Le Tragedie e commedie per tavoli e baracche di Gigio Brunello

Brunello in Vite senza fine|
Brunello in Vite senza fine|

E’ assai facile trovare nelle librerie tutte le opere di Shakespeare, tradotte in decine di versioni diverse; meno facile, se non edite da meritorie case editrici specializzate, è recuperare testi di autori contemporanei; difficilissimo invece trovare testi scritti per il teatro di figura, sia perchè in Italia la maggior parte delle parole utilizzate vengono da canovacci storici della tradizione, rivisitati e riportati a memoria dai vari burattinai, sia perchè è assai raro, ma non impossibile (si veda “Menelao” di Davide Carnevali del Teatrino Giullare) che gli artisti impegnati in questa nobilissima arte scrivano dei testi, ex novo, pubblicandoli.

Per questo può essere veramente interessante avere tra le mani, leggendoli, i testi utilizzati negli ultimi dieci anni dal burattinaio Gigio Brunello, anche senza averli visti vivere in baracca o sui tavoli, scritti spesso in collaborazione con il regista Gyula Molnar, e ora raccolti nel volumetto “Tragedie e commedie per tavoli e baracche” (De Bastiani Editore), che testimoniano un cammino artistico compatto e originale.

I testi raccolti nel libro sono divisi per genere. Ci sono le Tragedie: “Beati i perseguitati a causa della giustizia… dialogo tra Gesù Nazareno e Pinocchio incarcerati”, “Macbeth all’improvviso”, dramma in due atti per burattini liberamente tratto da Shakespeare, “La grande guerra del sipario”, atto unico per baracca e burattini, “Circumvesuviana”, tragicommedia per burattini; poi le Commedie: “La Carota”, atto unico per baracca e burattini, “Come gli etruschi uscirono dalla crisi”, atto unico per burattini, e La trilogia su Mestre: “Vite senza fine”, “Teste Calde – Storie del Risogimento”, “Lumi dall’alto, corse clandestine in città” ed infine “Il ritorno di Irene”, tratto da una favola di Brunello messo in scena da Alberto De Bastiani.

Il volume raccoglie dieci copioni all’interno della vasta produzione drammaturgica di Brunello, che, attraverso il teatro di figura, è riuscito a creare un percorso formale e drammaturgico unico nel suo genere nel teatro italiano, utilizzando, quasi sempre fuori dalla tradizionale baracca, delle originalissime statuine di legno che raccontano storie di impostazione surreale, agendo su semplicissimi tavoli. Brunello narra, e a volte diventa personaggio, in un caleidoscopio di situazioni, in cui realtà e fantasia si mescolano in modo altamente poetico.

Questo originale percorso, dopo anni di spettacoli nel solco della tradizione, prende slancio nel 2001 con “Macbeth all’improvviso” in cui il burattino Arlecchino organizza una vera e propria ribellione teatrale, convincendo gli altri suoi simili a recitare il “Macbeth” nonostante il Burattinaio sia fortemente contrario.
Ecco già da qui che si evidenzia come i burattini nel mondo poetico di Brunello-Molnar prendano vita propria, diventando realmente di carne e d’ossa, come accade ancora in modo divertentissimo ne la “La carota” del 2006, in cui vediamo sempre Arlecchino, costretto morente a letto, con Brighella, che vorrebbe approfittare della situazione per ottenere “il copione delle battute che fanno ridere”, con l’altro che però non è minimamente intenzionato a darglielo.

Del 2005 è il bellissimo “Beati i perseguitati a causa della giustizia… dialogo tra Gesù Nazareno e Pinocchio incarcerati”, un emozionante colloquio in cui scopriamo quanto, ambedue figli di falegnami, abbiano anche molte altre cose in comune.

Di grande meraviglia risulta anche “La Grande Guerra del sipario” del 2015, che racconta la tremenda guerra tra i burattini e i peluche, causata dalla Morte, che ruba il sipario della baracca. Il popolo dei burattini si sente dunque minacciato, e individua come colpevole del ratto il popolo dei peluche. Sarà l’inizio di un immane conflitto, che causerà molti morti e avrà termine solo quando la Morte deciderà di porre fine agli scontri, facendo ricomparire il sipario.
E se grande è il dolore di Fata Turchina e Balanzone per la morte di Pinocchio, i suoi resti germoglieranno nel giardino di due burattini anonimi, tramutandosi in un ciliegio, con nobile e meraviglioso riferimento a Filemone e Bauci.

Come si vede dalla trama, anche qui proliferano, in modo gustoso e naturale, diversi riferimenti, ironicamente surreali, che si innestano in una congerie di suggestioni di grande poesia.

Il volumetto contiene anche la trilogia dedicata alla città di Mestre, che inizia con uno dei capolavori di Brunello “Vite senza fine” per la regia di Gyula Molnàr, con sculture e musiche originali di Gigio, suoni e rumori di Lorenzo Brutti, opere in ferro di Elis Fraccaro.
E’ il racconto delle vicende degli abitanti di un quartiere operaio in un tempo passato, dove ancora perduravano riti e occasioni di incontro ora perdute.
Le sculture di Brunello si muovono sul palco all’interno del paese ricostruito in miniatura, ridonandoci in modo immediato tutte le suggestioni di un mondo che non esiste più.

Della trilogia fanno parte anche “Teste calde. Storie del Risorgimento” (2011), dove vengono raccontati episodi del Risorgimento vissuti dagli abitanti mestrini, e il notevole “Lumi dall’alto. Corse clandestine in città” (2014), in cui rivive la favola di Ginco, operaio a Mestre di origine albanese, e di Kira che, col piccolo fratello, arriva dall’Albania all’Italia per raggiungere la sua famiglia.

Anche solo letti, i testi di “Tragedie e commedie per tavoli e baracche” hanno la capacità di immetterci realmente negli stupefacenti e diversificati mondi reinventati da Gigio Brunello, testimoniando, se ancora ce ne fosse stato bisogno, come il teatro di figura italiano abbia la capacità di uscire dai confini in cui è stato relegato, per diventare a tutti gli effetti una forma scenica che può innestarsi fieramente non solo nella tradizione, ma anche nella più stimolante esperienza della drammaturgia contemporanea del nostro Paese.

Tragedie e commedie per tavoli e baracche
Autore: Gigio Brunello
Editore: Dario De Bastiani Editore
Pagine: 320 p., Brossura
ISBN: 978-88-8466-603-1
€15 (12,75 su IBS)

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