Nozze di sangue. Lluís Pasqual nel dramma di García Lorca

Nozze di sangue (ph: Giacinto Palmarini)
Nozze di sangue (ph: Giacinto Palmarini)

Lina Sastri protagonista di un adattamento che non trova il giusto mordente

Un ampio portone chiuso, sormontato da un rosone in ferro e inserito in un muro di mattoni sgretolato sui contorni, fa da sfondo alla scena, mentre la superficie su cui si muovono gli attori è rialzata rispetto al palco: il dislivello, sul proscenio, è riempito da sabbia.
L’unico ulteriore elemento scenografico è rappresentato da sedie impagliate, mosse dagli stessi interpreti. L’associazione improvvisa è con il presepe napoletano del quale l’impianto scenico conserva i colori e un sapore folkloristico ambivalente.
Marta Crisolini Malatesta, che cura le scene di questo “Nozze di sangue” di Federico García Lorca, da un lato ricerca la riproduzione naturale di un universo storico un po’ cliché, dall’altro crea un distacco con la platea che tende ad annullare “l’abbraccio” che, una sala all’italiana classica come il Teatro Carignano di Torino, tende invece a costruire con il pubblico.
Franca Squarciapino la segue nell’ideazione dei costumi, in linea con il periodo.
Non ci sono particolari innovazioni o tentativi di “osare” rispetto ad una ricostruzione molto classica del tutto.

Il fatto di cronaca che innesca il racconto è un episodio realmente accaduto ad inizio degli anni trenta ma potrebbe trovare casa in qualunque altro contesto dove tradizioni forti, ceti sociali e soprattutto il ruolo costretto della donna la fanno da padrone.
Nell’arida campagna dell’Andalusia, durante un matrimonio, la sposa scappa con il vero amato, un cugino. Si innesca così una fuga e una rincorsa da parte dello sposo, supportato da altri, che termina in un bagno di sangue dove a farne le spese saranno tutti. Un “assaggio” della feroce guerra civile che sarebbe scoppiata da lì a poco proiettando il piccolo dramma famigliare in un universo più ampio e complesso.

I tentativi, non troppo riusciti, di dare una nuova impronta al dramma di García Lorca, vivono principalmente nell’attribuzione dei ruoli (o meglio dei non ruoli) ai quali l’adattamento e la regia di Lluís Pasqual decidono di mettere mano.
A Lina Sastri, straordinaria attrice, viene affidata la duplice parte della fidanzata e della madre. Sono le figure che pagheranno più di tutte il conto del massacro, costrette ad una sopravvivenza atroce e mitizzate dal poeta come emblema della donna e della sua ricerca di emancipazione e libertà.
Il pathos partenopeo con cui l’interprete si dona al pubblico è probabilmente l’unico elemento degno di nota. La Sastri “recita per noi”, frontalmente, e quasi non si rivolge alle altre figure che si agitano sulla scena, tra canti e accenni di flamenco.
Il passaggio tra i due personaggi, però, appare poco chiaro. Sempre alla Sastri è attribuito, come se non bastasse, un incipit inedito durante il quale viene raccontato il tutto. Difficile comprendere, pur nella maestria della sua enfatica abilità interpretativa, quando a parlare sia l’una o l’altra figura.
Il piccolo gesto, più simbolico che scenico, di abbozzare un cambio di acconciatura (sciogliendo o raccogliendo i capelli) non è sufficiente e crea confusione.
La sensazione è che si sia voluto accorciare drasticamente il testo aggiungendo però troppi elementi. Accanto al recitato, danza, musica e movimenti corali non riescono a controbilanciare la presenza dell’attrice, che diventa l’assoluta protagonista di un monologo, quasi ininterrotto, espugnando il racconto di quella coralità e universalità che da sempre lo caratterizzano.

NOZZE DI SANGUE
di Federico García Lorca
adattamento e regia Lluís Pasqual
con Lina Sastri, Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia lo Vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio La Pira
coreografia Nuria Castejon
musicisti Riccardo Garcia Rubì (chitarra), Carmine Nobile (chitarra), Gabriele Gagliarini (percussioni)
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Franca Squarciapino
luci Pascal Merat
Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo

durata: 60′ circa
applausi del pubblico: 2′ 15”

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 2 febbraio 2024

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