabrizio Alviti, danno un senso di pomposità baroccheggiante a una danza all’apparenza lineare, geometrica, con qualche tratto spigoloso.
Dietro un sipario trasparente, impostato da un rombo sordo, con una scenografia algida che rappresenta i canoni classici della bellezza eterna, un uomo in smoking, con un binocolo da teatro, avvia una danza sofisticata, ricca di gradazioni e sfumature che si rivelano generosamente sulla scena. Il binocolo diventa mirino da fucile. I performer si muovono dentro un recinto dalle geometrie lineari, puntellato da contorni dorati o porpora. Ogni performer giostra secondo una propria collocazione, con un ruolo definito, come le api dentro un alveare.
Un’aura divina cala dall’alto. Un quadrato di luce riverbera la plasticità dei corpi esaltandone un vigore tenace e insieme morbido. La complessa natura dell’essere si manifesta in una moltitudine di toni luminosi o cupi, sfumati, di mistero. Il marchio austero e grigio della geometria, con un’occupazione elegante e ordinata dello spazio, evoca una storia senza inizio che pretende di durare per sempre.
Un’impronta solenne guida la gamma dei movimenti in scena. La patina formale, fredda, razionale, concettuale di questi intrecci prevale sulla sensualità e sul calore dei corpi, la cui essenza è addolcita dalle luci disegnate da Giulia Pastore. I video di Daniele Spanò sono contrappunto che esorcizza la facile didascalia. Morbidi colori ambrati animano, oltre ai costumi di Chiara De Fant, anche lapidi antiche, segnate dalla forza incandescente di note misteriose.
“AMOЯ” racchiude – tra stupore e condanna – la potenza statuaria, la robustezza, il vitalismo sensuale, la magia contraddittoria che racchiudeva il segreto di Roma. Un lavoro magnifico senza essere sontuoso, capace di focalizzare le crepe del potere per rappresentarne la fragilità insieme all’idealizzazione, deplorando l’assoggettamento altrui che ne consegue.
I singoli quadri, raccordati al disegno generale, esemplificano le articolazioni di una forza che è insieme culto e bestialità, seduzione e violenza, eleganza e brutalità. Questa rappresentazione del potere reca segni di declino: la retorica reboante e l’altisonante fede positivista appaiono ingenue, incapaci di cogliere una realtà tormentata dalle forze centrifughe.
Roma non fu costruita in un giorno. Anche “AMOЯ” colpisce perché frutto di una lunga gestazione, che armonizza messaggi complessi e contributi eterogenei.
AMOЯ
ideazione, coreografia e regia | Salvo Lombardo
performance | Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Daria Greco, Riccardo Olivier, MariaGiulia Serantoni
voci | Lucia Cammalleri, Gabriele Ingrà, Salvo Lombardo
riferimenti drammaturgici | Elias Canetti, Byung-Chul Han, James Hillman, Carl Schmitt, William Shakespeare, Françoise Vergès
scenografia e video | Daniele Spanò
light design e direzione tecnica produzione | Giulia Pastore
drammaturgia sonora | Salvo Lombardo
musiche originali | Fabrizio Alviti
citazioni musicali da Asaf Avidan, Johann Sebastian Bach, Triad God, Giuseppe Verdi
consulenza culturale | Viviana Gravano e Giulia Grechi
costumi | Chiara De Fant
boxe coach | Gaia Pagnini
direzione tecnica tournée | Maria Elena Fusacchia
produzione esecutiva | Chiasma e Fattoria Vittadini
coproduzione MILANoLTRE Festival
con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale
e con il sostegno di Compagnia Versiliadanza Teatro Cantiere Florida; IntercettAzioni: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, Zona K; Cross Project; Lavanderia a Vapore; Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico – Compagnia Zappalà Danza; OSTUDIO; Spazio Fattoria; Attitudes – Spazio alle arti
realizzato con il contributo di MIC – Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo
coproduzione | MILANoLTRE Festival
durata: 1h
applausi del pubblico: 2’
Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, MILANoLTRE, il 29 settembre 2021
Prima nazionale