
Andrea Brunello, direttore artistico della compagnia Arditodesìo di Trento, ci svela oggi alcuni risvolti di questa edizione, che si chiude ufficialmente domani.
Al Festival Fringe di Edimburgo si fanno esperimenti. Un luogo dove quasi 3000 compagnie da tutto il mondo si incontrano per tre settimane all’anno è necessariamente fonte di innovazione, di sperimentazione, di ricerca e scambio. Il festival più ambito del globo è anche il più difficile: come farsi notare? Quale spettacolo funziona? Il pubblico verrà? E i giornalisti?
Il Fringe è la più grande scommessa che un ensemble teatrale possa fare: il rischio del fallimento (almeno economico) è altissimo! Ma c’è anche la possibilità di spiccare il volo: con migliaia fra operatori, giornalisti e direttori di teatri e festival da tutto il mondo la grande opportunità della vita potrebbe essere dietro l’angolo. Nulla è garantito e, potremmo dire, tutto è relativo.
Forse da questa analisi nasce quella che è stata una nuova corrente tematica ed artistica del Fringe 2013: la scienza. Con più di 15 spettacoli dedicati ai suoi innumerevoli aspetti, quest’anno il Fringe si è presentato come luogo di sperimentazione teatrale anche in questo contesto, una novità rispetto agli anni passati, dove la scienza non era assolutamente considerata. L’elenco è lungo e soprattutto molto vario: si va da “Higgs”, del danese , che racconta in maniera quasi documentaristica della ricerca del bosone di Higgs e dei risvolti umani della vicenda, allo spettacolo “Albert Einstein: Relatively Speaking” della Tangram Theatre Company, che trasporta le idee della relatività e lo stesso Albert Einstein nel mondo del musical. “Newton”, della Jack Klaff Company, racconta invece un Newton molto diverso da quello cui siamo abituati nei libri. Mentre “HeLa”, della compagnia Adura Onashile in associazione con Iron-Oxide, è un viaggio doloroso e profondo nella storia di Henrietta Lacks, una donna di colore che nel 1951 è stata ricoverata nella sezione “colored” del John Hopkins Hospital con un dolore all’addome e le cui cellule tumorali vivono e si riproducono ancora oggi in quasi tutti i centri di ricerca del mondo… ma senza che ci sia mai stato il suo consenso!
“One Giant Leap” è uno spettacolo pensato per i giovani in cui l’attore e drammaturgo Iain Johnstone affronta il tema cosmico del nostro posto all’interno di un universo così vasto e per molti versi spaventoso, anche se magnifico.

Il trend teatro/scienza quest’anno è stato così evidente che anche la BBC gli ha dedicato un importante articolo sul suo sito internet.
Anche la nostra delegazione italiana, che quest’anno ha viaggiato sotto l’egida di Impatto Totale, marchio ideato dalla producer e media manager Stefania Bochicchio, ha portato un contributo al tema della scienza. “The Principle of Uncertainty” – che in Italia gira come “Il Principio dell’Incertezza”, targato Arditodesìo | Teatro Portland – è una vera e propria lezione di meccanica quantistica.
Ispirato alla figura di Richard Feynman, importantissimo e popolare fisico statunitense premio Nobel per la fisica nel 1965, nel mezzo di eleganti formule e meravigliose idee sull’universo, presto si intuirà che il Professore sta vivendo una devastante tragedia personale. Fra i paradossi della fisica e le teorie degli universi paralleli sorgerà quindi la domanda: in quale universo la tragedia non è avvenuta? E soprattutto: come andarci?
Il Fringe sembra abbia premiato la scelta di dedicare attenzione alla scienza: il pubblico è numeroso e segue con attenzione i lavori, spesso facendo tappa da spettacolo a spettacolo, proprio per approfondire le tematiche. Questo trend di interesse verso la scienza si riflette anche nelle numerose iniziative promosse dai musei e festival della scienza, che in molte parti del globo stanno diventando sempre più popolari.
Ci si potrebbe allora domandare perché proprio adesso. Forse si tratta di una esigenza: quella di capire meglio un mondo che, usando le parole del nostro Richard Feynman, “è sempre più il risultato di uno sforzo scientifico che però così tanti non capiscono, perché non vogliono sviluppare gli strumenti per farlo”. Che stia forse nascendo il desiderio di farlo e che il teatro possa offrire una chiave di lettura?
Il giovane e brillante drammaturgo scozzese Rob Drummond terrà un incontro al Traverse durante il Fringe 2013 dedicato proprio a questa tematica: perché la scienza sta diventando così “pop”? Lo abbiamo incontrato a Summerhall per un caffè e glielo abbiamo chiesto. “Le persone della nostra generazione stanno cominciando a mettere in discussione la religione – ci ha risposto – In realtà lo fanno da sempre, ma non hanno mai avuto qualche cosa che potesse prenderne il posto. Adesso però la scienza ci sta dando delle chiavi di lettura del mondo che sono soddisfacenti. Non vogliamo rifiutare la religione, ma cerchiamo di guardare alla realtà con un occhio più attento e critico”.
Ci piacerebbe pensare che è così, e quindi, se il Fringe è una vera fucina di novità e sperimentazione, allora il segno è chiaro: anche il teatro deve fare la sua parte. Noi di Arditodesìo | Teatro Portland ci stiamo provando… In fondo anche noi, come tutti qui a Edimburgo, stiamo scommettendo tutto ciò che abbiamo!
“Light 2013”, l’edizione italiana della “Researcher’s Night” europea, si terrà il 27 settembre, dalle 17 alla 1 di notte a al Planetario e Museo della Civiltà Romana dell’Eur a Roma e a Napoli alla Città della scienza… Io vado di sicuro a Roma, le edizioni sono state interessantissime.
E’ vero avevo sentito di questa in iniziativa..un modo diverso di vedere e interagire con la scienza.