Il Moderno di Agliana. Una stagione 2011/2012 dal cinema muto ad oggi, per non morire di provincialismo

Il Moderno di Agliana|Il Moderno di Agliana
|Il Moderno di Agliana visto dall'esterno by night

Riqualificazione di uno spazio in decadenza. Dopo dieci anni di lavoro il Moderno di Agliana apre una stagione 2011/2012 di tutto rispetto

Il Moderno di Agliana
Il Moderno di Agliana visto dall’esterno by night

C’era un volta un cinema. Potrebbe iniziare così questa storia. Un cinema in una cittadina di provincia. Sulla piazza principale, apriva le sue porte tra una chiesa e qualche casa in semicerchio.
Era il 1917 e la settima arte era poco più che infante e ancora muta. La sala era grande quanto la curiosità dei nuovi “spettatori”, e con la curiosità trasformata in interesse, nel 1927 con 200.000 mattoni belli rossi la costruzione si ingrandì. Il fascismo non dava molta scelta.
“Film tutti ‘fatti in Italia’ a celebrare le virtù e le innovazioni del regime: documentari sulle bonifiche dell’agro-pontino, che già era esotico, parate dei balilla, cinegiornali, commedie e drammi dei telefoni bianchi – ci racconta Alessandro Balli, della famiglia proprietaria del cinema – Anche i rari film ‘esteri’ dalla lontana America erano al servizio della propaganda. Film di gangster, per lo più, sparatorie, assassini, ladri, poveri cristi; una strizzata d’occhio a dire: guardate quanto si sta bene qui in Italia e quanto è brutto e cattivo il resto mondo!”.

Arrivò la guerra. Il cinema apriva a singhiozzo, mancava l’elettricità, mancavano i film e anche la voglia. Finì la guerra. La cittadina tornò a vivere, operosa, vivace.
Nel 1946, via la polvere, il proiettore ritorna a funzionare, il cinema rimane aperto tutta la settimana, e così per anni.
L’avvento della televisione segna un primo contraccolpo. La sala inizia a svuotarsi. La dimensione cittadina diventa troppo stretta per gli abitanti, le città vicine attirano con i loro negozi, ristoranti, teatri.
Anni ’80, la crisi diventa nera. La tv ha moltiplicato i canali, la tv diventa commerciale. Ormai l’attività del cinema langue. I film “per famiglie” della domenica diventano una parentesi in una programmazione interamente “vietata ai minori”. Film sexy, li chiama il signor Balli, ancora a distanza di anni c’è un certo imbarazzo a chiamarli porno. Un rifugio per vecchi lascivi in cerca di un’occupazione del tempo?

A metà degli anni ’90 l’amministrazione comunale comprende che la cittadina ha necessità di un nuovo progetto culturale e questo di uno spazio in cui incunearsi. Quello spazio può essere quel desueto e ormai consunto cinema sulla piazza, il cui nome sta lì come un’insegna perenne di ideale estetico “Cinema Moderno”.
Lo acquista nel 2000. Dieci anni veloci e lentissimi per ristrutturarlo e in parte trasformarlo, anche se con interventi in realtà non molto radicali, per renderlo uno spazio polifunzionale a vocazione teatrale, sopra le vestigia del cinema.

Il Moderno di Agliana
Il Moderno di Agliana

Siamo al 2011. Credo che per i cittadini di Agliana, è questo il nome del centro urbano nella provincia di Pistoia sulla cui piazza principale si affaccia quell’antico cinema diventato solo Il Moderno, entrare nei suoi spazi e scorrere la programmazione di questa sua prima stagione 2011-2012 produca lo stesso effetto che fece ai cittadini nel 1917 varcare la soglia del cinema, sedersi nella sala buia, e vedere sfilare sul grande schermo i fotogrammi in movimento di uomini piccoli e grandi, i grattacieli di New York o le strade di Parigi.
Devono essersi sentiti un po’ stupiti e un po’ cittadini del mondo, di nuovo.

Il progetto culturale a tutto tondo ideato per Il Moderno dalla co-direzione di Carlo Coda, Federico Fiori, Massimo Talone, Francesca Lenzi con la sapiente esperienza certificata di Massimo Paganelli in ambito teatrale, è eterogeneo nel senso tutto positivo di multidisciplinare ed eclettico. Ha respiro, coraggio, identità, un certo grado di innovazione, e qualifica il territorio in cui si inserisce, apportando finalmente linfa vitale e speranza a un centro urbano che si era culturalmente e identitariamente desertificato nell’ultimo quarto di secolo. Unisce e fa singolarmente dialogare una trama fitta di teatro – in varie declinazioni, con attenzione alle nuove generazioni di artisti e più in generale ai percorsi di innovazione dei linguaggi scenici, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie – danza, performance, arti visive, musica, sul crinale della ricerca sonora tra acustica e elettronica, cinema, con il recupero di capolavori del passato e rarità dotate di un certo potere eversivo.
Insomma, riempie un vuoto presente nel territorio pistoiese, dove la proposta dei vari teatri è per lo più mainstring e convenzionale.

Tutto questo avviene attraverso un programma articolato in sei movimenti, cui corrispondono sei colori e altrettanti titoli evocativi e curiosi: Movimento Rosso “L’Altro Risorgimento”, Movimento Azzurro “Presente esausto”, Movimento Giallo “Idioti”, Movimento Rosa “Forme in divenire”, Movimento Arancio “Sole”, Movimento Verde “Letture, riletture, misletture”, seminari e laboratori, tra cui si segnala “Per uno spettatore critico” a ingresso gratuito, a cura di Altre Velocità, workshop, concerti, residenze e convivenze, workshop, i preziosi babysetting e babyparking e il wireless free. Uno spazio luogo di arte, teso verso la comunità.

Nello specifico teatrale si potrà assistere ad “Anticamera” del gruppo Nanou, “Joseph” di Alessandro Sciarroni, “Trans_Bio0001” di Ongakuaw, “Try” di Abbondanza/Bertoni, “Fiordalisi” di Raffaella Giordano, “Assolo” di Ambra Senatore, “Una lettura del Woyzeck” di Claudio Morganti, “Amleto a pranzo e a cena” di Oscar De Summa, “Alexis una tragedia greca” dei Motus, “Periodonero” di Cosmesi, “Re Nudo – messa in scena di una favola sull’inganno” di Alessandro Garzella.

Per il Movimento Rosso la Compagnia Berardi Casolari va in scena questa sera, venerdì 18, alle 21.30 con lo spettacolo “Briganti”, scritto diretto e interpretato da Gianfranco Berardi.
Il progetto offre la possibilità di scavare nell’Altro Risorgimento, quello caratterizzato dal fenomeno del brigantaggio, come forza antagonista nell’unificazione, affrontando in particolare le tematiche del brigantaggio meridionale post-unitario (1860-61).Un unico attore in scena, ripercorre la nudità delle memorie di un giovane ventiseienne rinchiuso in una cella delle carceri del ex- Regno delle Due Sicilie. Alla fine dello spettacolo incontro aperto con la compagnia.
Completano il Movimento Rosso le proiezioni “Il brigante di Tacca del Lupo” di Pietro Germi (02/12) e “Tiburzi” di Paolo Benvenuti (03/12), l’incontro “Il fenomeno del brigantaggio” (03/12) e lo spettacolo “Il sole del brigante” di Anfonso Santagata (10/12).

Un ottimo debutto per il nuovo corso de Il Moderno.

 

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