Avignon 09. Wajdi Mouawad e Joël Jouanneau gli artisti associati

Joël Jouanneau|Wajdi Mouawad
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Wajdi Mouawad
Wajdi Mouawad (photo: © Christophe Raynaud de Lage)

I preparativi si muovono già da tempo. Ma saranno forse questi primi incontri ufficiali, aperti al pubblico, a fare il punto sui lavori in corso per la prossima edizione, la 63^, del celebre Festival d’Avignon.

Qualche anticipazione: “archiviati” Valérie Dréville e Romeo Castellucci, artisti associati dell’edizione 2009 saranno Wajdi Mouawad e Joël Jouanneau.
Dopo aver incontrato – a inizio dicembre – Jouanneau, autore e regista che presenterà il prossimo luglio Sous l’oeil d’Oedipe, lunedì 12 gennaio sarà l’occasione per conoscere, nella salle Benoît XII della cittadina provenzale, anche Wajdi Mouawad, che ad Avignon ha già presentato due spettacoli: Littoral nel 1999 e Seuls nel 2008.

Nato in Libano nel ’68, Mouawad è costretto ad abbandonare la sua terra all’età di otto anni a causa della guerra civile. Inizia così un periodo di esilio che lo porta prima in Francia e, nell’83, in Québec, dove compie gli studi diplomandosi all’École nationale de Théâtre de Montréal.
Attore ma anche regista e autore, Mouawad forma velocemente la sua prima compagnia: Théâtre Ô Parleur. Dal 2000 viene spinto a prendere la direzione artistica del Théâtre de Quat’sous di Montréal. Accetterà per poi creare, nel 2005, la prima compagnia québeco-francese, Abé carré cé carré/Au carré de l’hypothénus. Inizia così a scrivere i propri testi (Littoral, Willy Protagoras enfermé dans les toilettes, Rêves, Incendies, Forêts e più recentemente Seuls) tra le due sponde dell’Atlantico. Senza dimenticare il confronto con i grandi, classici o contemporanei: da Shakespeare (Macbeth) e Cervantes (Don Chisciotte) a Irvine Welsh (Trainspotting); da Sofocle a Pirandello (Sei personaggi in cerca d’autore), fino a Chechov (Le tre sorelle) e Louise Bombardier (Ma mère chien). Dal 2007 è direttore artistico del Théâtre français du Centre national des Arts di Ottawa.
Nei suoi testi è evidente l’eco dell’esilio, della guerra e il problema dell’identità: temi che non possono non rivelare la sua storia personale. “S’il n’y a pas d’histoire, il n’y a pas de théâtre” (se non c’è storia, non c’è teatro), afferma. Cerca così di portare in scena un teatro incandescente e universale, moderna odissea che riporti ognuno alla sorgente della propria esistenza. Esistenza, parola che in arabo suona proprio wajdi.

Joël Jouanneau
Joël Jouanneau (photo: festival-avignon.com)

Un percorso diverso è quello di Joël Jouanneau, che anima il collettivo amatoriale del Théâtre Grand Luxe prima di fondare, nell’84, la sua compagnia, L’Eldorado. Dal 1993 al 2003 è codirettore del Théâtre de Sartrouville, che diventa un importante centro di sperimentazione teatrale per ragazzi. Jouanneau realizza infatti le sue opere sia per gli adulti che per i ragazzi e i bambini, contribuendo a creare in Francia un repertorio teatrale per l’infanzia.
Sous l’oeil d’Oedipe
sarà la quinta creazione presentata al festival dopo L’hypothèse di Robert Pinget (1987), Le Bourrichon di cui ha firmato il testo e la regia (1989), Poker à la Jamaïque/L’entretien des mendiants di Evelyne Pieiller (1991), Finale di partita di Samuel Beckett (1995) e Lève-toi et marche (1995). Il suo interesse spazia dagli autori contemporanei (Thomas Bernhard, Jean-Luc Lagarce, Martin Crimp, Elfriede Jelinek, Imre Kertész) ai classici. Ed è proprio un ritorno alla tragedia classica anche lo spettacolo che presenterà ad Avignon.
Sous l’oeil d’Oedipe è il tentativo di ripercorrere, in un solo testo e in una sola sera, il destino sanguinoso dei bambini della casa di Labdaco – anticipa l’autore – Se mi sono lanciato in quest’avventura è per capire, interiormente, cos’è una maledizione. Lo faccio con materie prime dirette, e talvolta contraddittorie, quelle di Sofocle ed Euripide, ma anche alla luce di un poema, Ismene, che si deve a un altro greco, stavolta contemporaneo: Ritsos [Yiannis Ritsos, 1909-1990, è considerato uno dei maggiori poeti greci del XX secolo. La sua poetica è stata talvolta vietata in Grecia per il suo carattere politico, ndr], che ha prestato la sua lingua all’unica superstite del clan. E’ dunque guidato dalla mano di questa sorella, dal ruolo così sovente secondario da essere dimenticato, che sono entrato nel palazzo proibito”.

Per tutto ciò che sarà il resto della 63^ edizione del Festival d’Avignon, non resta che attendere, ormai, il 2009.

 

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