Kilowatt 2011: il teatro è di chi lo guarda

Kilowatt 2011

Kilowatt 2011Un festival è prima di tutto il suo programma, e questo è il frutto del lavoro del direttore artistico che visiona e seleziona gli spettacoli.
Ecco la norma, che ha una felice e rodata eccezione.

Anche Kilowatt Festival, a Sansepolcro (Arezzo) dal 22 al 31 luglio, le date da annotare per quest’anno, ha certo un direttore artistico, Luca Ricci; tuttavia è il pubblico, in un gruppo di lavoro, alias giuria, a scegliere una parte sostanziosa del programma: sono i Visionari, nome etereo che contiene in realtà un richiamo ad un’attività pratica. E questi Visionari non sono un gruppo camuffato di addetti ai lavori. L’unico requisito richiesto per poterne far parte infatti è di non occuparsi professionalmente di teatro.  È costituito da venti persone, che esercitano i mestieri più vari: cassiere del supermercato, parrucchiere, elettricista, insegnante liceale, studente universitario… per citarne solo alcuni.
Sono tutti accomunati dalla forte passione per il teatro e dal desiderio di una partecipazione attiva al fare cultura, esercitando uno sguardo, un gusto, e il potere di scegliere. Una forma ideale di cittadinanza consapevole.

Durante l’anno visionano, attraverso incontri settimanali, i materiali inviati dalle compagnie che rispondono al bando del festival  – quest’anno erano ben 370 – per arrivare alla selezione finale.
Il meccanismo di selezione che fa capo ai Visionari, inaugurato cinque anni fa, si è rivelato uno strumento estremamente creativo ed efficace per confezionare un programma di anno in anno sempre molto originale, diversificato e di notevole sensibilità, tutto virato alle nuove generazioni della scena contemporanea italiana.

Sono stati così sconfessati anche alcuni pregiudizi, che da una parte vogliono il pubblico unicamente attratto da scelte facili e convenzionali del teatro di prosa più commerciale e asfittico anche dietro la maschera dei nomi scintillanti, dall’altra lo privano di capacità critica.
Le scelte fatte negli anni dai Visionari non solo sono andate nella direzione di un teatro di ricerca anche particolarmente audace, ma hanno saputo intuire ed intercettare i semi di una generazione di nuovi artisti dotati di autenticità e innovazione. Basti pensare che, negli anni scorsi, dalla selezione dei Visionari sono emersi i collettivi artistici Babilonia Teatri, Muta Imago, la compagnia Malebolge di Lucia Calamaro, Zaches Teatro, Menoventi, l’Opera di Vincenzo Schino, quotidiana.com, Gli Omini.

Non manca poi, all’interno di questo meccanismo, una messa in discussione delle proposte, attraverso un incontro di confronto, per ogni spettacolo, tra la giuria di Visionari, il pubblico e gli artisti alla presenza dei Fiancheggiatori, altra categoria dietro cui si “celano” personalità della critica (o neo-critica) italiana, che contribuiscono alla discussione apportando punti di vista tecnici.

È dovuto anche a questo meccanismo originale l’assegnazione a Kilowatt del Premio Speciale Ubu 2010, per “la forza eversiva di un punto di vista davvero nuovo”, motivazione che racconta tutto, e che probabilmente Franco Quadri aveva riconosciuto in quell’esperienza tra i Fiancheggiatori che lo scorso anno aveva capeggiato, mettendosi in gioco fianco a fianco con giovani critici agli esordi.
Non poteva mancare, allora, uno speciale ricordo proprio di Quadri, al quale è dedicata questa edizione del festival, con l’incontro organizzato per il 23 luglio “Franco Quadri e le nuove generazioni”.

Guardando quindi con una non mistificata curiosità alle proposte dei Visionari per questa nuova edizione di Kilowatt, la IX, ritroviamo la stessa energia e varietà per nove spettacoli, presentati a gruppi di tre. Si parte domani con la drammaturga Linda Dalisi: suo il monologo “Teatro Anatomico. Misfit like a clown”, che prende le mosse dal celebre capolavoro letterario di Heinrich Boll “Opinioni di un clown”,  portando in scena un disertore dalle norme stabilite della società. “Leoni”, di Matteo Fantoni, è invece un esempio di teatro fisico, pezzo tragico travestito da comico come lavoro quotidiano di “allenamento del coraggio”; “Le ultime sette parole di Cristo” di Giovanni Scifoni, è un monologo in cui un “cialtrone” attraversa temi e personaggi delle spiritualità.
Il 23 luglio è la volta de “L’eremita contemporaneo” di Instabili Vaganti, che affronta tra realtà e iper-realtà il tema del lavoro, fra alienazione e macchine, attingendo a pluralità di linguaggi e tecnologie; “Viola”, del danz’autore Marco D’Agostin, è un’esplorazione delle dinamiche di un colore e le ambiguità di forze antagoniste; infine “Ogni cosa viva” di LABit, lavoro ispirato alla vita e all’opera del pittore Egon Schiele.
Il 24 tocca a Odemà proporre “A tua immagine”, segnalazione speciale al Premio Scenario 2009, cinica riflessione sui ricatti morali della religione;  il collettivo femminile La fabbrica porta in scena “Aspettando Nil”, sugli archetipi di madre e figlia alle prese con i dilemmi di un mondo feroce, mentre la Compagnia degli Scarti rilegge, con “Ubu Rex”, il testo “Ubu Re” di Jarry in un gioco collettivo e corale sulle ombre del potere.

Oltre agli spettacoli della “Selezione Visionari” verranno proposte nuove produzioni e coproduzioni di Kilowatt in prima nazionale: il 25 luglio lo spettacolo di teatro del movimento “La menta sul pavimento” del Progetto Brockenhaus e “Cantando sulle ossa” della danzatrice Francesca Foscarini. Il 26 Opera, il gruppo nato da un progetto di Vincenzo Schino, presenta “Sonno”, in cui Goya e Shakespeare sono i referenti, mentre EmmeA’ Teatro si immerge in un’analisi della società contemporanea attraverso la crisi del lavoro con “Schiavi in mano – hai per caso visto il mio lavoro?”.
Infine il 27 vanno in scena gli “Idoli” di Carrozzeria Orfeo (che forme assumono i sette vizi capitali nella nostra società debosciata e decadente?, si chiede la compagnia), e “Malbianco” di Zaches Teatro, spettacolo di danza ispirato iconograficamente all’opera del maestro giapponese Hokusai, il creatore dei manga, un progetto che indaga la percezione del vedere come alterazione percettiva della mente.

Parte di queste produzioni sono state realizzate grazie al Progetto Filigrane della Regione Toscana e sono state ospitate in residenza al Centro Culturale Il Funaro di Pistoia, di cui abbiamo parlato qualche mese fa, inaugurando una nuova partnership che è sfociata anche nella creazione di un gruppo di Visionari pistoiesi, che ha monitorato le compagnie durante le residenze.

Kilowatt è infine anche arti visive e musica. Con il progetto Innesti, il festival si rivolge a giovani artisti emergenti, ospitando esposizioni, incontri, piccoli eventi e il Premio Kilowatt-Ubulibri al giovane creatore, che quest’anno verrà assegnato a Roberta Nicolai, direttrice artistica del festival Teatri di Vetro di Roma.
Progetto di arte visiva caratterizzata da interventi site specific è l’esposizione Kilow’art-Temporary Gallery: Momenti di trascurabile sacralità, allestita per tutta la durata del festival all’interno della ex Chiesa di Santa Chiara di Sansepolcro.

Il 28, 29 e 30 luglio un finale dedicato alla musica, con un’ampia sezione curata da Michele Corgnoli, che propone produzioni realizzate specificatamente per il festival: tra questi, Vincenzo Vasi, Massimo Volume, Massimo Zamboni e Angela Baraldi.

Krapp’s Last Post seguirà, come già gli anni passati, il festival. Saremo presenti tra i Fiancheggiatori per raccogliere punti di vista, impressioni, suggestioni fra artisti, pubblico, mura e paesaggio. Perché l’energia di Kilowatt, che parte da Piero della Francesca per dare voce alle urgenze delle nuove generazioni artistiche, attraverso anche la nostra rete – elettrica/digitale/umana – si irradi in un incontro critico fecondo.

 

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