La Compagnia Virgilio Sieni ripropone lo spettacolo “Signorine”, produzione del 2007, ispirato all’opera di Samuel Beckett e in particolare ai testi “Mal visto mal detto”, “Respiro” e al cortometraggio “Film”.
Sieni, danzatore e coreografo, importante protagonista della danza contemporanea italiana, dal 2003 dirige a Firenze CANGO Cantieri Goldonetta, uno spazio attrezzato per le pratiche del corpo, l’ospitalità di artisti, la ricerca sui linguaggi contemporanei dell’arte. Partendo dalle esperienze di CANGO e della sua compagnia, Sieni ha poi fondato l’Accademia sull’arte del gesto, un progetto innovativo volto alla trasmissione e alla diffusione delle pratiche artistiche e al rapporto tra formazione e produzione rivolto a tutti: dai bambini agli anziani, dai professionisti agli appassionati.
Mentre la compagnia è anche in tournée con “Tristi tropici” (liberamente ispirato all’omonima opera di Claude Lévi-Strauss), “Signorine” viene presentato nell’ambito del Festival Oltrarno Atelier.
Nella stanza si entra al buio; le due protagoniste sono già in scena, sdraiate a terra. Ed ecco che, con la luce, iniziano a muoversi.
Chi come me ama il rigore, la precisione e soprattutto la grazia della danza classica, del balletto insomma, di tutù e punte, rimane, almeno in un primo momento, un po’ perplesso davanti ai movimenti delle due signorine in scena. Né danza, né teatro insomma. Almeno per quanto riguarda il concetto più classico di queste due forme d’arte.
Ramona e Claire, così si chiamano le due protagoniste/ballerine, si muovono come se stessero misurando il tempo, soppesando azioni e spostamenti. L’azione dà corpo a figure che, per tutta una prima fase, non mostrano il volto e, quando lo fanno, rivelano un trucco da clown, un sorriso, un ghigno rosso di rossetto inquietante.
Un mobile di legno, una pentola, una bacinella compongono la scenografia: un ambiente borghese, un salottino comune, rarefatto, lasciato all’essenza. In questo spazio le due bravissime performer si muovono con movimenti ripetuti, ossessivi, quasi disperati. Prigioniere nei loro ruoli, nei loro limiti, nei loro corpi. Non dimentichiamoci di Beckett.
Rotolano per terra, si piegano, camminano sulle ginocchia, si contorcono, aprono le gambe in spaccata e si rigirano, una di loro riesce perfino a infilarsi all’interno del piccolo mobile. “Come se tutto si raggrumasse in un respiro, queste figure lasciano orme nel vuoto, e le donne rimangono sgomente rispetto a ciò che hanno perduto, al gesto andato” si legge nelle note di regia. Esprimono malessere, dolore e stanchezza ma, a tratti, anche vivacità e una innegabile energia. Cercano di stabilire un senso, attraverso la gestualità e la ripetitività, al lento trascorrere della vita in un continuo lasciarsi andare, trasportare, perdersi. Un monologo fisico, un testo muto che racconta la storia di una sopravvivenza. Una musica lieve di sottofondo e qualche parola pronunciata qua e là, poi, solo i corpi a parlare, a dialogare tra loro e con il pubblico. I corpi perfetti, i muscoli tesi, le schiene scoperte.
SIGNORINE
regia e coreografia: Virgilio Sieni
interpreti: Ramona Caia e Claire Indaburu
musica: Francesco Giomiù
luci: Virgilio Sieni
costumi: Giulia Pecorari
produzione: Compagnia Virgilio Sieni / CANGO Cantieri Goldonetta Firenze
durata: 1h
applausi del pubblico: 3’ 30’’
Visto a Firenze, CANGO Cantieri Goldonetta, il 31 ottobre 2010