Anatomia di un suicidio. lacasadargilla porta in Italia il testo di Alice Birch

Anatomia di un suicidio (ph: Masiar Pasquali)
Anatomia di un suicidio (ph: Masiar Pasquali)

Diretto da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, un lascito familiare al femminile in replica a Milano fino al 19 marzo

Dopo il notevole risultato di “When the Rain Stops Falling” dell’australiano Andrew Bovell, Lisa Ferlazzo Natoli, qui con Alessandro Ferroni, si avventura in un altro testo che viaggia tra passato, presente e futuro.
Al Piccolo Teatro di Milano abbiamo visto, attraverso identiche suggestioni, l’ultima creazione della sua compagnia, lacasadargilla: “Anatomia di un suicidio” di Alice Birch, autrice inglese molto nota per il cinema, il teatro e per due serie di successo.
Anche qui assistiamo ad un vero e proprio viaggio nel tempo, in cui vengono messe in scena, anche se in tutt’altro modo e con azzardo maggiore, tre generazioni di donne, diverse ma tra loro imparentate, rappresentate da Carol, Anna e Bonnie.

Con azzardo perché le loro storie, intrecciate indissolubilmente, non ci vengono raccontate una per una, ma attraverso una sorta di partitura stereofonica da cui possiamo sbirciare, con la nostra lente di spettatori, tre esistenze vissute in tempi diversi con le rispettive vicissitudini, dubbi, gioie ma soprattutto dolori, che percepiamo nello stesso tempo in cui avvengono.

Carol (Tania Garribba), Anna (Petra Valentini) e Bonnie (Federica Rosellini) rappresentano esistenze inquiete in qualche modo legate ma vissute senza incontrarsi, e che solo sul palco vediamo coesistere insieme, tutte e tre rinchiuse in una grande casa spoglia ma che rimanda a ricordi e sensazioni condivise.

Il finale senza speranza, senza empatia alcuna, vedrà Bonnie ribadire, ad un’incredula dottoressa, di voler rinunciare per sempre alla possibilità di essere madre, non intendendo più vivere, ripetendole, le dolorose esperienze della madre Anna e della nonna Carol.

Insieme alle tre eccellenti protagoniste si muove, in questo coraggioso esperimento scenico, ascoltandosi e cercando di non frapporsi, un nugolo di altri attori: Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Camilla Semino Favro e Francesco Villano.
Un esperimento emozionale in cui all’inizio è difficile entrare, perché si cerca di capirne le ragioni, le relazioni dei personaggi ma, appena capito il gioco dei rimandi, ci si avventura con curiosità, tentando di comprendere e anticipare le interconnessioni fra i tre mondi rappresentati.

A volte l’attenzione e il godimento si perdono in un percorso temporale forse troppo lungo e qua e là ripetitivo, che avrebbe bisogno di maggior misura ma, come accade in ogni proficuo azzardo, ci piace segnalare piuttosto i risvolti dello spettacolo che ci rimarranno nella memoria. A partire dall’oggettiva capacità di “Anatomia di un suicidio” di rappresentare l’avventura della vita attraverso il forte e umano sentire femminile, qui permeato di melanconico e doloroso patimento; e ancora l’importanza delle cose, della natura che sempre ci parla, come quella casa in cui i passaggi del tempo vengono ambientati; senza scordare l’adesione totale dei dodici interpreti, sempre pronti ad ascoltarsi e a “sentire” la parola posta in essere con effettivo discernimento.
Non dimentichiamo infine la presenza in scena di una bambina, Anita Leon Franceschi, a rammentare al pubblico come la speranza non debba mai essere persa e come sia giusto afferrarla.

Anatomia di un suicidio
di Alice Birch
un progetto di lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
traduzione Margherita Mauro
scene Marco Rossi
costumi Anna Missaglia
disegno luci Luigi Biondi
paesaggi musicali Alessandro Ferroni
disegno del suono Pasquale Citera
disegno video e cura dei contenuti Maddalena Parise
drammaturgia del movimento Marta Ciappina

Interpreti (in ordine di apparizione):
Tania Garribba
Francesco Villano
Petra Valentini
Fortunato Leccese
Federica Rosellini
Camilla Semino Favro
Marco Cavalcoli
Anna Mallamaci
Alice Palazzi
Lorenzo Frediani
Caterina Carpio e con Anita Leon Franceschi

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
foto di scena Masiar Pasquali

Visto a Milano, Piccolo Teatro, il 4 marzo 2023
Prima assoluta

 

 

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2 Comments

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  1. says: Simone

    Uno spettacolo incredibilmente superficiale, che tratta evidentemente tematiche troppo grandi per lui senza sapere andare in profondità e senza la minima aderenza al dramma – vero e umanissimo – che sta dietro ciò che racconta. Davvero grave se si pensa a quanto oggi le problematiche psichiatriche e le scelte suicidarie siano frequenti. Evidenti anche i problemi di gestione del ritmo narrativo delle tre storie che proseguono in parallelo, totalmente piatte, risultando alla fine un unico agglomerato, un dialogo noioso e monotono, con l’eccezione di alcune parole chiave su cui gli attori si sforzano di cadere assieme. Un trucco che risulta ahimè stucchevole già dopo pochi minuti. Ma tant’è… basti dire che la parola in assoluto più frequente dell’intera pièce è.: “ok”. .. (…. meno male che prima di entrare in sala non mi sono lasciata convincere ad acquistare questa perla di drammaturgia…)

    1. says: Mario Bianchi

      Non sarei così duro, i rischi che lei intravvede ci sono e li ho evidenziati ma l’impianto e la scommessa sono comunque interessanti. Poi ognuno la vede alla sua maniera .