Cinema Cielo di Manfredini. 14 anni dopo la stessa potenza visionaria

Photo: emiliaromagnateatro.com
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Che effetto può fare rivedere, dopo più di dieci anni, uno spettacolo che ti è entrato nel cuore e nella memoria e che ha formato un pezzo del tuo sguardo di spettatore appassionato, desideroso d’essere scosso ogni volta da un teatro potente e visionario?

Questo era stato, ed è stato di nuovo, assistere a “Cinema Cielo” di Danio Manfredini, premio Ubu 2004 come migliore regia, rivisto al Teatro Storchi di Modena. Con il medesimo effetto di allora.
Sono passati quattordici anni, eppure pare un secolo.

Il Cinema Cielo che dà origine al titolo dello spettacolo era una sala milanese in cui venivano proiettati film per adulti, una delle tante allora sparse per l’Italia. Una sala del tutto particolare, pur nella sua somiglianza a decine d’altre. Particolare fin dal nome, già tutto un programma. Un luogo agognato, come può esserlo il cielo, ma per nulla “celeste”, che non fa pensare ad orizzonti sconfinati ma ad abissi stagnanti, attorno a cui si raccoglieva un’umanità che s’aspettava forse di ricevere solo una carezza.
Una sala come tante altre, tuttavia, dalla rassicurante platea con le classiche poltroncine rosse, le tende dello stesso colore che ti riparavano da un mondo esterno inospitale, in cui spesso sentirsi disperatamente solo. E poi le porte a spinta per il bagno, dove forse cercavi, anche lì, d’esser meno solo.
Una sala con gli spettatori sparsi qua e là, popolata da un universo composto da uomini, alcuni più simili a fantocci inanimati. Tutti però, in egual modo, in cerca di amore e calore, vissuti attraverso rapporti consumati in fretta, fugaci, ma reali nel loro continuo cercare il corpo di qualcun altro, forse perfino da amare.

Oggi il Cinema Cielo non esiste più; così come non esistono più gli approcci e l’umanità che popolavano sale come quelle. Eppure perché quel dolente microcosmo che lo spettacolo propone ci “tocca” ancora e profondamente?

A raccontarci quella sala, ad entrarci dentro di petto, è lo stesso Manfredini, qui trans dalle piccole ali rosse. Ce lo mostra senza alcun pudore il Cinema Cielo, a noi che, nel medesimo tempo, siamo schermo e specchio, ecco perché il regista ci vuole accanto, affinché anche la nostra immagine venga riflessa.

Di ciò che viene proiettato sullo schermo sentiamo solo l’audio, che è quello di un film ispirato a “Nostra Signora dei Fiori” di Jean Genet; ascoltiamo a spezzoni la storia di Louis, che tutti chiamano Divine, dei suoi amanti, delle sue colpe, della sua morte.
E ciò che solo intuiamo dalle parole del vecchio film si materializza perfettamente nella partitura creata dalle ombre che popolano la sala. Ecco la puttana, lo straniero marchettaro, il travestito, il vecchio signore impettito, lo storpio, la cassiera ciarliera e il proprietario.
Tutti si muovono pesantemente, come se avessero un grande peso da trasportare. Non c’è niente di naturalistico in ciò che vediamo; davanti a noi si snoda una specie di balletto macabro, una “classe morta” a luci rosse che domanda solo di essere compresa.

E’ un teatro di forte valenza visiva, che le luci di Maurizio Viani trasportano verso un universo di solitudine che pare dipinto da Hopper. Ciononostante non traspare nessun pietismo; l’ironia e il gioco fanno qua e là capolino.
Come in Pasolini, Bach inonda spesso di sacralità la scena, su cui ad un certo punto compare perfino un Cristo in croce con la madre accanto: “Perché Dio sceglie mille modi per introdursi negli animi”.
Insieme a Manfredini, Patrizia Aroldi, Vincenzo Del Prete e Giuseppe Semeraro creano una galleria di personaggi ancora una volta difficilmente dimenticabili. E, come 14 anni fa, veniamo di nuovo scossi da un teatro potente e visionario, che credevamo perduto.

CINEMA CIELO
ideazione e regia Danio Manfredini
con Patrizia Aroldi, Vincenzo Del Prete, Danio Manfredini, Giuseppe Semeraro
assistente alla regia Patrizia Aroldi
luci Maurizio Viani
realizzazione colonna sonora Marco Olivieri
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival Santarcangelo dei Teatri
distribuzione La Corte Ospitale

Visto a Modena, Teatro Storchi, il 10 gennaio 2017

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