BettiCombo: il nouveau cirque italiano che conquista l’estero

Al cubo (photo: Bertrand Bovio)
Al cubo (photo: Bertrand Bovio)

È un magnifico intruglio poetico quello che BettiCombo porta in scena con lo spettacolo “Al Cubo”, appena proposto allo Spazio Teatro No’hma di Milano (in attesa delle prossime date in Francia e in Polonia).
Secchi bianchi di plastica a volontà, per lo show di una compagnia italianissima (la veneziana Ilaria Senter, il domese Fabrizio Rosselli, il comasco Francesco Caspani) che il successo però lo sta ottenendo all’estero, soprattutto in Francia dove si è stabilita, con vari riconoscimenti: dal Premio all’innovazione della SACD (equivalente SIAE) al 35° Festival Mondial du Cirque de Demain 2014, al Laureati 2013–2014 del dispositivo europeo Chemin de Création- Pyrénées de cirque; dal Premio Best of BE alla Miglior pièce internazionale all’ACT festival 2014 di Bilbao.

Una donna, due uomini, due ukulele, un palo cinese. Poche parole, qualche smorfia. Gorgheggi, imprecazioni biascicate tra i denti. Vocalizzi sospesi a mezz’aria, come i capelli di lei, innocentemente titillati da mani maschili, fino a liberare un orgasmo tanto irresistibile quanto volatile e surreale.

L’essenziale format prevede un tema di fondo che non si ripete mai uguale a se stesso per via delle molteplici varianti, come negli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. Semplici secchi di plastica sono strumenti per costruzioni instabili e coreografie ardite, che vanno da babeliche torri antigravitazionali a esilaranti concatenazioni avviate con ingegneristici effetti domino. Costruzioni e distruzioni, successi e fallimenti: la vita ha gli occhi teneri e ironici dei tre abili artisti circensi.

In filigrana c’è una formazione rigorosa, che integra lo spirito musicale italiano, maliziosamente ambiguo, con l’elaborazione cerebrale francese, e quella sorta d’ascetismo tipicamente nordeuropeo. Qualcosa tra Paolo Nani ed Eugenio Barba, per intenderci.
C’è quel tocco di provvisorietà artigianale, di spregiudicatezza infantile, in questo modo di far teatro. Attraverso il linguaggio del circo, lo spettatore compie un viaggio tra acrobazie aeree, colpi di pistola, danze e giocolerie che incrociano una poesia di suoni e immagini. Le discipline classiche dell’arte circense sono messe al servizio di creazioni totali dalla drammaturgia astratta. Si legano a forme d’arte contemporanea come discipline plastiche, danza, musica e poesia, a creare un teatro polisemico.

Il trio BettiCombo regala momenti comici di realismo magico, fatti di suoni, rumori, gesti. Occhi strabuzzati e leonini, languidi e appassionati, scrutano e ipnotizzano il pubblico. Regalano risate di pancia e di testa, assorte o deluse, con trovate grottesche e demenziali sempre centrate sul secchio come segmento compositivo.

I limiti in altezza della sala teatrale sono ostacolo, ma soprattutto opportunità per un divertimento basato sulla metafora del rischio. I protagonisti si sfidano cercando di impressionare, dissimulano il proprio imbarazzo con sorrisi accigliati, si accapigliano come fratellini litigiosi.

In questo pot-pourri anche metateatrale, inevitabilmente e consapevolmente inconsistente, i siparietti di clownerie e acrobazie esprimono un talento giocato sulle attese, su tempi dilatati e soluzioni spiazzanti. Sono tante le combinazioni ingegnose, tante le distruzioni, fino all’irriverente striptease finale dove è ancora il secchio a fungere da foglia di fico.

“Al Cubo” è uno spettacolo che mescola discipline circensi e teatro fisico per un racconto scenico ispirato all’estetica cubista. L’improvvisazione dei clown trova bizzarre vie d’uscita al copione prestabilito. Dal massimo dell’instabilità al top dell’equilibrio, in scena ogni movimento è ben definito, e quel margine d’incertezza che pure va riconosciuto alle esecuzioni, diventa “errore” calcolato: ulteriore occasione per l’interazione farsesca con il pubblico, ripetutamente coinvolto e plaudente.

AL CUBO
Compagnia BettiCombo
di e con Ilaria Senter, Fabrizio Rosselli, Francesco Caspani
supervisione artistica Christian Coumin (dispositif studio – PACT)
organizzazione Marie-Laurence Sakael (dispositif studio – PACT)
disegno luci Hélène Tourmente, Mathilde Pachot
costumi Anaé Barthélemy
manager Sarah Barreda

durata: 1h’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro, il 16 giugno 2016

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