Propaganda: Confraternita del Chianti e il ritratto semiserio di Licio Gelli

Propaganda (photo: Jacopo Gussoni)
Propaganda (photo: Jacopo Gussoni)

Ha lasciato segni profondi in Italia l’incubo di quarant’anni fa, quando la democrazia vacillò: il terrorismo di Sinistra (più di ottanta vittime fra il 1978 e il 1980) e quello di una Destra radicale che trovava sponde nelle istituzioni. Gli anni dei fascistissimi Nar e di un’escalation mafiosa che sarebbe culminata nel 1982 con gli assassinii di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Infine la degenerazione “normale” del Paese, con il simbolo abnorme di Licio Gelli e della sua loggia massonica chiamata Propaganda 2, meglio nota come P2.

Proprio sulla P2 si focalizza il documentato “Propaganda”, spettacolo di cronaca e narrazione, sketch pataccari, canzoni bislacche e balletti pazzoidi. La Confraternita del Chianti l’ha proposto riverniciato al Teatro della Cooperativa di Milano dopo il debutto nel 2014 con due secondi posti, alla Borsa Pancirolli e al progetto Giovani Realtà del Teatro.
Una brutta faccenda, la P2. Chiara Boscaro alla drammaturgia e Marco di Stefano alla regia la smitizzano marcandone i toni grotteschi e caricaturali.

La scenografia è una mensa imbandita. È un richiamo all’agape rituale, riservata agli iniziati, di una loggia massonica. Ognuno dei convitati si serve da solo; partecipa allegoricamente al magna magna di tangenti, malversazioni e ricatti.
Gli istrionici attori in scena (Valeria Sara Costantin, Marco Pezza, Andrea Pinna, Domenico Pugliares e Valentina Scuderi) ricostruiscono in modo agile le tappe di un golpe da operetta. Fanno nomi e cognomi, con il supporto delle voci fuoricampo di Diego Runko e Giulia Versari.
Le liste della P2 furono ritrovate nel 1981 a Castiglion Fibocchi dalla Guardia di Finanza mandata da due magistrati milanesi, Giuliano Turone e Gherardo Colombo. E proprio Turone, insieme allo scrittore Renato Seregni, è stato consulente della drammaturgia.
Lo spettacolo inizia così con un contributo video del giudice istruttore, un resoconto rapido che vidima gli eventi citati.

Il Piano di Rinascita di Gelli era maturato durante gli Anni di Piombo. La P2 intendeva consolidare un modello di Stato autoritario moderno governato da Democrazia Cristiana, Partito Socialista e alleati, per impedire l’avvento dei comunisti quando si temeva il sorpasso delle Sinistre e l’entrata dell’Italia in orbita sovietica.
Era sicuramente eversivo l’attacco sotterraneo della P2 alla Costituzione, alla tv di Stato e all’unità sindacale. Nella P2 erano rappresentati ai più alti livelli imprenditori e finanzieri, militari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori, magistrati, politici e giornalisti. Figuravano personaggi come Roberto Gervaso, Maurizio Costanzo, Fabrizio Cicchitto, Franco Di Bella, Vittorio Emanuele di Savoia, Gustavo Selva e Silvio Berlusconi.

La Confraternita del Chianti sviscera le trame nascoste e affaristiche della P2, il ruolo da burattinaio e intrallazzatore di Gelli, i legami ambivalenti con i faccendieri Michele Sindona e Flavio Carboni, con il cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò, con il banchiere Roberto Calvi.
Frammiste alla narrazione, balletti surreali (tipo Stanlio e Ollio) sulle canzoni originali di Giovanni Gioia eseguite alla chitarra da Pugliares: esilarante contaminazione tra musica e cabaret. E poi una serie di travestimenti pittoreschi, con la violazione della quarta parete e una pioggia di santini con l’effigie di Gelli.
Punto nodale della drammaturgia e della costruzione scenica sono una serie di scenette intitolate “piccoli episodi di piduismo”, a sdoganare il corrotto, il faccendiere e l’imbroglione nascosti in ciascuno di noi; stigmatizzano la ricerca della raccomandazione e del sotterfugio, il carrierismo sordido che elude merito e onestà.
Si parva licet componere magnis, dicevano i latini. È evidente la sproporzione tra i difettucci biasimati nelle vignette e il piano eversivo della P2. Ma è pur vero che la mentalità truffaldina inizia dalle piccole cose.

Sta di fatto che “Propaganda”, con il suo mix di generi, con i suoi toni canzonatori, con la sfaccettata interpretazione degli ispiratissimi attori, è uno spettacolo riuscito e godibile. Un’altra prova della versatilità di una compagnia coesa, che non smette di sperimentare.
Non si tratta di amarcord. Perché il Piano di Rinascita, a rileggerlo adesso, sembra uno dei modelli di riferimento di alcuni politici contemporanei. Al punto che Gelli stesso – ricordava alcuni anni fa Marco Travaglio – si chiedeva perché mai in quegli anni a lui dessero del golpista, mentre di recente personaggi che hanno detto cose simili (D’Alema, Boato, Berlusconi) sono reputati dei democratici.

PROPAGANDA
consulenza storica Giuliano Turone e Renato Seregni
testo Chiara Boscaro e Marco Di Stefano
regia Marco Di Stefano
drammaturgia Chiara Boscaro
con Valeria Sara Costantin, Marco Pezza, Andrea Pinna, Domenico Pugliares, Valentina Scuderi
canzoni e musiche originali Giovanni Gioia
voci di Diego Runko e Giulia Versari Piccolo
assistente alla regia Cristina Campochiaro
un progetto La Confraternita del Chianti
in collaborazione con Associazione Culturale K
una produzione Teatro della Cooperativa
progetto finalista Giovani Realtà del Teatro 2014
progetto finalista Borsa Anna Pancirolli 2014

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro della Cooperativa, l’8 maggio 2019

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