The Grand Inquisitor. Peter Brook e il Cristo di Dostoevskji

The Grand Inquisitor
The Grand Inquisitor
Bruce Myers è The Grand Inquisitor

Essenziale, acuto, provocante. The Grand Inquisitor.
La scenografia è minima: due sedie, lo spazio di una cella, vuota e scura. Sul palco due figure: Cristo e il Grande Inquisitore.
L’azione si svolge in Spagna, a Siviglia, nel Cinquecento. Cristo, per la seconda volta, fa la sua comparsa sulla terra, e per la seconda volta viene condannato dal Sant’Uffizio. L’accusa: aver risvegliato nell’uomo la coscienza del libero arbitrio.
Il Cardinale Grande Inquisitore, avvolto in un lungo mantello nero, incalza: “Perché sei venuto a infastidirci? Il libero arbitrio è seducente, ma doloroso. Fosti tu a porre le basi per la rovina del tuo regno. Perché sei venuto a disturbare la nostra opera?”.

Nei panni del vecchio dagli occhi infossati c’è il grande Bruce Myers. I suoi gesti sono misurati ma energici, la voce un canto, l’interpretazione grave e naturale nello stesso tempo.
Al vigore dell’Inquisitore spagnolo si contrappone l’immobile figura di Gesù Cristo, interpretata da Matteo Lorenzi, che siede serafica e silente.
Nonostante l’apparente passività dell’interlocutore, il monologo di Myers non è un soliloquio ma uno scontro vivo e feroce.
“L’uomo è più vile di quanto tu pensi. Se lo avessi stimato di meno, avresti preteso di meno da lui. Noi abbiamo corretto la tua opera. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati come un gregge. L’uomo cerca chi venerare. Noi convinceremo gli uomini che saranno veramente liberi quando rinunceranno alla libertà in nostro favore. Moriranno quietamente, e dopo la morte non troveranno che morte”. Il Grande Inquisitore è impetuoso, violento, ma sincero: crede davvero nelle proprie parole.

“The Grand Inquisitor”, straordinario capitolo tratto da “I fratelli Karamazov” e adattato da Marie Hélène Estienne, esplora il cardine della filosofia di Dostoevskji: il rapporto tra bene, male e libero arbitrio.
Davanti al Cristo morente la folla gridava al miracolo: “Scendi dal crocefisso, dimostra che sei veramente il figlio di Dio”. Ma proprio nella scelta di morire da uomo, Cristo dona all’umanità la libertà della scelta, la libertà dell’amore. “Non volesti rendere schiavo l’uomo, non scendendo dalla croce – afferma il Grande Inquisitore – Ma tu hai scelto idee enigmatiche, al di sopra delle forze dell’uomo”.
Il testo è così forte ed incisivo che il pubblico finisce per sentirsi chiamato in causa e giudicato per la sua viltà. È difficile non sentirsi coinvolti direttamente da parole tanto intense. L’umanità appare così come una massa assopita e strumentalizzata.

In questo spettacolo Peter Brook, attraverso la semplicità del gesto e della composizione, riesce a dare massimo risalto al contenuto. E ancora una volta il grande maestro inglese mostra l’eccezionale abilità nel coniugare linguaggio scenico, testo e significato.
Le due figure in scena si scontrano dialetticamente come su un ring. Il Grande Inquisitore non cessa di colpire e Gesù Cristo, impassibile, incassa i colpi senza mai cadere.
Al contrario, quando il vecchio pronuncia la sentenza: “Domani ti farò bruciare”, il prigioniero finalmente si alza, si avvicina, e lo bacia delicatamente sulle labbra pallide. Ecco l’unica risposta. L’Inquisitore lo inviterà ad andarsene, a non tornare più. Il vecchio rimarrà così solo nella cella scura. “Il bacio gli brucia il cuore, ma persiste nella sua idea”.

Lo spettacolo, inserito nella quinta edizione di Parole d’Artista, residenza multidisciplinare del Teatro di Dioniso presso il teatro Alfieri di Asti, avvalora un cartellone di alta qualità.
“The Grand Inquisitor” è un lavoro importante in cui, per cinquanta minuti, la semplicità si coniuga perfettamente con un’ intensa forza emotiva.
“In un’epoca in cui le dicotomie che hanno retto il mondo per mezzo secolo si sono dileguate, forse l’atteggiamento migliore è quello espresso dal Cristo di Dostoevskij, basato sull’azione, l’esperienza diretta, non la discussione – sostiene il regista – E l’esperienza diretta è proprio ciò che il teatro può offrire”.

THE GRAND INQUISITOR
tratto da I fratelli Karamazov di Dostoevskij
adattamento: Marie Hélène Estienne
regia: Peter Brook
con: Bruce Myers
produzione: C.I.C.T. / Théâtre des Bouffes du Nord – Paris
stage manager: Sylvain Mazade
luci: Philippe Vialatte
durata: 50′
applausi del pubblico: 3′ 50”

Visto a Asti, Teatro Alfieri, il 26 novembre 2010

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