Ermanna Montanari? A Roma! A Roma! E non arriva solo lei…

Ermanna Montanari
Ermanna Montanari
Ermanna Montanari

Forse a non tutti i romani è nota l’esistenza del Teatro Due. A pochi metri da piazza di Spagna, in un vicolo cieco, è un luogo intimo, fresco eppur affettuoso. Le proporzioni della sala sono inaudite: il soffitto è altissimo, ma si abbassa proprio dove dovrebbe alzarsi, sul palco.
Stretta e lunga è la platea, e sormontata da un mosaico luminosissimo, che riempie di bellezza la volta lontana. Sul fondo della sala – le poltrone nuove e scure – si apre una finestrona, tagliata crudamente nella parete, ed è la cabina di regia, distante e quasi sovrastante l’intero sistema del teatro.
Tutto è nuovo, tutto è lindo, e tutto però già quasi caldo, o pronto a scaldarsi. Il foyer è inesistente: anzi è fuori, all’aperto, in un cortile silenzioso e dalla geometria irregolare.

È questa la sede di “A Roma! A Roma!”, rassegna curata da Francesca De Sanctis e iniziata il 3 febbraio, che ha lo scopo di portare in città artisti o spettacoli che finora le sono stati lontani. «Vorremmo allestire i nostri spettacoli nella capitale, ma ormai la città è diventata inaccessibile alle compagnie non romane» reclama la presentazione della rassegna.

Questo stimolo iniziale, lanciato sulle pagine dell’Unità dalla curatrice, è stato raccolto dal direttore artistico del Teatro Due Marco Lucchesi, ed è uno dei problemi che si aggiungono alla situazione dolorosamente decadente del teatro romano, che il nostro Giacomo D’Alelio ha appassionatamente delineato su queste pagine. I lavori in programma sono tutti italiani, tutti caratterizzati dalla sperimentalità dell’impostazione (nel senso più generale) e, com’è comprensibile, dalla facile allestibilità.

Così è quello che apre la rassegna: “La camera da ricevere” di Ermanna Montanari.
Il decennale lavoro della Montanari non ha bisogno di presentazioni: la sua attività di autrice e attrice con il Teatro delle Albe di Ravenna, la sua ricerca vocale, in lingua e in dialetto…
Ma se invece qualcuno, per ragioni anagrafiche, geografiche o di occasioni mancate, queste presentazioni le volesse, allora “La camera da ricevere” è lo spettacolo-florilegio da vedere. Un bignami di personaggi e interpretazioni che parte da “Siamo asini o pedanti?”, del 1989, al Pantani del 2012, dal “Lus sui taglienti versi in dialetto di Campiano” di Nevio Spadoni, dall’Ubu buur in cui i personaggi di Jarry si ritrovano, attraverso un mix di Senegal e Romagna, in Pulogna, così come romagnola è la protagonista dell’“Isola di Alcina”, lavoro ispirato al personaggio ariostesco.

Se in questa sede si volesse analizzare, lavoro per lavoro, ogni lacerto di testo, di interpretazione, di approccio alla scena, si dovrebbero trasformare delle semplici righe di presentazione in un saggio monografico sulla Montanari, il che non è possibile.
Si dovrebbe allora argomentare sul modo in cui la vocalità è ampliata o ristretta, sperimentata all’interno di precisi recinti o scatenata all’esterno di essi, in territori inesplorati; come tale vocalità possa fondersi con opere musicali tra le più classiche della tradizione occidentale (Verdi, Haydn), o richieda una nuova intonazione, nella fattispecie quella di Luigi Ceccarelli.

Lo spettacolo, ambientato in un generico studio, con tavolino da lavoro, sedie differenti, due lampade di scena, è un’antologia, e il tessuto connettivo dell’antologia è esplicito, offerto sopra un leggio dall’artista che introduce la storia e la qualità di ogni testo.
Ed è un continuo entrare e uscire da quella “câmbra da rizévar”, più metonimia che metafora del lavoro della Montanari: un luogo in cui si studiano «i parenti, tutti abbigliati nei loro goffi vestiti della domenica»; luogo riflettente, tappezzato di specchiere (di cui un attore non può fare a meno, per vedere sé e per vedere gli altri messi in uno sguardo meno suo); luogo privo per lo più di un suono proprio, ma pronto a riempirsi dei suoni del di fuori, della strada e della casa.

“A Roma! A Roma!” continua fino al 29 marzo: il programma (interessante) è qui.

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