Ottavia Piccolo alla fermata del treno. Videointervista

Stazione di Venezia. Una folla di gente sale, scende, corre o cerca qualcuno tra la pioggia incessante.
E’ un posto strano per incontrare ed intervistare un’attrice con la quale si potrebbe parlare per giorni e sarebbe comunque poco. Ma Ottavia Piccolo si è trasferita in laguna da anni e si muove con disinvoltura tra la folla. Tanto che sceglieremo di sederci su una panchina di un binario per iniziare a chiacchierare.

Rumori meccanici e treni che partono e arrivano non sono forse l’atmosfera che avevamo immaginato per parlare dei più grandi periodi del teatro e del cinema internazionale ma, poco a poco, scopriamo invece che questa insolita cornice si rivela quasi perfetta, una sorta di metafora di una carriera lunghissima, a tratti casuale, iniziata da giovanissima grazie ad un provino al quale l’aveva accompagnata la madre.
Una grande stazione piena di opportunità e di treni su cui non ha mai esitato a salire al volo, con grinta, entusiasmo e un po’ di sana incoscienza. Non vuole parlare di capacità, non si considera particolarmente talentuosa e svia l’argomento con abilità.

E così, tra arrivi e partenze, ci troviamo di fronte ad un’artista dall’attenzione e dalla disponibilità al confronto rare, pronta a ripercorrere le tappe più importanti non solo del suo percorso artistico, ancora vivissimo, ma della storia dello spettacolo del nostro Paese, raccontato con passione e fascino.

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