Storie di donne “acidificate” per vendetta, sfigurate con l’acido corrosivo da fidanzati e mariti scontenti: sono loro “Le invisibili” dello spettacolo, tutto al femminile, scritto da Emanuela Giordano e Lidia Ravera. Donne colpevoli di non essere abbastanza servili, di non generare figli maschi, di portare una dote insufficiente o di altri peccati che da noi, in Occidente, sarebbero giudicati veniali.
È teatro civile, ed è un tema molto delicato, di fronte al quale chi scrive di teatro può trovarsi spiazzato, smarrito. Chi scrive di teatro allora s’interroga su quale potrebbe essere il proprio ruolo, di fronte alla messa in scena di tanta tragedia. Chi scrive di teatro pensa così che sia doveroso commentare lo spettacolo sotto due punti di vista, partendo dal più futile.
Il lato artistico
Lo spettacolo si compone di contrasti: il livello della narrazione e quello della storia; la freschezza e l’ingenuità delle sette attrici adolescenti e la statuaria presenza scenica e l’ottima interpretazione della glaciale narratrice Maddalena Crippa; il candore nei volti e negli abiti delle ragazze e la brutalità accecante delle descrizioni delle torture che generano ferite indelebili, talvolta la morte; la luce e il buio in faccia alle attrici; la sottile scelta di musiche e scene che trasmettono sicurezza e un finale angosciante, quasi soffocante. Tutto questo in un crescendo drammatico che inizia con i giochi e le confidenze adolescenziali, per concludersi con un’esortazione ad agire per impedire certe ingiustizie. Un lavoro diretto, un’operazione drammaturgica difficile svolta perfettamente, e con visibile passione e dedizione alla causa.
Il lato civile e sociale
Le invisibili sono donne e mogli del Pakistan, del Bangladesh, dell’India e dell’Africa. Non sono diventate invisibili, ma ci sono nate, come le loro madri e le loro nonne. Il teatro riesce a dare un po’ di visibilità a queste invisibili. Ma non basta. Maddalena Crippa è ben visibile, sta quasi sul proscenio. Parla al pubblico, lo ammonisce a non dimenticare presto le invisibili. Le invisibili hanno bisogno d’aiuto e di soldi per non essere più invisibili. Per non nascere invisibili. Per fortuna c’è chi aiuta queste invisibili ad essere un po’ meno invisibili. Tutti dovrebbero aiutare Smileagain a dare visibilità alle invisibili. A sostenerle. Perché per queste donne raggiungere una certa indipendenza economica, attraverso lo studio e il lavoro, può significare essere meno invisibili. Queste donne da invisibili devono diventare indipendenti.
Chi scrive di teatro è perplesso, vede il pubblico lavarsi le mani con un fragoroso applauso. Chi scrive di teatro, rassegnato, s’interroga: cosa si può fare per loro? Moltissimo, pensa, ma ciò che fa lui è niente.
LE INVISIBILI storie di femminilità violate
dal libro “Sorridimi ancora” – Giulio Perrone Editore
drammaturgia: Emanuela Giordano e Lidia Ravera
con Maddalena Crippa
e con: Claudia Gusmano, Sabrina Knaflitz ,Carolina Levi, Serena Mattace Raso, Antonia Renzella, Laura Rovetti, Federica Stefanelli
scene: Andrea Nelson Cecchini
musiche originali: Tommaso Di Giulio
luci: Michelangelo Vitullo
regia: Emanuela Giordano
produzione: Teatro Stabile d’Abruzzo/Società per Attori in collaborazione con Smileagain
durata: 1 h 06’
applausi del pubblico: 2’ 47’’
Visto a Roma, Teatro Valle, il 21 aprile 2009
se fosse mia figlia l’invisibile,il mio grido soffocato non spezzerebbe il silenzio dell’indifferenza generata da un’assordante indifferenza,grazie per aver gridato con dignità il silenzio di chi non ha voce,
anche io ho visto lo spettacolo e credo che questa recensione ne colga pienamente lo spirito!
Sono stato particolarmente colpito dalla descrizione e dal commento di questo spettacolo, grazie
grazie simone.
le tue parole mi hanno toccata.
k.
grazie, abbiamo bisogno di visibilita’ per non diventare invisibili come le protagoniste