“Mi manca Van Gogh” di Francesca Astrei vince il FringeMI Festival 23

Mi manca Van Gogh (ph: Laura Maggiore)
Mi manca Van Gogh (ph: Laura Maggiore)

Tra le proposte più interessanti anche “Freevola” di Lucia Raffaella Mariani, “De(ath)livery” di Cercamond e “Sulle tracce di Majorana”, progetto di La Confraternita del Chianti e Karakorum

Si è concluso domenica il FringeMi 2023 che, per il quinto anno consecutivo, ha invaso Milano con i suoi 150 eventi dislocati in luoghi anche inusuali della città e attraversando undici diversi quartieri.
All’interno di quest’ampia scelta il nostro fiuto ci indirizza verso Materia, nei pressi del Teatro dell’Elfo, dove Lucia Raffaella Mariani si misura in “Freevola”. Materia è uno spazio che si trova attaccato a una grande ferramenta; la parola coworking giganteggia sulla porta di entrata: varcata la soglia ci troviamo in una lunga sala in cui ha sede anche un’agenzia di comunicazione.
Raffaella Mariani, coperta solo da un body nero, non ha timore di mostrare il suo corpo per parlare del timore che ogni donna ha di non essere abbastanza piacente. È da lì che parte il tutto, è da lì che la vita di ogni donna, di ogni età, viene condizionata, tra gioia, rabbia e commozione, in una ricerca più o meno conscia di soddisfare lo sguardo degli altri.
Ma Raffaella a questo condizionamento non ci sta, vuole essere libera e non ha paura di gridarlo, spesso chiedendo al suo pubblico di aiutarla, lanciando come sorta di testimone una rosa. Così “Freevola” risulta essere, anche per l’efficace e mutevole interpretazione di Mariani, un’efficace spunto di riflessione sulla possibilità, per ognuno di noi, di essere come si è, senza pregiudizi di sorta, in un mondo comunque sempre pronto a giudicarti.

Non c’è tempo nemmeno per gli applausi che subito corriamo al Mohole, ampio spazio culturale di 400 mq vicino alla stazione di Lambrate, su cui precedentemente era posizionata una fabbrica, diventato ora un laboratorio di idee in cui ci si incontra e trovano spazio molte professioni creative.
Qui ci imbattiamo inaspettatamente in uno spettacolo, presentato dalla compagnia Alma Rosè, con quattro attori in scena, cosa assai rara di questi tempi per un piccolo gruppo teatrale.
La piacevole creazione è “De(ath)livery”, della compagnia napoletana Cercamond, una black comedy dai contorni “spietati” e irriverenti, che ruota attorno ad una ordinazione sbagliata che vedrà perfino la morte accidentale di un rider. È da lì che nascono una serie di avvenimenti rocamboleschi che porteranno ad altre morti (forse) accidentali, all’interno di un appartamento in cui convivono una improbabile coppia di fidanzati e un affittuario non proprio affidabile: il tutto viene visto e raccontato attraverso lo sguardo impertinente del morto.
Grazie ad un meccanismo teatrale ben costruito ne sortisce uno spettacolo godibilissimo, ben sostenuto dai quattro interpreti: Andrea Cioffi (anche autore di regia e drammaturgia), Sara Guardascione, Luigi Leone e Vincenzo Castellone.
La performance rappresenta uno spaccato simbolico della contemporaneità, dove ogni momento della vita ha l’obbligo di essere consumato velocemente, come un pizza o una porzione di nuggets, senza nessuna possibilità di venire approfondito e calibrato nella sua giusta dimensione.

De(ath)livery (ph: Daniele Lazzarra)
De(ath)livery (ph: Daniele Lazzarra)

Il giorno successivo del FringeMi lo viviamo tutto allo Spazio Polline, nel quartiere di Villapizzone. Spazio Polline si trova proprio all’interno, sottoterra dunque, del mezzanino della stazione del Passante Ferroviario Milanese. Ed è uno spazio teatrale importante per il quartiere, in cui gli aspetti più variegati della cultura e dello spettacolo possono convivere trovandosi a proprio agio.

Il primo spettacolo a cui assistiamo è “Mi manca Van Gogh”, monologo del 2020 scritto, diretto e interpretato dall’artista romana Francesca Astrei.
Francesca, in veste di guida turistica, di fronte all’esposizione di un quadro di Van Gogh, e narrando alcuni aspetti della biografia dell’artista olandese, ci propone – commossa ma anche in maniera autoironica – alcune suggestioni che rimandano alla propria vita, raccontando il suicidio inaspettato di un’amica, causato dalla pubblicazione di alcune foto sconvenienti sul web.
Parafrasando un’intuizione di Artaud, che in un suo scritto aveva sottolineato coma la morte di Van Gogh fosse stata indotta dalla società, Astrei riflette sulle storture di una società che non è mai cambiata, sempre pronta a giudicare.
Le due biografie, quelle di Vincent e di Francesca, si mescolano continuamente, tra aneddoti gustosi, fobie comuni, speranze e disillusioni, trasposte però in un’atmosfera leggera, soffusa di corroborante ironia.

E la competizione per il miglior spettacolo ufficiale tra i 16 in lizza vede vincitore, nell’ultima sera del festival, proprio “Mi manca Van Gogh”, il più votato dal pubblico. In premio la messa in scena, nel 2024, al Teatro Elfo Puccini. L’annuncio è arrivato domenica sera, a conclusione di questa quinta edizione.

Alla fine della performance di Astrei, un’altra esperienza ci attende: stavolta è un lavoro itinerante, “Sulle tracce di Majorana”, un progetto che vede insieme Stefano Beghi, Chiara Boscaro e Marco Di Stefano, prodotto dalle rispettive compagnie La Confraternita del Chianti e Karakorum Teatro.
Alice Pavan ci conduce, muniti di cuffie, nel quartiere di Villapizzone alla ricerca del fisico che scomparve misteriosamente nel marzo del 1938. La voce di Stefano Beghi ci introduce nella vita di Majorana attraverso domande senza risposta, che si connettono anche con i luoghi del quartiere in un prezioso dialogo. E la domanda che, alla fine, pervade ogni “camminatore” è questa: Ettore Majorana è davvero scomparso da quella nave nella primavera del 1938, spaventato perché aveva “previsto” la nascita della bomba atomica?
Non lo sapremo mai, ma attraverso indizi fugaci, verità supposte ed esperienze condivise, cercheremo di farcene un’idea più chiara, conducendo anche un viaggio sulla scienza del secolo scorso, e compiendo al medesimo tempo una riflessione (sempre necessaria) sul progresso, sulle sue regole e le sue possibili disfunzioni.

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1 Comments

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  1. says: Vera

    Spettacolo molto emozionante. Allo stessa tempo tragico e divertente. Originale l’intreccio di due storie inaspettatamente accomunate dallo stesso epilogo. Monologo interpretato magistralmente da una giovane artista che sa ciò che fa. Complimenti e buon lavoro.