
In questi anni, oltre ad aver pubblicato più di 4000 articoli, tanti redattori sono passati, alcuni sono anche rimasti, e altri ne verranno.
C’è chi è partito (Parigi la meta più gettonata, ma anche Londra, la Svizzera e perfino il Messico…) e chi è già tornato. Chi si è sposato e chi si è lasciato.
E intanto, spettacolo dopo spettacolo, stagione dopo stagione, sono nati anche cinque bellissimi bambini: Eleonora, Emma, Federico, Camilla, Nora; e altri forse sono già in arrivo…
Per festeggiare questo decennio passato insieme, ci siamo chiesti qual è il ricordo teatrale più vivo che ci è rimasto impresso nel cuore, in negativo o positivo.
Ecco cosa abbiamo risposto.
Di questi 10 anni di teatro non posso dimenticare…
“The Andersen Project” di Robert Lepage nel 2006. In stampella, dopo essermi fracassato la caviglia nella notte di movida finale della prima edizione della buonanima “Festa del Cinema di Roma”: la festa di “Fascisti su Marte” alla Limonaia di Villa Torlonia. Uno dei miei primi spettacoli memorabili nell’anno in cui mi sono trasferito nella capitale. Da uno dei miei riferimenti emotivi e cerebrali, il canadese e alieno Robert Lepage. Accompagnato lì, all’Auditorium di Renzo Piano, da una cara amica e da colei che sarà, dopo sei anni, la mia compagna.
Ancora negli occhi la sorpresa del racconto e della macchina teatrale che mi esplodevano davanti. Con gratitudine, e la caviglia risaldata, ricordo. (Giacomo D’Alelio)
… la chiusura, a Bologna, del Teatro San Martino. (Giulia Taddeo)
“Kitèmmùrt” di Gaetano Ventriglia (2008) per la forza e l’emozione trasmessa dal protagonista. (Marco Menini)
L’insegnamento di Claudia Castellucci, che mi ha umilmente mostrato per la prima volta la letterale infinitezza degli spazi del mezzo teatrale. Una enormità che mi ha riempito di entusiasmo come chi vede per la prima volta, e di un agghiacciante senso di immobilità impotente, una recrudescenza tardiva di “che fare?”. (Carlo Lei)
Michele di Mauro in “Un anno con 13 lune” al Festival delle Colline Torinesi: la prima volta che ho pianto a teatro. Un anno dopo, mentre ripensavo ancora a quell’emozione e cercavo notizie sullo spettacolo nel web, ho incontrato Klp. Una coincidenza?! (Rita Borga)
Pina forever (Mario Bianchi)
“L’uomo è un abisso. Gira la testa se ci guardi dentro” (G. Buchner). Il lavoro su Buchner di Claudio Morganti, Rita Frongia e il gruppo LGSAS mi ha accompagnato nell’entrare in profondità in questa frase che riassume per me attualmente il senso del teatro tutto. (Azzurra D’Agostino)
RezzaMastrella. Inarrivabili. (Salvatore Insana)
Non ci sono nomi e titoli che tengano. In 10 anni, la cosa che mi ha segnato e che ogni volta, ripetendosi, mi risegna e stupisce è semplicemente il fatto del teatro: la sua capacità di essere così lontano dalla quotidianità, e di inserirsi naturalmente in essa. Ogni volta che il “qui e ora” succede qualcosa rimane nel cuore o ci urta; e se lascia indifferenti, turba per questo.
Non è “intrattenimento culturale”, è qualcosa di vivo. (Martina Melandri)
Arrivo in ritardo a “Missione Roosvelt” dei Tony Clifton Circus. Suono il citofono dell’appartamento dove si svolge la prima parte della performance e mi rispondono una cosa tipo: “Bella pe’ ttte”. Visto che devo recensirlo e non ho occasione di seguirlo un altro giorno, tiro fuori il mio spolverino da KGB e mi apposto, in attesa che i Tony e il pubblico scendano. Li seguirò in giro per il quartiere Ostiense, in un delirante tragitto pensato per loro, cercando di stare abbastanza vicino per carpire commenti sulla prima parte o avere aneddoti da raccontare, ma stando attento a non farmi troppo sgamare… Far finta di giocare al cellulare è un’ottima tecnica per appuntare le cose più curiose di uno spettacolo da pedinatore! (Michele Ortore)
“Il tempo degli assassini” di Pippo Delbono, visto in un fatiscente teatrino parrocchiale di provincia. Non ricordo cosa lo portò ad esibirsi lì, ma lo spettacolo fu talmente intenso da farci sembrare di essere alla Scala di Milano… (Andrea Alfieri)
Le prove di “Carnezzeria” (Emma Dante) in un palazzo diroccato all’Albergheria a Palermo. (Katia Tamburello)
che meraviglia!