Danza, teatro e circo in un tripudio di colori e suoni, con spettacoli sold out, per l’apertura della tappa cuneese dell’edizione 2022
Chi arriva a Cuneo, come noi, il giorno prima dell’inaugurazione di Mirabilia, ha la possibilità di assistere ad una trasformazione urbana e comunitaria in un certo senso radicale.
L’operosa città piemontese decorata per la Resistenza, con le montagne intorno e l’ordine delle sue vie piuttosto silenziose e un po’ seriose, abbandona d’un tratto il tempo del quotidiano per abbracciarne un altro. Ci si accorge, passeggiando, dei tanti service tecnici che iniziano a stendere i cavi, montare le luci, provare qua e là suoni e suggestioni mai osservate prima. Strane forme prendono volume. Strane perché non sono strutture per il teatro, non si tratta di palchi da concerto ma contengono, nel loro crescere costante, tutti gli elementi classici dello spettacolo dal vivo.
La città se ne accorge e sembra naturalmente mutare con loro. Le auto lasciano spazio ai pedoni, le persone si affacciano curiose ma sembrano anche loro non stupirsi troppo. E’ il tempo di quel “Fest” che da tempo aspettano e che ora è lì, pronto a iniziare.
Andiamo subito alla segreteria del festival dove fervono i preparativi: le shopper, i badge, i programmi di “Strane Bestie venute d’altrove”, come recita il pay off di questa sedicesima edizione, sono ovunque così come gli indaffarati volontari.
Tra poche ore c’è l’inaugurazione, e si sente.
Una freccia indica “La danza in 1 minuto” e la seguiamo. Ci troviamo così in una piccola stanza, proprio lì accanto. Si tratta di una proiezione a ciclo continuo della durata di circa venti minuti. E’ l’esito di un progetto curato da COORPI e CRO.ME- Cronaca e Memoria dello Spettacolo.
Le opere presentate sono quelle che hanno vinto il Contest di videodanza che chiedeva ai partecipanti di creare, in sessanta secondi, qualcosa di innovativo e d’impatto, declinando il tema della danza nel senso più ampio possibile.
Particolarmente toccante il lavoro di Majid Asghari dal titolo “Go on”, che vede come protagonista una giovane adolescente intenta a danzare nella sua camera, tappezzata di manifesti di danza. Al rientro del padre, però, l’uomo stacca la corrente mentre i sottotitoli alla voce araba della ragazza riportano i sentimenti di disprezzo che il papà esprime nei confronti della passione della figlia. Nonostante l’atto compiuto, la musica continua a diffondersi e spinge il severo genitore a salire le scale di casa per recarsi in camera della danzatrice che è intenta a ballare con le cuffie in testa, circondata da piccole candele come luce.
Un breve spunto di riflessione che vuole ricordare, con ironia e durezza ben dosate, come la pratica di alcune discipline sia ancora qualcosa di complesso in certi contesti.
Restiamo in uno spazio ristretto, presentato come segreto sul materiale di comunicazione di Mirabilia, e ci troviamo a salire le scale di un condominio del centro città per accomodarci, con una decina di altri spettatori tra cui Valentina Taricco, regista della performance, in un piccolo salotto di un appartamento. Isacco Basilotta è già in scena. Su un lato una piccola scenografia riproduce una finestra che si apre verso la platea e su un davanzale sottostante campeggia l’arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene” che tutti ricordiamo. Al centro una sedia rosa. Il giovane attore e musicista cuneese, a petto nudo, dà avvio a una performance di microazioni e piccoli momenti nei quali mette in scena una serie di fotografie, pressoché immobili, della routine di ciascuno di noi durante i mesi dello scorso lockdown. L’alienazione davanti ad una televisione ripetitiva e inutile, l’aprire e chiudere le finestre nella speranza che accada qualcosa, bagnare i fiori, coltivare e tenersi in allenamento con le proprie passioni (che il performer concretizza nel suonare il clarinetto che diventa, in loop, colonna sonora) chiudono sempre più il protagonista in una prigione angosciante. Una grossa corda viene posata a terra e stringe piano piano il suo perimetro.
In “Suspended” la sensazione di fastidio è tangibile e ci riporta in qualcosa che, a nostro avviso, non siamo ancora pronti ad affrontare, nemmeno a vedere. Resta una performance – in prima assoluta – che vuole coraggiosamente provarci, ma riuscendoci solo in parte proprio per la complessità del tema e per la ferita che deve ancora rimarginarsi.
E’ quindi il momento del bagno di folla. Le vie del centro storico si animano con i francesi della compagnia Transe Express, già noti a Cuneo per la spettacolare animazione natalizia. Stavolta, in versione ridotta ma altrettanto scenografica, propongono con “Poupées géantes et tambours” una particolare sfilata di tre gigantesche bambole-soprano, alte quanto i primi piani dei palazzi storici che lambiscono, e accompagnate da una strampalata banda di tamburi, di ironica ispirazione napoleonica.
Nel loro colorato procedere attirano una grande folla cantando dal vivo canzoni popolari, arie liriche e rivisitazioni swing di famosi pezzi pop.
Il tutto si conclude davanti al Teatro Toselli, dove direttore artistico, sindaco, sponsor e autorità tagliano il nastro e danno ufficialmente il via alla manifestazione.
Poco dopo, all’interno della sala sold out, è la volta della compagnia spagnola Nueveuno Circo con lo spettacolo “Sinergia 3.0”.
Ci troviamo all’interno di un laboratorio in cui quattro artigiani stanno trasportando, da un punto all’altro, diverse quantità di bastoni di legno. Un semplice innesco per dar via ad un vortice sempre più teso, preciso e spettacolare di numeri di giocoleria con qualsiasi tipo di materiale e oggetto.
In parallelo un’affascinante racconto senza parole affronta il misterioso tema dell’evoluzione nell’intricato e spesso crudele sistema di rapporti umani sul luogo di lavoro. L’emarginazione del più debole, le alleanze fluide, opportunistiche e funzionali dell’inizio lasciano spazio alla collaborazione di gruppo, che rende il tutto meno gravoso e più facile.
La manipolazione viene attivata non soltanto su palline e incredibili clave luminose, ma su tutto l’impianto scenografico che viene montato, distrutto, ricostruito al pari dei rapporti tra i quattro performer, salvati dall’happy ending del finale.
Intorno alle stesse tematiche, ma in modi e contesti molto diversi, ruota “A-Tripik”, che conclude la prima giornata del festival.
La compagnia francese CirkVost, per la prima volta in Italia, allestisce un’arena triangolare ai Giardini Lalla Romano. Tre tribune si affacciano su un’imponente piramide centrale della quale vediamo soltanto l’ossatura.
La replica è sold out e gli spettatori vengono divisi dai tre protagonisti sugli spalti. Sono figure bizzarre, a tratti inquietanti, due corpulente e una più minuta. A petto nudo e armati di un lungo bastone non usano mezzi termini e incitano le persone a prendere posto. Si esprimono in uno strano grammelot molto preciso, tanto da sembrare una vera lingua ma incomprensibile che sembra rimandare al fiammingo, ai suoni duri del Nord Europa.
La performance inizia con un vero e proprio rito, che i tre uomini compiono insieme attraverso l’intonazione di canti polifonici e gesti apparentemente “assurdi” che torneranno per tutto lo spettacolo. Qualcuno ride, altri restano perplessi. Ci vuole un po’ per entrare in confidenza con ciò a cui si assiste. Il discorso, che a poco a poco si fa strada negli incredibili numeri acrobatici che vengono agiti a pochi centimetri dai corpi di chi osserva e senza alcuna protezione, è il fastidioso gioco del potere. Di chi lo esercita sull’altro, provocando assurdi capitomboli a terra, tra le risate fragorose e di chi lo subisce impotente, magari legato ad una corda e fatto volteggiare a diversi metri d’altezza.
“A-tripik” è ciò di più a-tipico a cui si possa assistere, pur nella tipicità di quei numeri circensi che, probabilmente, abbiamo visto mille volte. L’atipicità risiede nel globale scardinamento dei canoni del circo. E’ davvero stupefacente e affascinante come ci si porti a casa non lo stupore di fronte ad un virtuosismo, ma una riflessione profonda sul senso della nostra società. Tutto ciò grazie ad un impianto drammaturgico innovativo e vincente, che getta le basi per una nuova performatività sempre più densa di varie forme e sempre più lontana da canalizzazioni e categorie.
Gran finale della tappa cuneese di Mirabilia nella giornata di oggi. Tra gli spettacoli in scena da mattina a sera, la danza contemporanea di “Seek”, coreografia di Matan David esito del suo laboratorio, “L’albero che suona la sega” di e con Mario Levis, “La supercasalinga” di Roberta Paolini, “Il paese dei balocchi” di Roberto Ferraris e Carla Acquarone, “Tra le scatole” di Giulio Lanzafame, per gli appassionati di danza “If you were a man” di Spellbound, il Circo Medini in “Viaggio nel tempo”, Stalker Teatro, in prima nazionale i francesi di Akoreacro, TeatrAzionE e molti altri ancora…