“Per poter veramente affrontare la ‘malattia’, dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono”.
(Franco Basaglia)
Bobò era nato nel 1936 a Villa di Briano, in provincia di Caserta. Nel 1995 entra nella compagnia di Pippo Delbono, diventandone una icona.
Ma la sua vita prima era stata ben diversa, segnata da più di quarant’anni d’internamento in manicomio. “Entrato nel manicomio di Aversa a sedici anni, proprio lì incontra Pippo Delbono in occasione di un laboratorio teatrale tenuto dallo stesso Delbono – ricorda Emilia Romagna Teatro – Ed è lì che nasce un sodalizio profondo e tenace che va al di là del linguaggio e di quella strana finzione che siamo soliti chiamare ragione. Bobò e Pippo. Pippo e Bobò”.
Bobò è un piccolo uomo, sordomuto e analfabeta. Eppure Delbono riconosce nella “sua capacità gestuale i principi del teatro orientale – come spiega lui stesso sul sito della compagnia – […] Un attore capace di accompagnare con precisione il suo gesto teatrale nella totale assenza di retorica”.
Insieme alla compagnia Bobò parteciperà a dodici spettacoli: “Barboni” (1997), “Guerra” (1998), “Esodo” (2000), “Il Silenzio” (2000), “Gente di Platica” (2002), “Urlo” (2004), “Questo Buio Feroce” (2006), “La Menzogna” (2008), “Dopo la battaglia” (2011), “Orchidee” (2013), “Vangelo” (2015), “La Gioia” (2018), ma anche a quattro opere liriche: “Cavalleria rusticana” (2012), “Don Giovanni” (2014), “Madama Butterfly” (2014), “Pagliacci” (2018).
Ma Bobò è anche presente in molti film con la regia di Delbono.
I funerali si terranno oggi pomeriggio, 2 febbraio, presso la chiesa di Santissima Maria Annunziata di San Cipriano d’Aversa.