Con-Fusione Festival 2024: appunti per una pedagogia illuminata

Marmocchio (ph: Davide Barbafiera)
Marmocchio (ph: Davide Barbafiera)

L’Orto degli Ananassi propone a Livorno un teatro per le nuove generazioni che vede protagonisti, fra gli altri, IF Prana, Fabrizio Ottone e I Sacchi di Sabbia

A Livorno l’umidità settembrina contrasta e stempera i calori di un’estate che sembra voler sconfinare nell’autunno senza abdicare al naturale procedere delle stagioni. Saranno (anche) le suggestioni del quartiere della Nuova Venezia, coi suoi canali, a venare di malinconia l’atmosfera incorniciata da cielo plumbeo, pioviggine e vento a folate.
Ma, insieme al vento, a portarsi via le paturnie del viaggiatore, c’è il riparo offerto dal teatro: Con-Fusione è un festival di teatro per le nuove generazioni che ti accoglie nel cuore della città, dandoti modo di attraversarla in alcuni dei suoi luoghi iconici. Nei due giorni di rassegna che abbiamo frequentato c’è stato modo di spaziare dai canali della Nuova Venezia fino alla suggestiva Villa Mimbelli – sede del Museo Fattori – per raggiungere la quale è stato possibile gettare uno sguardo alla Terrazza Mascagni spazzata dagli spruzzi del mare ingrossato.

La Livorno settembrina, si diceva, è animata da questo festival, giunto alla quinta edizione, e organizzato dalla compagnia L’Orto degli Ananassi, che qui fa base al Teatro della Brigata. Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza, che compongono la compagnia, ne sono i fulcri, gli ideatori, le anime pulsanti che, insieme ai loro collaboratori, presenziano sul campo ad ogni passaggio della manifestazione, seguendola con l’occhio vigile di chi ne ha curato ogni dettaglio.
Il festival funziona, è organizzato bene, ha un pubblico – il che non è affatto scontato – e presenta un’offerta qualitativamente valida. Ilaria e Andrea hanno fatto partire questo progetto quando ancora la pandemia era un condizionamento forte, che magari avrebbe potuto dissuadere e invece, dopo cinque anni, sono ancora qua, a metterci passione e abnegazione, scontando sulla propria pelle, come la gran parte di coloro che dedicano al teatro la propria vita professionale (e non solo), le difficoltà di portare avanti una pur valida progettualità con il sostegno delle istituzioni preposte, le quali troppo spesso non hanno contezza né del valore artistico né delle ricadute civiche e sociali di attività come quella teatrale, che andrebbero considerate fertili semi da aiutare a germogliare per quanto peso specifico hanno sul territorio e sui suoi abitanti. Lo ascoltiamo nelle parole grate di quanti assistono coi propri figli agli spettacoli e lo percepiamo nell’atmosfera che si respira, nell’entusiasmo che esprimono ad esempio gli spettatori in platea per “Marmocchio”.

E, per una fortunata combinazione, ci ritroviamo ad assistere a tre spettacoli diversi sia per struttura che per destinazione anagrafica, e a un incontro sul tema della didattica (“Philosophy for Children”) che nel loro insieme danno l’opportunità di avere un quadro stratificato dell’offerta programmatica, e al contempo rappresentano una traccia sensibile per individuare un filo conduttore e una chiave interpretativa all’insegna di una pedagogia possibile, ma anche di compiere un percorso in crescendo che significativamente porta da “Splash!”, dedicato ai più piccini, spettatori da conquistare con la loro quasi intonsa inconsapevolezza, a “Un viaggio in punta di pennello” che ha invece i crismi della visita teatralizzata, fino al succitato “Marmocchio” de I Sacchi di Sabbia che, con il cinico disincanto di cui è venato, sembra quasi voler avvisare i suoi piccoli spettatori che l’infanzia prelude al passaggio a un’età e ad un mondo abitati da birbonerie e cattiverie.

Ma procediamo con ordine: “Splash!” è dedicato alla prima infanzia e vede in scena Igor Vazzaz nelle vesti di musico, Silvia Bennett e Anna Solinas ad agire sulla scena e un piccolo stuolo di bambini e genitori seduti su cuscini disposti all’intorno del piccolo spazio su cui si svolge l’azione.
E’ un gioco di corpi e voci, di rumori e suoni, prodotti con la bocca o picchiettando sul pavimento, di stimolazioni studiate e calibrate per catturare l’attenzione e la partecipazione di spettatori in fieri, probabilmente alla prima esperienza in veste di “pubblico”.
Il ritmo dei corpi a poco a poco si trasfonde nel suono di piccoli strumenti: c’è da guadagnarsi la fiducia dei bambini, si cerca di fomentarne lo stupore e di coinvolgerli; le performer a poco a poco, dapprima con semplici gesti, instaurano con loro una relazione di fiducia; poi, prendendo in braccio in successione i piccoli, li portano dentro la scena, rendendoli completamente partecipi; chi più chi meno, i bambini prendono coraggio, giocano con gli oggetti che vengono fatti apparire e offerti dalle attrici: il meccanismo della partecipazione si è innescato, il coinvolgimento è avvenuto, le stimolazioni recepite. Il risultato è ottenuto: ci si ritrova tutti insieme, grandi e piccini, nello spazio scenico a giocare, danzare e battere le mani.

Il giorno successivo è la volta di “Un viaggio in punta di pennello”, di e con Fabrizio Ottone, il quale, nello stupendo scenario di Villa Mimbelli, non si limita a guidarci nella visita alle opere di Giovanni Fattori, dei Macchiaioli e di artisti più o meno coevi ma, compiendo una mimesi finzionale, indossa i panni del pittore labronico Gastone Razzaguta (contemporaneo nonché amico di Amedeo Modigliani) per trasportarci in un’altra epoca, facendoci immergere in quell’Italia risorgimentale in cui crebbe, visse e operò Giovanni Fattori, e con lui quella schiera di compagni di strada ed epigoni che sarebbero poi finiti sotto l’etichetta – inizialmente dispregiativa – di Macchiaioli.
Oltre a tratteggiare la figura, umana oltreché artistica del Fattori, Fabrizio/Gastone ci regala un’esperienza immersiva, sia nel contesto storico che artistico, di quella temperie ideale che attraversò l’Italia – e segnatamente Livorno – dalla seconda metà dell’Ottocento fino al primo Novecento inoltrato.
È l’arte che racconta la storia, e lo fa col gusto dell’aneddoto, della spigolatura, soffermandosi su tanti dettagli anche tecnici sulla pittura dei Macchiaioli (“nel bianco non c’è solo la luce, nel buio non c’è solo lo scuro, c’è sempre il colore”), che però vengono elargiti con una fruibilità accessibile a tutti, e soprattutto dimostrando la capacità di trasportare lo spettatore, per un’ora di viaggio, in una dimensione che sembra strappata al tempo presente e calata di peso in un tempo passato, illudendosi piacevolmente che quella mimesi possa essere reale.

Sempre all’interno di Villa Mimbelli si tiene l’incontro “Philosophy for Children”, un incontro teso a mettere in relazione le esperienze della filosofia e del teatro per promuovere un processo di crescita e benessere culturale. La tematica prende le mosse dal pensiero del filosofo e pedagogista americano Matthew Lipman, teorizzatore per l’appunto del progetto “Philosophy for Children”, volto a stimolare le competenze logiche e interpretative e, in definitiva, a ‘insegnare a pensare’, a stimolare lo sviluppo di un pensiero critico, attraverso una pratica di apprendimento dinamica finalizzata a riverberarsi in una dimensione creativa e artistica. È un discorso che si lega facilmente al teatro e, messo in relazione con gli spettacoli di Con-Fusione, fa emergere l’idea di una buona pratica che sappia contemperare l’idea e l’azione, facendo del teatro (e della partecipazione) il volano per una crescita tanto individuale quanto collettiva.

Tutto quanto detto finora potrebbe all’apparenza essere smentito dall’ultimo spettacolo visto, “Marmocchio” de I Sacchi di Sabbia; eppure, a legger bene tra le righe (e tra le striature del marmo), così non è, anzi.
In questa rivisitazione ‘cattiva’ dell’originale collodiano, il burattino di legno cede il posto a una creatura sbozzata dal marmo, in centro di scena nella forma di un bianco parallelepipedo e, nel suo sorgere e scaturire a forza dal blocco marmoreo, questo Marmocchio impudente e scellerato (interpretato dall’ottima Serena Guardone) dichiara sin da subito la propria neghittosità, affidata a una voce fuori campo che lo definisce in esergo “un cattivo esempio”, e ce lo sottolinea anche la musica, che immediatamente porta alla mente le intemperanze dei Drughi di “Arancia meccanica”. Lo spettacolo corre via veloce e divertente, tra botti e lazzi, con un Grillo Parlante che ha l’accento siculo e un Mangiafuoco che invece parla napoletano. Si viaggia sulle punte di una morale che dichiaratamente non c’è, o se c’è è dormiente, rincantucciata in qualche dove. Eppure, è proprio questa sua dichiarata cattiveria, questa sua smodata irriverenza a farcelo apparire più che un modello sbagliato da non seguire, come una possibilità da tenere in considerazione nel percorso di crescita di ciascuno: il male esiste e non lo si può negare né rimuovere, fa parte della vita come il bene, si può tutt’al più scegliere, attraverso il libero arbitrio, quale sia l’esempio da seguire e quale quello da rifiutare.

In conclusione, la coerenza di tutto questo percorso sembra tracciare una linea pedagogica illuminata e non banale, fatta di idee e possibilità, che poi sono quelle che in nuce caratterizzano la crescita di ciascuno; è stato bello e significativo vederle snodarsi nel percorso interno di una rassegna che ha mostrato di avere un’idea di fondo e di saperla perseguire, rimanendo calata in una dimensione capace di essere al contempo intima e partecipativa, con un’attenzione dedicata al pubblico che riesce, qualora ve ne fosse ulteriormente bisogno, ad invogliarlo alla presenza, a diventare – se non lo è già – parte integrante di un processo di condivisione.

Splash!
direzione Silvia Bennett
con Silvia Bennett, Anna Solinas, Igor Vazzaz
produzione IF Prana
con il contributo di Regione Toscana

durata: 40’
applausi del pubblico: 2’ 30’’

Visto a Livorno, Atelier delle Arti, l’11 settembre 2024

Un viaggio in punta di pennello
di e con Fabrizio Ottone

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’

Visto a Livorno, Villa Mimbelli – Museo Giovanni Fattori, il 12 settembre 2024

Marmocchio
una specie di Pinocchio di Marmo
Radiodramma animato per i ragazzi di tutte di tutte le età
progetto scenico e regia I Sacchi di Sabbia
con Serena Guardone
e le voci di Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Carlo Ipata, Federico Polacci, Giulia Solano, Daniele Tarini
produzione Fondazione Sipario Toscana La Città del Teatro | I Sacchi di Sabbia

durata: 50’
applausi del pubblico: 2’ 50’

Visto a Livorno, Centro Culturale Vertigo, il 12 settembre 2024

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