Oche acerbe in fila. Teatro Mohole e la rivincita della seconda scelta

Oche acerbe in fila
Oche acerbe in fila
Oche acerbe in fila (photo: teatro.mohole.it)

“Si viaggia per conoscere, si naufraga per dimenticare”. E l’uomo ipermoderno ha optato spesso per la seconda scelta. Stavolta lo fa… nel ventre di un incerto mammifero marino.
E’ in questo luogo surreale che dialogano una commercialista e un suo cliente, tra comicità e cinismo dal ritmo serrato, senza nascondere che, in fin dei conti, “c’è più verità nel modello unico di una persona che nelle sue mutande!”.

Inserito nella sezione Das Unbehagen – Il Malessere Sociale del cartellone del Teatro Aurora di Marghera, “Oche acerbe in fila” affronta un argomento tanto caro agli italiani: le tasse, “principio dell’Alterità” secondo il regista Cosimo Lupo. Alterità intesa come dare all’altro, condividere con un altro la metà dei propri averi, beneficiare lo Stato per beneficiare se stessi.

La compagnia, nata nel 1998 proprio da Lupo e Vito Longo, fa della seconda legge della termodinamica, secondo cui tutto procede verso l’inevitabile entropia, una metafora della propria poetica, scampando il naufragio senza arrendersi, ma evitando la fuga a gambe levate.
La posizione di Lupo, che appoggia dichiaratamente l’asserzione dell’ex ministro Padoa Schioppa “le tasse sono belle”, può essere più o meno condivisibile; certo è che ci vuol coraggio ad accettare e prendere in considerazione la seconda opzione, quella più scomoda e solitamente più scartata: restare ed agire anziché andare e fuggire. L’unico modo per evitare il naufragio?
La compagnia Teatro Mohole la sceglie senza alcun ripensamento; anzi, nella convinzione che il teatro possa essere un mezzo per far chiarezza nella complessità delle cose, aiutando l’uomo ad inserirsi con più coscienza in un sistema effettivamente disordinato. L’obiettivo non è creare ordine – “che è dittatura e morte” – ma “organizzare il disordine”.

Lo spettacolo, debuttato a Milano all’interno del progetto “Il gioco della complessità”, affronta il pubblico veneziano, che lo accoglie con sorrisi e risate seppur amare, consapevole di quanto difficile sia raggiungere un obiettivo mantenendo integro nel tempo corpo ed anima.
Claustrofobico l’integerrimo cliente (Alessandro Quarto), liberatoria la cinica commercialista (Rachele Bonifacio). I due si scambiano continuamente parole e pensieri, costretti a confrontarsi all’interno forse di una balena – magari la stessa di Pinocchio -, e la favola non manca. E’ quella del perfetto cittadino, buono, diligente e altruista persino nei confronti dello Stato, di colui che elargisce ben volentieri parte dei suoi guadagni, e della sua cattiva consigliera, diabolico “grillo parlante”, alter ego di un folto gruppo di nostri ben più furbi concittadini.

“Perché tutti sono allettati dall’idea di andare su Marte se è risaputo che lì non c’è niente di niente?”. Domanda lecita: curiosità del nulla? O, forse, desiderio di fuggire verso un luogo il più lontano possibile da questo mondo? Naufragare/scappare o restare/affrontare: le opzioni sono due. A ognuno la scelta.

Oche acerbe in fila
di: Cosimo Lupo
con: Rachele Bonifacio, Alessandro Quattro
diretto da: Cosimo Lupo
durata: 50’
applausi del pubblico: 1’ 47’’

Visto a Marghera (VE), Teatro Aurora, il 19 novembre 2010

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