La Rusalka di Dvořák: il connubio perfetto di Emma Dante e Tomáš Hanus

Rusalka (ph: Brescia e Amisano / @Teatro alla Scala)
Rusalka (ph: Brescia e Amisano / @Teatro alla Scala)

In scena al Teatro alla Scala di Milano fino al 22 giugno. Olga Bezsmertna nel ruolo di Rusalka

Raramente ci è capitato di assistere non solo ad un’opera a noi sconosciuta, ma che, anche nel massimo tempio lirico italiano, la Scala di Milano, non era mai stata rappresentata.
Questo è accaduto per “Rusalka”, creazione musicale del compositore cèco Antonín Dvořák, che conoscevamo e amavamo soprattutto per le sue sinfonie, e che quindi ci ha acceso una grande curiosità. Anche perché l’allestimento è stata affidato alla regista siciliana Emma Dante, artista che seguiamo dalle sue prime creazioni.

“Rusalka”, definita “fiaba lirica in tre atti”, debuttò – tra varie vicissitudini, ma con successo – al Teatro Nazionale di Praga il 31 marzo 1901.
La storia verte intorno all’amore impossibile tra una Ninfa acquatica, che abita in un mondo fiabesco, in mezzo alla natura, e un Principe cacciatore che, essendo di carne ed ossa, non vive nell’acqua ma in un castello circondato dai suoi soldati, ed è quindi fortemente legato alla realtà. Senza curarsi del vecchio e sapiente Ondin, lo Spirito delle Acque, che tenta in ogni modo di dissuaderla da questo infausto legame, Rusalka, che vuole a tutti i costi avere sentimenti forti e non permeati di gelida acqua, chiede alla strega Jezibaba di trasformarla in un essere umano, nonostante la Ninfa sappia che non potrà più immergersi in un fiume o nel mare, che resterà per sempre muta e che, nel caso rimanesse delusa dal nuovo rapporto, lei e il suo principe verrebbero colpiti da una maledizione.
Ovviamente così avviene, perché non poter parlare con la propria sposa non è certo una bella condizione in un rapporto d’amore, per cui il nostro principe si invaghisce tosto di una bella principessa straniera.
Certo, il bell’imbusto presto si pentirà, ma ciò che era stato predetto si avvera, e lui e Rusalka, come maledizione vuole, moriranno entrambi: Eros e Thanatos, dunque, in una trama per nulla banale, pervasa da diverse suggestioni.

Nell’opera sono anche presenti momenti ironici e giocosi, attraverso i pettegolezzi che avvengono fuori dal palazzo del principe, tra il guardiacaccia e il cuciniere, che commentano l’arrivo della nuova ed insolita sposa e del curioso amore del loro padrone per lei.

Rusalka fu messa in musica seguendo il libretto del poeta e drammaturgo cèco Jaroslav Kvapil. Il pensiero di tutti corre subito alla dolorosa storia della Sirenetta di Andersen, ma molti altri racconti popolari inseguono questo intreccio, e ciò ci immette decisamente nell’atmosfera popolare, venata di romanticismo, dei paesi nordici.
È per questa ragione che “Rusalka” fu subito amata dai concittadini del compositore, che la sentirono come propria, anche perché nell’opera sono ben presenti atmosfere che richiamano tradizioni musicali, ben conosciute da Dvořák, come quelle che sottolineano la preparazione della pozione preparata dalla strega per Rusalka, o il ballo alla Corte del principe, per non parlare della musica che accompagna il momento in cui Rusalka, disillusa dal mondo reale, non riesce più a camminare.
Ma tutta l’opera ha davvero una felicità musicale straordinaria, che sottolinea i vari sentimenti che la attraversano, impastati ora di mistero, ora di felicità, ora di terrore, dove la natura – in tutte le sue forme, anche quelle più arcane e misteriose – ha la sua rivincita.

Tra echi wagneriani, richiamati anche da alcuni leitmotiv presenti nell’opera, e riverberi brahmsiani, vi sono anche slanci di purezza melodica di grande bellezza emotiva, come l’invocazione alla luna di Rusalka: “Piccola luna, così alta nel cielo”, o l’aria intrisa di dolcezza dello Spirito delle Acque nei confronti della ragazza in preda alla delusione per il suo amore impossibile.

Emma Dante pervade tutta l’opera di una atmosfera magica, intrisa di sanguigna sostanza, in cui ogni personaggio è caratterizzato in modo profondo, con una grande forza inventiva supportata dai bellissimi costumi di sapore fiabesco disegnati da Vanessa Sannino, illuminati dalle luci evocative di Cristian Zucaro. Le scene di Carmine Maringola pongono la storia, nel primo e nel terzo atto, in un ambiente diroccato, lo scheletro di una chiesa con un grande rosone da cui occhieggia la luna, dominato da un vasto specchio d’acqua. Qua abita Rusalka, che entra in carrozzina: ha infatti dei tentacoli al posto delle gambe.
Il luogo è popolato da esseri animaleschi ed ondine, che nuotano immerse nell’acqua. È qui che incontra il suo principe.

Attraverso le coreografie di Sandro Maria Campagna, la regista siciliana riempie giustamente la scena di continue apparizioni, essendo “Rusalka” una creazione prevalentemente statica: cerve, soldati incappucciati agli ordini del principe, ondine delle acque e dei boschi che si muovono nell’acqua e in cui si pettinano i capelli.
Significanti sono poi i colori che invadono la scena: il verde e il blu che si scontrano con il rosso dei personaggi negativi, come la strega accompagnata da lunghi strascichi color porpora e la boriosa principessa antagonista. Bellissima l’idea dell’amo dorato gigante, che spesso incombe dall’alto, scendendo dal cielo, con Rusalka che vi si appiglia per non cadere e, aiutata dalle altre ondine, inizierà a camminare sui suoi piedi ancora malfermi.

L’inizio del secondo atto invece è caratterizzato da una bellissima muraglia di piante, tra cui si intravedono, nel solco dell’impostazione registica data all’opera, gli spiriti del bosco, che accompagnano gioiosamente l’incontro dei due promessi sposi.
Ma ad un certo punto eccoci proiettati nel palazzo del principe, in cui sempre troneggia uno specchio d’acqua. Qui, con una idea molto azzeccata, vediamo, attraverso una mima, due Rusalke: una destinata a morire deposta nell’acqua, circondata da una cascata di fiori, l’altra a tentare di vivere nel suo nuovo stato, purtroppo dal tempo fugace.
Poco alla volta Emma Dante, con fortunato tripudio inventivo, caratterizza il cambiamento della protagonista con i convitati alla festa nuziale, di rosa vestiti, che divorano i suoi tentacoli e la circondano, impedendole di camminare.
Stupefacente è poi l’idea di trasformare Rusalka in una medusa con lunghi tentacoli, che ad un certo punto incombe sul principe traditore e sulla sua nuova amante, mentre Ondina maledice il principe.

Rusalka (ph: Brescia e Amisano / @Teatro alla Scala)
Rusalka (ph: Brescia e Amisano / @Teatro alla Scala)

Doppio anche il tragico finale, con la perfida Ježibaba che invita l’Ondina protagonista tornata in scena con la sua carrozzella ad ammazzare l’amato principe, mentre le compagne ne mimano l’uccisione con un coltello. Ma il vero finale è colmo di struggente poesia, con Rusalka che – faticosamente ai bordi dell’acqua – bacia il principe, facendolo così morire, mentre lei, esiliata dai due mondi che non possono coesistere, quello umano e quello della natura, si immerge nello specchio d’acqua pronunciando parole di speranza che inneggiano all’amore: “Per il tuo amore, per la tua bellezza, per la tua irrequieta passione umana, per tutto quello che ha maledetto il mio destino, tu anima umana, che Dio ti sia misericordioso”.

Confacente ad un allestimento davvero bellissimo per un’opera così particolare (in cui riconosciamo tutti gli stilemi amati da Emma Dante), vero capolavoro della musica boema e mitteleuropea è anche la parte musicale: il direttore ceco Tomáš Hanus sorregge benissimo la partitura che evidentemente conosce a menadito, coadiuvato da un cast di tutto rispetto, a cominciare dall’ucraina Olga Bezsmertna, davvero una bravissima Rusalka, dalla voce duttile e sempre ben impostata.
Il principe di Dmitry Korchak ha un bel timbro squillante, che all’occorrenza si fa espressivamente morbido, mentre Jongmin Park (la cui parte ci ricorda molto il mozartiano Sarastro) interpreta lo Spirito delle Acque, infondendogli paterni e disperati accenti con il suo lamento: “Già nel fondo scacciata dalle sue sorelle la povera pallida Rusalka. Ahimè Ahimè Ahimè”.
Okka von der Damerau, di rosso fiammeggiante vestita, è divertentissima e furente nel tratteggiare Ježibaba e la ricordiamo nel suo divertente “Abracadabra” nella preparazione della pozione magica. Bene anche Elena Guseva, che interpreta la principessa straniera. Svetlina Stoyanova, il garzone di cucina, e Jiři Rajniš, il guardiacaccia, si affrontano poi gioiosamente a ritmo di polka. Divertenti e piene di allegra gioia le tre ninfe del bosco, impersonate dal soprano israeliano Hila Fahima, dal soprano armeno Juliana Grigoryan e dal mezzosoprano ucraino Valentina Pluzhnikova.
Usciamo dal teatro davvero soddisfatti da ogni punto di vista.

In scena a Milano fino al 22 giugno.

Rusalka
Antonín Dvořák
Opera in tre atti
Libretto di Jaroslav Kvapil
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

DirettoreTOMÁŠ HANUS
Regia EMMA DANTE
Scene CARMINE MARINGOLA
Costumi VANESSA SANNINO
Luci CRISTIAN ZUCARO
CoreografiaSANDRO MARIA CAMPAGNA

Cast
Il Principe Dmitry Korchak
La Principessa straniera Elena Guseva
Rusalka, ninfa dell’acqua Olga Bezsmertna
Vodník, lo spirito delle acque Jongmin Park
Ježibaba, la strega Okka von der Damerau
Il guardiacaccia Jiří Rajniš
Lo sguattero Svetlina Stoyanova
Prima ninfa del bosco Hila Fahima
Seconda ninfa del bosco Juliana Grigoryan
Terza ninfa del bosco Valentina Pluzhnikova
Il cacciatore Ilya Silchukou

durata: 3h 25′ inclusi intervalli

Visto a Milano, Teatro alla Scala, il 13 giugno 2023

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